Il silenzio e il baccano

Si sa, un fatto diviene tale quando viene evocato in maniera perentoria. Nel mondo informatizzato, ad esser più “cliccato” è quel che succede nella realtà artefatta. Questo fa sì che, per esempio, qualora avvengano degli incendi sulla linea dell’alta velocità, possano essere narrati in modi differenti. Se ha avuto un certo clamore quello sviluppatosi a Rovezzano (Firenze) qualche tempo fa, non si può dire che sia accaduto altrettanto con quello del 6 novembre dalle parti di Roma, quando un fuoco divampato in una cabina elettrica nelle vicinanze della stazione Tiburtina ha rallentato fino a tarda mattinata gli spostamenti su rotaia, paralizzando per qualche ora la mobilità lavorativa. Senza contare che proprio per quel giorno era previsto uno sciopero dei benzinai: inutile spiegare come la mancanza di carburante nel mondo delle macchine rischi seriamente di intralciare la quotidianità di tanti lavoratori-consumatori.

Abbiamo letto che qualcuno aveva subito ipotizzato il dolo per l’incendio vicino alla stazione romana, ma indubbiamente non c’è stato il rimbombo mediatico dell’incendio avvenuto qualche tempo prima a Firenze, così come vengono coperti tanti piccoli e grandi black-out o blocchi di trasporti che stanno avvenendo un po’ dovunque in Italia.

In un mondo ammutolito non si può rimanere in balìa di una siffatta informazione che affida alle ombre quegli avvenimenti di cui è meglio non parlare.

La vita, nel mondo dell’immediato, ne esce sempre deformata. Invece, nel silenzio, può sempre accadere quell’imprevisto che apre l’uscio al meraviglioso. Oltrepassare quella soglia non è un fatto di specialisti, ma è alla portata di chiunque spinga oltre il proprio pensiero.

In fondo, se spegnere ciò che alimenta questo mondo è parte del saper guardare, e gioire quando accade è parte del saper sentire, allora la domanda urgente da porsi è questa: al cospetto di un mondo che con le sue immagini vuole colonizzare la nostra immaginazione, siamo ancora capaci di guardare e sentire, al di là del silenzio o del baccano mediatico?

Fonte: Finimondo