Torino: Verso il corteo del 27 febbraio

A volte si ha l’impressione di vivere momenti importanti, che avranno un impatto sulle nostre vite e sul presente, ai quali si vuole essere partecipi. In Spagna nel febbraio 2021 l’aria che si respira è probabilmente questa: il governo fa arrestare il rapper Pablo Hasél per alcune canzoni che ricordano alla popolazione spagnola di cosa si macchiò la stirpe borbonica, una monarchia antica che durante il fascismo spagnolo si girò dall’altra parte lasciando spazio alle violenze del regime franchista. Nelle grandi città migliaia di persone scendono in piazza ogni sera per la sua liberazione, in modo sempre più determinato e conflittuale.

Dopo due settimane di contestazioni, l’ordine di una società istituzionale è in crisi. Lo Stato ha bisogno di ripristinarlo. Il 27 febbraio vengono arrestate 8 persone a Barcellona per l’incendio di una camionetta durante uno dei tantissimi episodi di scontro con la polizia. Il giorno dopo tutti i notiziari ne parlano in modo sensazionalistico, come l’arresto definitivo dei pericolosi “terroristi” della rivolta, la maggior parte straniera. Schiacciati dalla macchina tritacarne dei media, i cortei diminuiscono e gli scontri si calmano.

Alcuni degli arrestati sono di Torino, nostr* compagn*. Non sono né eroi né vittime. Erano in piazza come avremmo fatto anche noi e come hanno fatto migliaia di altre persone. Un anno dall’arresto, ed ancora 4 di loro si trovano in carcere in attesa di processo, con accuse inconsistenti: quelle più gravi e mediaticamente rilevanti sono cadute nel giro di poco tempo. Oltre al danno la beffa, uscire pagando una cauzione: 40mila euro fino a qualche mese fa, scesa ora a 15mila. La libertà può essere comprata, ma evidentemente non è alla portata di tutti.

Non vogliamo solo chiedere la loro scarcerazione ma, partendo da questo episodio, concentrare l’attenzione sull’utilizzo massiccio della repressione preventiva attuata in Spagna come in Italia.

E’ ormai prassi dello Stato usare la carcerazione preventiva almeno in due casi:

– l’ordine sociale è in crisi ed è necessaria una grande operazione mediatica per individuare i presunti colpevoli, scaricare su di loro tutta la responsabilità, come monito e minaccia per gli altri.

– stroncare collettivi, gruppi o lotte con accuse molto gravi.

Nella maggior parte dei casi le accuse poi si rivelano infondate ma intanto l’obiettivo repressivo è raggiunto.

L’altra arma repressiva sempre più utilizzata dallo Stato è la sorveglianza speciale: in questo caso non è nemmeno necessario un reato ipotetico, è sufficiente identificare le persone come soggetti pericolosi per isolarle.

Le misure preventive non riguardano solo chi è colpito direttamente: sono il mezzo più usato negli ultimi anni per contrastare chiunque si oppone alle oppressioni quotidiane. Di fronte alla violenza della repressione non possiamo più stare a guardare.

Per questo scenderemo in corteo il 27 Febbraio, alle 15:00 in Piazza Statuto a Torino.

Ci vediamo in Piazza!

Assemblea delle realtà torinesi verso il Corteo del 27 Febbraio

Comunicato 27F PDF