Napoli – Comunicato di solidarietà

Qualcuno afferma che l’aumento della repressione è dovuto agli attacchi che vengono effettuati contro quegli obiettivi che rappresentano il potere in tutte le sue forme: politiche, economiche, culturali.

Se ciò fosse vero significherebbe che l’unico modo per evitare di cadere nelle mani dell’apparato repressivo sia quello di obbedire ciecamente alle leggi; significherebbe essere ciechi e muti di fronte agli abomini che, proprio nel nome di quelle leggi, vengono perpetrati nei confronti degli esseri umani, della natura. Significherebbe insomma abbandonare qualsiasi sogno di trasformazione radicale della società.

Fortunatamente non è così. Esistono ancora individui che lottano senza quartiere contro un apparato statale che ha l’unico scopo di garantire e difendere gli interessi di un branco di sfruttatori, parassiti ed assassini che detengono le sorti politiche ed economiche della società.

Dalle parole del questore di Torino si evince che lo Stato ha dichiarato guerra agli anarchici. Egli infatti ha definito i 6 compagni arrestati in seguito allo sgombero dell’”Asilo Occupato” prigionieri anziché detenuti. A distanza di una settimana si è palesata un’ennesima operazione repressiva contro gli anarchici, chiamata “Renata”, che ha portato all’arresto di 7 nostri compagni e compagne in Trentino e a decine di perquisizioni. Al momento non è ancora chiaro quanti compagni sono indagati a piede libero e quali reati vengono loro attribuiti.

Le accuse per gli arrestati sono associazione sovversiva e attentato con finalità di terrorismo. Tra gli attacchi imputati ai compagni vi sono azioni contro laboratori universitari, contro mezzi della polizia locale, antenne e ripetitori in uso alle forze dell’ordine. Non crediamo a una sola parola detta o scritta da magistrati, sbirri o giornalisti, né tantomeno vogliamo sapere se i nostri compagni sono colpevoli o innocenti. Questi sono concetti che non ci appartengono. Quello invece di cui siamo certi è che gli attacchi contestati dall’apparato giudiziario sono tutti a danno di strutture direttamente responsabili del funzionamento e della legittimazione dello stato di potere attuale. Un esempio su tutti è l’attacco contro il laboratorio di matematica industriale e crittografia dell’università di Trento. È da tempo risaputo che le università trentine e quelle italiane in generale sono delle avanguardie, spesso in collaborazione con l’accademia israeliana, in materia di ricerca e sviluppo di tecnologie per l’industria bellica finalizzata allo sterminio e alla distruzione.

Per questo riteniamo che chiunque abbia un po’ di umanità nel cuore e nella testa non può non pensare che sia giusto attaccare o quantomeno contrastare chi si nutre della morte e dello sfruttamento altrui con la naturalezza di chi ha ragione e la sera va a dormire tranquillo. Attaccare le forze dell’ordine è giusto perché sono loro il braccio armato di quel potere che si è scelto di combattere. Ed è giusto attaccare le banche, che ne rappresentano il braccio economico.

L’accusa di associazione sovversiva e la conseguente magniloquenza mediatica sono la dimostrazione della debolezza dell’impianto accusatorio, ma allo stesso tempo sono finalizzate alla ricerca di una legittimazione democratica per punire le idee di un gruppo di persone che non ha consacrato la propria vita all’assolutezza dell’autorità e delle sue leggi, alla certezza che il mondo è e deve rimanere come lo abbiamo trovato nascendo, con le sue scale gerarchiche e con i suoi privilegi.

Allo stato ed ai suoi boia “gentili” e “colti” il compito di dare forma e sostanza alla repressione, a noi e a tutti i nostri compagni il compito di rivolgere quotidianamente gli sforzi contro tutto ciò che ci priva della possibilità di una vita degna e di maturare sempre più percorsi che ci permettano di difenderci dalla repressione. La nostra complicità e solidarietà alle compagne e compagni arrestati a Torino e in Trentino. e a tutti i prigionieri anarchici

Anarchici e Anarchiche a Napoli

Fonte: roundrobin