L’antimilitarismo anarchico e i miti sulla guerra in Ucraina

Pubblichiamo il seguente testo (di cui trovate un breve estratto a fondo pagina) tratto dal blog antimilitarismus, uno dei più importanti contributi dell’anarchismo ceco contro la guerra e tutti i guerrafondai, che purtroppo abbondano anche nel movimento anarchico.

Il modo in cui il testo presenta i vari argomenti contro i miti sulla guerra che prevalgono nel movimento anarchico e come li raccoglie in un complesso organico di una posizione rivoluzionaria disfattista, il vigore con cui si oppone alle varie pseudo-ragioni per cui il movimento anarchico dovrebbe sostenere la guerra o una delle parti in conflitto, l’insistenza con cui sostiene la trasformazione del conflitto imperialista in un conflitto di classe come unica strada possibile verso la rivoluzione sociale e quindi l’unica vera pace, tutto ciò ne fa, dal nostro punto di vista, un documento estremamente importante del movimento rivoluzionario contemporaneo contro la guerra, anche su scala internazionale.

Tuttavia, noi costruiremmo alcune argomentazioni e giustificheremmo alcune posizioni in modo un po’ diverso, pur con la stessa conclusione: guerra alla guerra. Vorremmo qui sottolineare la categorizzazione ideologica che rimane nel testo, secondo la quale la dittatura del Capitale si articola intorno ai poli “democrazia” e “dittatura” (cfr. miti 10 e 29), categorizzazione che tende a eludere la natura profonda della dittatura sociale del Capitale che è appunto e realmente la democrazia (cioè la SUA democrazia!) come negazione dell’antagonismo di classe e della sua conflittualità.

Aggiungiamo al testo che le linee di conflitto tra il sostegno “critico” a una delle parti in conflitto e il disfattismo rivoluzionario non attraversano solo il movimento anarchico, anche se è al movimento anarchico che il testo fa riferimento. Gli stessi “miti”, gli stessi atteggiamenti e le stesse discussioni si trovano nel campo dell’ultra-sinistra in tutto il mondo. Anche lì, i rivoluzionari devono definirsi contro coloro “che sono i primi a rilasciare innumerevoli proclami e pubblicazioni con temi antimilitaristi in un momento in cui la guerra è dall’altra parte del mondo, ma quando arriva alle loro porte, iniziano a riprodurre la propaganda di guerra”.

Per questo, insieme agli autori del testo, dobbiamo ribadire più volte “che essere antimilitaristi aveva senso durante la Prima Guerra Mondiale, così come ha senso nel caso dell’attuale guerra in Ucraina”.

L’antimilitarismo anarchico e i miti sulla guerra in Ucraina

Noi anarchici, ovunque viviamo e qualunque lingua parliamo, siamo solidali con gli sfruttati, ovunque si trovano, e con chi vive nelle terribili condizioni della guerra. Sentiamo il dovere di sostenere ed essere solidali con le voci dei civili ma non con i partiti politici, i governi e gli Stati.

Questo testo è un tentativo di riflettere criticamente sulle attuali tendenze mi-litariste presenti nel movimento anarchico. Allo stesso tempo, propone pro-spettive antimilitariste come un modo di affrontare la guerra non solo in senso teorico, ma anche per sabotarla in pratica. È sorprendente come molte persone che si dichiarano anarchiche con lo scoppio della guerra in Ucraina abbiano ab-bracciato la propaganda democratico-borghese e sostengano la mobilitazione bellica coordinata dallo Stato ucraino. Condividiamo pienamente la preoccupa-zione degli anarchici di Oakland, San Francisco, New York e Pittsburgh che nella loro dichiarazione hanno affermato: “Non abbiamo alcun desiderio di sentire ul-teriori appelli militaristi all’escalation delle guerre interimperialiste tra gli anar-chici”. Siamo lieti che questa voce indignata si senta anche in altre parti del mondo, comprese le regioni dell’Europa centrale e orientale. I propagandisti della guerra cercano di rendere questa voce invisibile, di soffocarla, di emargi-narla, ma essa riemerge sempre, come dimostra questo nostro contributo.

La guerra frontale convenzionale tra eserciti contrapposti (…) è un tipo di lotta in cui si impegnano gli Stati che, richiedendo la riproduzione di forme organizza-tive statali, non può coesistere bene con la lotta rivoluzionaria”, ha affermato il gruppo Antagonism2 in una delle sue analisi. Siamo d’accordo e vogliamo svi-luppare la nostra critica al sostegno a una delle parti in conflitto in questo spi-rito, senza tuttavia perdere di vista le persone colpite dalla guerra.

La nostra riluttanza a sostenere qualsiasi tipo di esercito o di lotta militare non è una posizione moralistica passiva. Il rifiuto è anche un impegno attivo in forme di lotta diverse da quella militare, che vede i problemi da una prospettiva di classe e non da una prospettiva patriottica, nazionalista o liberaldemocra-tica. Non rinunciamo al nostro sostegno alle persone massacrate, traumatizzate e private delle loro case dalla guerra. Semplicemente non condividiamo la pro-paganda militarista che presenta il coinvolgimento in guerra come un modo co-struttivo di sostenere queste persone. Non incoraggiamo le persone a non resi-stere all’aggressione imperialista. Ma li stiamo avvertendo che in guerra si com-batte sempre contro alcuni aggressori, mentre ci si schiera con altri fornendo loro i mezzi per future aggressioni. Per questo motivo vediamo l’unica via d’uscita nella trasformazione della guerra interimperialista in una lotta rivolu-zionaria, o guerra di classe.

In questo testo cerchiamo di chiarire le nostre argomentazioni confutando po-lemicamente i miti che leggiamo e sentiamo quando diverse persone commen-tano la guerra in Ucraina. Purtroppo, questi miti sono alimentati da alcuni di quelli che si dichiarano anarchici. D’altra parte, è gratificante vedere che ci sono anche molti che condividono le nostre posizioni antimilitariste, internazionali-ste e rivoluzionarie-disfattiste. Ne citiamo alcuni nel nostro articolo per sotto-lineare il fatto che l’antimilitarismo è ancora attuale e non è solo una visione superata di teorici anarchici morti da tempo.

ALCUNI ANARCHICI DELL’EUROPA CENTRALE (SETTEMBRE 2022)

“Nessuna battaglia può essere vinta sui libri, e la teoria senza la pratica è morta.” [Immanuel Kant]

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