Exarcheia: QUESTO NON È UN MUSEO, QUESTO È IL POSTO DOVE VIVIAMO!

Come avrete già capito, sugli autobus, nelle strade, nei negozi, le telecamere guardano e registrano ogni nostro movimento. L’industria dei social media ci ha abituato alla presenza di telecamere nelle manifestazioni e nella nostra vita quotidiana (nei luoghi di lavoro, nelle scuole, ecc.), e la nostra resistenza ad esse sta diminuendo. Sembra che non ci sia altro modo, e questo non ci lascia spazio per respirare.

Lo stato sta installando telecamere per proteggere le sue infrastrutture, per registrare le manifestazioni e per monitorare i suoi cittadini. Dall’altra parte, la piccola borghesia le usa per proteggere la sua sacra proprietà mentre il loro materiale visivo è sempre a disposizione degli sbirri e viene usato come prova incriminante nei casi giudiziari. Con il pretesto che questo sistema di sorveglianza e controllo serva a creare una maggiore sicurezza, in realtà serve solo a proteggere il sistema di dominazione.

Le telecamere non hanno mai impedito alcun “crimine”, né hanno mai “protetto” qualcuno. L’obiettivo della sorveglianza è quello di creare un senso di monitoraggio costante di ogni nostro passo, ogni post sui social viene registrato e crea profili con dati che possono essere usati contro di noi.

Allora cominciamo a pensarci due volte, dove andiamo, cosa diciamo, con chi parliamo e cosa facciamo. Questa obbedienza superstiziosa fa parte della repressione e dell’autocensura. Quando non siamo anonimi non agiamo e parliamo come vorremmo, ma secondo ciò che è socialmente accettabile.

La gentrificazione è anche legata all’espansione della sorveglianza.

La gentrificazione è un processo violento che dipende dallo stato e dai suoi scagnozzi. La polizia irrompe nelle case per sfrattare le persone che non possono più pagare l’affitto e ripulire i quartieri dagli squat e dalle comunità resistenti al loro interno. Qualunque sia il costo, lo stato è sempre lì a difendere gli interessi delle grandi corporazioni e delle startup che vedono i quartieri come progetti di investimento.

In ogni parco, piazza o spazio pubblico vedono qualche “potenziale non sfruttato” per il profitto.

Pianificano i loro progetti d’investimento e caffè di lusso per servire i bisogni del capitale. Allo stesso tempo cercano di vendere questa situazione come sviluppo e miglioramento della nostra qualità di vita.

Ma sappiamo che a causa di questo processo, i residenti vengono soffocati dal peso degli affitti e allontanati dal centro di Atene, dove non hanno esperienze, compagnie e relazioni sociali.

Le grandi compagnie come AirBNB hanno messo gli occhi sui nostri quartieri da molto tempo e a causa della crescente repressione, e della diminuzione della resistenza, stanno diventando più forti e più aggressive.

Credono sia arrivato il momento di allungare le mani sui nostri spazi vitali. Stiamo osservando questo sviluppo in tutte le grandi città d’Europa, e sappiamo che non si fermeranno davanti al nostro ritrovo preferito, ma continueranno fino a quando l’ultimo spazio nei quartieri sarà commercializzato, fino a quando tutte le nostre relazioni sociali saranno subordinate alla dittatura del libero mercato, fino a quando l’ultimo muro sarà ripulito dagli slogan, fino a quando ci chiederanno il codice QR nei caffè e si aspetteranno che ce ne andiamo non appena finita la nostra bevanda, in modo che il prossimo cliente possa prendere il nostro posto. Questa situazione non fa altro che andare a creare quelle terre desolate e capitaliste che vediamo oggi nella maggior parte dei centri urbani. Non vale più la pena di viverci perché dopo tre giorni non c’è più niente di nuovo da scoprire. Ma comunque non importa, dato che la durata media del soggiorno di un turista in Europa è di soli 2,5 giorni. Giorni spesi a comprare roba senza senso e a prezzi esagerati e cibo “locale” trasformato. Nel frattempo la gente locale e la classe operaia multinazionale fanno lavori miserabili nel settore turistico, sperando di risparmiare abbastanza soldi per vivere nelle metropoli o per viaggiare loro stessi una o due volte all’anno in un posto che non è diverso dal loro.

Allo stesso tempo vediamo movimenti di resistenza in tutto il mondo, che lottano contro lo sfruttamento dei quartieri. Non sempre hanno successo, ma certamente aiutano a loro modo a rallentare il processo, costruendo allo stesso tempo relazioni di solidarietà tra individui in lotta. Le assemblee di quartiere sono un modo per riprendere il controllo delle nostre vite e combattere la gentrificazione. Tutte le forme di lotta devono avere il loro spazio e la loro “legittimità” perché funzionano meglio in combinazione. La nostra forza è la conoscenza dei nostri quartieri, e la nostra spontaneità, è ciò che non potranno mai controllare. Possiamo scegliere il tempo e il luogo dei nostri attacchi e non importa quante telecamere e poliziotti installino, troveremo sempre i nostri modi per muoverci. Stiamo facendo un primo passo e per incoraggiare altri a fare lo stesso, ci assumiamo la responsabilità di tre attacchi in Exarcheia, tutti molto vicini ad alcune pattuglie degli sbirri. Vogliamo dimostrare che è possibile e facile sabotare la sorveglianza in corso, non importa quanto la zona sia infestata dalle forze repressive. Basta radunare i propri amici e alzarsi dalle comode sedie dei bar per una mezz’ora. Ci sono abbastanza bersagli per tutti.

SE NON RESISTIAMO IN TUTTI I QUARTIERI, LE NOSTRE CITTÀ DIVENTERANNO DELLE PRIGIONI MODERNE.

Obiettivi:

Anexartisias & Skalakia

Appartamento Harilaou Trikoupis 76 Athens Way

95 Harilaou Trikoupis

Fonte: athens.indymedia.org via darknights.noblogs.org

Traduzione: infernourbano