Atene, Grecia: Claudio Lavazza, una vita intera dedicata alla lotta

Il nostro compagno anarchico Claudio Lavazza è in prigione dal 1996, e ha già compiuto 25 anni di detenzione continua. È uno dei prigionieri politici più longevi d’Europa. Claudio è stato uno dei militanti che hanno preso le armi per opporsi politicamente e militarmente al dominio capitalista.

Un proletario insorto, che ha partecipato a conflitti ed espropri nei primi anni di adesione al movimento, nella dinamica degli anni ’70 in Italia. Combattente armato del movimento rivoluzionario degli anni 70-80 in seguito. Membro dei Proletari Armati per il Comunismo, gruppo di guerriglia orizzontale con forti influenze ideologiche dell’autonomia operaia. Partecipante alla coalizione di gruppi sotto il nome di ‘Comunisti organizzati per la liberazione proletaria’, un progetto armato per sostenere i fuggitivi e liberare compagni e compagne d’armi dal carcere. Partecipò all’attentato del 1981 al carcere di Frosinone, dove vennero liberati i militanti incarcerati.

Un’epoca in cui il significato e il contenuto delle parole non si era arreso alla museificazione, al revisionismo, all’attivismo di confine. Un’epoca in cui fu trovato un significato attraverso la coltivazione pratica della speranza, in coloro che erano stati imprigionati ed “esiliati” dall’ordine legale dalla repressione implacabile dello stato e del parastato. Un’epoca in cui parole come libertà e solidarietà sarebbero state messe in pratica con le armi in mano.

Dopo ripetute difficoltà, e sotto la costante persecuzione dei pentiti delle organizzazioni armate, il compagno fu costretto a lasciare l’Italia e a fuggire come ricercato in Francia nel 1982, un paese dove c’erano migliaia di rifugiati politici perseguitati dallo stato italiano, per il loro coinvolgimento nel movimento rivoluzionario. Era un periodo in cui l’allora governo socialdemocratico di Mitterrand accettava sul suo territorio i perseguitati/rifugiati ricercati dallo stato Italiano, a condizione che si “astenessero da attività illegali”, la cosiddetta “dottrina Mitterrand”, che avrebbe cominciato a disfarsi con l’inizio della “guerra al terrorismo” nel 2001. Rimase latitante per più di 16 anni, durante i quali riuscì a sopravvivere e a sostenere l’infrastruttura del movimento rivoluzionario attraverso la pratica dell’esproprio sia in Francia che in Spagna. Scelse la clandestinità perché non volle rinunciare alla sua posizione, nella scelta della lotta armata come condizione necessaria di rottura e di attacco reale alla struttura capitalista e alle sue strutture.

“L’anarchia è per sua natura illegalista, perché cerca di esistere ai margini della legittimità imposta dal sistema. Noi anarchici abbiamo le nostre leggi e le nostre forme di esistenza, che sono sempre condannate dalle leggi e dalle forme di esistenza degli stati.” – Claudio Lavazza

L’atteggiamento dello stato francese nei confronti di Claudio trasuda tutto il reazionarismo e l’autoritarismo statale che si incontra nel trattare con gli oppositori impenitenti del potere. Le leggi penali sono ridotte a brandelli e i famosi “diritti umani” sono aboliti. La giustizia borghese è diventata l’avanguardia della “guerra al terrore” e, indossando la maschera della burocrazia, conduce una spietata guerra di logoramento. Un meccanismo di crudele dominio di classe e di violenza di stato organizzata, che intraprende lo sterminio dei suoi nemici impenitenti.

Attualmente il nostro compagno ha scontato 25 anni nell’inferno delle prigioni spagnole per aver espropriato alcune banche. Nel suo ultimo esproprio, noto come “Caso Cordoba”, c’è stato uno scontro armato in cui 3 compagni (tra cui Claudio) sono stati gravemente feriti e 2 poliziotte sono state uccise. Claudio stava scontando già un anno per questo caso, quando è stato trasferito in Francia per scontare una pena di 10 anni sempre per una rapina in banca.

Ma secondo il diritto europeo avrebbe dovuto essere liberato un mese fa (l’11 dicembre) al termine dei 25 anni di reclusione, poiché le sentenze avrebbero dovuto essere unite. Tuttavia, le autorità giudiziarie francesi si sono rifiutate di farlo, e hanno chiesto al nostro compagno di scontare altri 5 anni di prigione effettiva. Il compagno ha contestato legalmente lo status eccezionale che sta vivendo, chiede la sua liberazione dal carcere e si aspetta che le sue richieste siano esaminate nei prossimi mesi. Sappiamo che la ragione principale di questo rifiuto, nonostante i tanti anni di carcere già scontati – e l’atteggiamento umiliante di parti del movimento che si sono divise di fronte alla paura della repressione e alle morti per mano dello Stato – è che non ha mai rinnegato i principi e i valori anarchici. Anche dal carcere ha continuato a produrre discorsi politici, a partecipare agli scioperi della fame contro il regime di tipo FIES, a rivendicare la connessione tra la propria esperienza e la più ampia memoria storica. Non ha mai smesso di lottare e di propagandare con tutte le sue forze la necessità dell’attacco contro lo stato e il capitale.

In questo momento lo stato francese è responsabile del prolungamento della prigionia del nostro compagno, e del regime di arbitrio e di eccezionalità instaurato contro di lui. Attraverso questo testo e i pochi movimenti di propaganda apriamo un dialogo sulla necessità di moltiplicare le azioni di solidarietà. Uniamo quindi anche la nostra voce all’appello di solidarietà internazionale per la liberazione del compagno Claudio Lavazza. I compagni imprigionati sono carne e sangue dei movimenti rivoluzionari e pretendiamo che siano in strada e partecipino alle lotte di oggi.

LIBERAZIONE IMMEDIATA DEL COMPAGNO CLAUDIO LAVAZZA

SOLIDARIETA’ A TUTTI I RIVOLUZIONARI CATTURATI NEL MONDO

Iniziativa anarchica contro le uccisioni di stato

Fonte: actforfree.noblogs.org

Traduzione: infernourbano