E’ uscito DARDI n°5 – Foglio anarchico aperiodico

Riceviamo e pubblichiamo:

EDITORIALE

Quello che sta accadendo non si può capire. Anzi, più diviene incomprensibile meglio è. La comprensione non si accompagna spesso alla giustificazione di qualche cosa? Comprendere, in questa accezione, diviene identificarsi. A nessun essere umano che si capacita di cosa sia l’orrore verrebbe in mente di vestire i panni di Hitler, Goebbles e Eichmann o, più democraticamente, di un direttore di carcere, di un giudice o di uno sbirro. Le loro parole e le loro gesta non possono essere associate a instanti di sensibilità. Questo solleva le persone, le salva per non sommergerle.

Abbiamo davanti a noi un odierno mondo di morte, sfruttamento e oppressione. Esso è indegno e terrificante, ma si inocula in noi, razionalmente. Lo si comprende, il più delle volte, fino quasi ad accettarlo. L’odio di un nazista, di chi ha ucciso Stefano Cucchi o di chi bombarda intere popolazioni non sfiora le persone sensibili. Questo odio è fuori da ogni dignità che dicasi umana, addirittura oltre l’orrore stesso. Se non possiamo capire questo mondo nella sua totalità, possiamo vedere da dove nasce e agire di conseguenza.

Se capire è fuori portata (o fuori tempo massimo?), conoscere diviene ineluttabile. Ciò che accade oggi è un eterno ritorno di ciò che è già accaduto. Meditare sulla forma diversa di un totalitarismo, come assaporare la bellezza della poesia, è alla portata di chicchessia. Chiunque può riconoscere che Hitler e Mussolini quando parlavano pubblicamente (oggi i vari potenti e virologi al seguito lo farebbero in streaming) venivano creduti, applauditi e venerati. Erano leader carismatici che possedevano una credibilità non per le cose che dicevano, ma per la suggestione che provocava il loro status di potere, la loro eloquenza, il loro modo di vaccinare e guarire ogni virus di rivolta che potesse far traballare l’ordine e la disciplina, prima nelle parole e poi nei corpi. Le loro opinioni erano brutali e disumane, eppure avevano milioni di fedeli pronti a morire per far continuare la loro atroce macchina mitologica. Chi eseguiva gli ordini, come chi oggi controlla qualsiasi certificazione, non erano mostri. Ieri come oggi, chi rendeva ordinario l’orrore erano gli esseri qualunque. La brutalità di chi comanda esiste anche oggi. Essa appare di rado, sorge poco in superficie e spesso trama dietro le quinte. È palese che le persone cosiddette comuni siano addirittura più pericolose per ogni anelito di libertà. Talvolta esse divengono sottoposti pronti ad obbedire senza farsi una domanda, quasi sempre si tramutano in benpensanti convinti che ogni decisione presa dall’alto rafforzi la cura di qualsiasi individuo.  Chi con un gesto semplice come controllare un QR Code non riesce a comprendere quanto controllo ci sia o chi, con un battito di ciglia, accetti tutto quello che viene ordinato, fino al prossimo pranzo frugale del ministero della Verità. La servitù partecipata ha sempre rispecchiato la mostruosità del dominio.

Occorre, e ne si ha l’estrema necessità, di diffidare da chi vuole convincere, senza riflessione, per intrufolarsi nei pensieri altrui solo perché è un capo carismatico o un esperto. Dovremmo essere cauti a delegare la nostra volontà e il nostro modo di pensare.Il problema non sta nel credere se un oracolo sia vero o falso, ma si potrebbe afferrare la propria unicità diffidando da tutti gli oracoli. Anche se qualsiasi talismano inebria il vivere con la propria spietata semplicità, anche se esso è iniettato gratuitamente per sopravvivere nella società della libertà consumabile come qualsiasi merce. È meglio, allora, darsi allo studio, alla discussione, all’immaginazione di mondi altri: per generarli e tentare di crearli.

Diviene del tutto intuitivo che un totalitarismo dal volto tecno-scientifico sta nascendo, lasciando dietro di sé strascichi di insofferenza, di sopraffazione e di servitù. La sua nascita entra da una porta fino a poco tempo fa inaspettata e si fa chiamare con altri nomi. Fortifica l’efferato spettacolo rendendo incomunicabile il pensiero
altro. Questo potrebbe scatenare anche una guerra civile tale da demolire tutti i ripari possibili immaginati. Lo Stato sopravvive su supporti digitali, oscillando tra un’affermazione pacificante senza precedenti e una feroce inquietudine del vivere prodotta per rendere riconoscibile solamente la sopravvivenza, distogliendo anche gli spiriti più indomiti dalla possibilità di immaginare ciò che possa essere diverso.

Come fare? Darsi alla fuga o tentare di rompere ardentemente con l’orrore del quotidiano?

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