Contestata a Roma la Fiera dei disastri tecnologici “Maker Fair Rome”

Volantino distribuito il 9 ottobre a Roma durante la“Maker Fair Rome”

PUNTO DI FUSIONE

ENI, presente in mezzo mondo con i suoi impianti estrattivi mortiferi, devastatrice del delta del Niger, assassina delle comunità indigene di quei luoghi, si presenta oggi come salvatrice dell’ambiente in questa aberrante kermesse denominata Maker Faire Roma 2022. Un “evento” che spaccia tecnologie industriali al servizio dei potenti insieme ai gingilli delle anime buone: i “makers”. L’apoteosi del green washing, direbbe qualcuno. Oggi non siamo qui solo per gridare la nostra indignazione per le malefatte della solita multinazionale di turno. Oggi siamo qui per mettere in evidenza la correlazione e la consequenzialità tra gli eventi e le parti in causa, in quello scenario dispiegatosi a partire dallo stato di emergenza pandemico e trasformatosi poi in stato di eccezione ecologica permanente. Stato di eccezione che ha spianato la strada ad un’economia di guerra cominciata ben prima della campagna militare d’Ucraina. Una guerra, piuttosto, dell’economia verso una natura già compromessa, per sostituirla con un mondo interamente prodotto e meglio adattato ad una vita di alienazione e sfruttamento. La parabola del nucleare ne è la prova: da arma di distruzione di massa a potente lobby delle “alte energie”.

Lobby che oggi, in piena crisi economica, rialza la testa, sfruttando ancora una volta i piani Marshall dei vari governi che elargiscono miliardi a profusione. Dopo anni di retorica sull’efficenza della privatizzazione e della competitività delle compagnie energetiche, i principali  colossi del settore vengono oggi rinazionalizzati, come dimostra il caso di EDF in Francia. Con metà delle centrali nucleari chiuse e bilanci in perdita, quest’azienda, come tante altre, ricorre allo stato per salvarsi. ENI invece annuncia di aver investito 50 milioni di dollari nella Commonwealth Fusion System (società di punta nella ricerca sulla fusione del MIT di Boston) tanta è la sua fede nel progetto ITER. Di cosa si tratta?

Di “demiurgia applicata”! E’ così che venne definito dai meno sprovveduti il tentativo di produrre energia illimitata dalla vile materia attraverso la fusione nucleare. In questa fabbrica dell’assoluto chiamata ITER si tenta, da ben 20 anni e senza riuscirci, di ricreare le reazioni di fusione che avvengono all’interno del sole in un “recipiente” dove “calamite” superpotenti creano un campo magnetico in grado di mantenere il plasma (miscela di trizio-deuterio) ad altissime pressioni e contemporaneamente nel vuoto, a temperature di… 100 milioni di gradi! Queste “calamite” devono essere a loro volta raffreddate da fluidi vicini allo zero assoluto (- 273 c.). E’ chiaro che per ricreare tali condizioni, estreme ed opposte, sereve una quantità di energia sconsiderata. Ma lasciamo perdere il bilancio energetico! La sostenibilità tanto decantata del progetto ITER consisterebbe nel fatto che il trizio necessario al suo funzionamento sarebbe autoprodotto al suo interno. Ci vogliono raccontare che intrallazzare con uno degli elementi più radioattivi esistenti (ambitissimo per la produzione di testate atomiche) non produrrà scorie e non alimenterà la spirale di inquinamento e morte che porta con se, senza soluzione di continuità tra civile e militare, la proliferazione nucleare! Eccoli qua, i veri signori della guerra, che con la leva della retorica patriottica, patriarcale e militarista, sfruttano al meglio (quando gli fa comodo) la fusione dell’industria privata con lo stato.

E c’è anche un altro punto di fusione. Altrettanto pericoloso: la compenetrazione tra una società civile completamente inerme e una casta dei tecnici che la governano nel culto dell’ultimo dio rimasto da pregare in quest’inferno sull’orlo del baratro: il progresso scientifico e tecnologico al servizio dell’industria. Ai suoi adoratori non possiamo che augurare: BUONA MESSA!

Non smetteremo mai di esprimere la nostra opposizione totale al nucleare e al mondo che lo produce. Senza dimenticare chi prima di noi l’ha fatto e continua a pagarne le conseguenze.

Morte al nucleare

Libertà per Alfredo Cospito detentuo in regime di 41 bis nel carcere di Sassari!

Fonte: ilrovescio.info