Campagna di solidarietà per l’anarchico imprigionato Giannis Dimitrakis

Dal 24 maggio 2021 il nostro amico e compagno, il prigioniero politico anarchico Giannis Dimitrakis, è ricoverato all’ospedale di Lamia con gravi ferite a seguito dell’aggressione omicida avvenuta nel carcere di Domokos. Al momento, sembra che Giannis abbia superato il pericolo delle prime ore. Le ferite che ha subìto hanno però causato degli ematomi multipli nella testa che hanno ripercussioni sulle funzioni di base del suo cervello.

Sull’attacco omicida contro il compagno anarchico Giannis Dimitrakis

Dal 24 maggio 2021 il nostro amico e compagno, il prigioniero politico anarchico Giannis Dimitrakis, è ricoverato all’ospedale di Lamia con gravi ferite a seguito dell’aggressione omicida avvenuta nel carcere di Domokos. Al momento, sembra che Giannis abbia superato il pericolo delle prime ore. Le ferite che ha subito hanno però causato degli ematomi multipli nella testa aventi ripercussioni sulle funzioni di base del suo cervello. Domenica 30 maggio molti di noi si sono riuniti fuori dall’ospedale di Lamia, gridando slogan a pochi metri dalla finestra della sua camera per esprimere la nostra solidarietà, anche se Giannis non poteva sentirci. Da quel periodo le sue condizioni sembrano migliorare. Tuttavia, affinché la sua salute sia completamente ristabilita è necessario un monitoraggio continuativo, per diversi mesi, da parte di personale medico specializzato. È ovvio che tali cure non possono essere fornite all’interno dell’ambiente carcerario.

In queste condizioni critiche, le merde del governo di Néa Dimokratía, gli assassini di detenuti – Michalis Chrisochoidis, Sofia Nicholaou e i loro sostituti –, dopo aver cercato di sminuire e persino di nascondere quanto accaduto, hanno disposto per giovedì 3 giugno il trasferimento di Giannis Dimitrakis nuovamente nel carcere di Domokos, arrivando al punto di porlo in una cella di isolamento ai fini di prevenzione del Covid-19. Il trasferimento del nostro compagno in quella cella, mentre le sue funzioni cerebrali rimangono in costante pericolo, equivale ad un secondo tentativo di uccisione. Quello di Domokos dovrebbe divenire presto un carcere di disciplina (carcere di tipo C) per prigionieri di carattere politico e insubordinati, anche se la struttura non soddisfa i criteri per poter mantenere un’assistenza sanitaria decente, indispensabile per il miglioramento nelle condizioni di salute di un detenuto avente ferite così gravi. Dopo il tentativo di assassinio nei confronti di Dimitris Koufondinas da parte del governo, mentre quest’ultimo – nelle stesse miserabili condizioni dello stesso carcere – lotta per riprendersi dal suo recente sciopero della fame, va ad aggiungersi anche l’attacco omicida contro Giannis. Come Assemblea di solidarietà con i prigionieri, i latitanti e i militanti perseguitati, e come movimento di solidarietà in generale, siamo determinati a non lasciare il nostro compagno indifeso nelle loro mani insaguinate. Niente può rimanere senza risposta, nessuno dei responsabili della politica di morte può essere lasciato in pace. Come assemblea generalmente cerchiamo di vedere la questione del sistema carcerario come non separata ma in quanto parte del più vasto quadro della questione sociale e politica. Allo stesso modo, vediamo i prigionieri politici prima di tutto come compagni, ma anche come prigionieri della guerra sociale e di classe che ferve in questo crudele mondo capitalista. Sempre allo stesso modo, intendiamo il sistema giuridico e carcerario in primo luogo come una politica statale determinata dalla guerra di classe, ma anche come una componente della politica complessiva dell’economia, della salute, dell’educazione e dell’ambiente. In tutti questi campi, lo Stato e il capitale si muovono secondo un approccio neoliberale, tentando di demolire ciò che costituisce ancora un ostacolo al cammino dello sviluppo capitalista. Contemporaneamente, cercano di mettere a tacere ogni voce di resistenza e di affogare nel dolore ogni prospettiva e tradizione rivoluzionaria. Servendosi della propaganda per rafforzare la loro politica di violenza e dominio. Tenendo a mente tutto ciò, consideriamo sia gli eventi specifici che la situazione generale del sistema carcerario greco come eventi sociali e politici che riflettono anche la situazione esistente fuori dal carcere.

L’aggressione contro Giannis Dimitrakis, imprigionato da molti anni, compiuta non da guardie penitenziarie ma da altri detenuti, è di una brutalità senza precedenti. Deve essere analizzata con criteri politici, i criteri su cui cerchiamo di basare l’analisi di ogni fatto della vita sociale che si svolge intorno a noi. Non possiamo vedere questo attacco semplicemente come un altro tipico incidente carcerario, come l’ha descritto il direttore del carcere di Domokos. Questo non è stato solo uno dei tanti conflitti tra detenuti.

Coloro che hanno colpito il nostro compagno con l’intento di ucciderlo lo hanno fatto perché lui ha realizzato ciò che è naturale per ogni antiautoritario: ha difeso i deboli contro i forti, anche se ciò implicava mettere a rischio la propria vita. Non l’avrebbero aggredito, però, senza la tolleranza del potere statale. Senza la tolleranza dello Stato, gli sporchi micropoteri del mondo carcerario, cui un anarchico non prende mai parte, non potrebbero operare indisturbati come un gruppo mafioso, controllando ogni aspetto del carcere a proprio beneficio così come a beneficio della politica statale e del suo mantenimento.

Il governo equipara il terrorismo ai comuni crimini efferati nel tentativo di sminuire la lotta e farla identificare con la criminalità organizzata. Giannis si è opposto alla parte più feroce del crimine organizzato, moralmente, oltre che praticamente. In questo modo, la narrazione dello Stato è ancora una volta andata in frantumi ed è per questo che il governo ha coperto l’episodio. Il 24 maggio sono entrati in collisione due mondi diversi. Il mondo della solidarietà, dell’altruismo e dell’uguaglianza si è scontrato con il mondo della crudeltà e dell’autorità.

La violenza cannibalistica e autoritaria, i metodi parastatali e mafiosi di implementazione e arricchimento, sono derivati del mondo capitalista, intrecciati con la politica statale. In un ambiente chiuso come il carcere, dove tutto è soggetto ad un pesante e rigido controllo, questo è ancora più palese. I piccoli gruppi di potere e le varie gang carcerarie si muovono in un regime di tolleranza a favore dello Stato e in tutta la Grecia la loro funzione rafforza il controllo e la frammentazione dei prigionieri, soffocando ogni tentativo di lotta, ogni rivendicazione e atto di collettivizzazione.

È chiaro che i direttori delle carceri e i loro superiori politici sono i complici morali di questo brutale attacco contro Giannis Dimitrakis. Devono essere molto soddisfatti che dei membri della mafia carceraria, una loro creazione, abbiano cercato di porre fine ad un anarchico che si è dato in molte lotte, da oramai due decenni, in ogni aspetto della guerra sociale e di classe. Un anarchico che è stato in prima linea nella rivolta nel carcere di Malandrino nel 2007, che ha sempre lottato per la coesione di tutti i prigionieri politici e la loro connessione con i proletari più poveri, così come con i prigionieri insubordinati, per portare avanti rivendicazioni all’interno del carcere.

Ogni responsabile di questo attacco contro Giannis Dimitrakis, dal primo all’ultimo, deve già sapere che nessun prigioniero politico rimane solo. È stato così per decenni. Alcuni sostengono che il movimento anarchico, le assemblee di solidarietà con i prigionieri così come la comunità dei prigionieri politici in Grecia (i compagni sono stati intenzionalmente sparpagliati in diverse carceri, così da far perdere i contatti tra loro) siano in recessione, in frantumazione, e sotto il brutale attacco del governo. Tutto ciò può essere vero, ma questa è la realtà che dobbiamo affrontare e superare. Dobbiamo riscoprire la memoria rivoluzionaria che vogliono tanto soffocare, rimetterci in piedi e fare della solidarietà con i prigionieri qualcosa che possano temere. Non dobbiamo mai permettere a nessuno di pensare che un prigioniero politico o qualunque altro prigioniero insubordinato possa diventare vittima del terrorismo e del feroce attacco di qualsiasi apparato statale o parastatale. La lotta nella solidarietà con i prigionieri, così come la lotta contro l’istituzione carceraria in sé, è parte della lotta globale contro lo Stato e il capitale.

Trasferimento immediato del nostro compagno in un centro di riabilitazione speciale

Giù le mani dai prigionieri politici

Forza e solidarietà con Giannis Dimitrakis

Assemblea di solidarietà con i prigionieri, i latitanti e i militanti perseguitati

Campagna per le spese processuali e per l’interruzione della pena a causa del suo stato di salute | Link del fondo di solidarietà per G. Dimitrakis: https://www.firefund.net/giannis | E-mail per il fondo di solidarietà: synelallil[at]riseup.net

Fonte: malacoda.noblogs.org