Spettri rossi e l’attualità di Serafinski

Riceviamo e pubblichiamo:

L’epoca attraverso la quale ci destreggiamo ha visto il ritorno di quelle frange politiche che hanno sempre catalogato il valore della libertà come un ‘concetto borghese’ e che, dal punto di vista storico, hanno rinforzato le realtà oppressive sfruttando termini austeri e antichi (‘il proletariato’).

Siamo ben a conoscenza delle terribili azioni che il governo cinese sta operando nei confronti dell’etnia uigura ponendo in essere quello che è un vero e proprio genocidio di massa rivestito di veli addirittura democratici; ciò che il governo fa passare è che si tratta di di effettivi riformatori per combattere il terrorismo (una scusa che ben conosciamo) e quindi raddrizzare la gioventù tramite il duro lavoro e l’apprendimento dei valori tradizionali, – il lavoro rende liberi – recitava un cartello. Ogni dignità umana infranta tramite l’ausilio della forza coercitiva, violenze inesplicabili, morte nell’aria, terrore dilagante, un senso generale di mancanza di speranza per un futuro luminoso nonché l’isolamento dell’individuo dalla società e dalle famiglie, si tratta di un equivalente addirittura peggiore dell’industrial-complex carcerario; ecco il terrorismo del potere costituito, ciò che per il presidente degli States, voglioso di porre fine alle dispute create dal precedente uomo arancione, è nient’altro che ‘una cultura differente’, – ovviamente non c’è posto per le discriminazioni razziali-. Il dolore di queste persone non è abbastanza, troppo focus negativo sulla dittatura e, per tappare i buchi, le realtà del comunismo autoritario, leninista-marxista (stalinista, maoista, e un’altra sfilza di termini che finiscono in ‘ista’) si sono gettate in scena strappando la giustificazione di Biden, associandosi alla dissociazione del governo cinese da tutto ciò e hanno cominciato la crociata contro lo ‘sporco imperialismo capitalista americano’.

Perché mai un movimento così anti-americano dovrebbe prendere per buone le parole del presidente degli Stati Uniti? Perché ogni fonte proviene esattamente da quegli organi di potere che hanno completo interesse ad infangare e non lasciar trapelare niente di niente per scampare alle già pesanti accuse delle organizzazioni per i diritti civili? Sorvolando sulla loro triste inutilità effettiva che però è un altro argomento. Ovviamente è tutto quanto falso, sono tutte ‘fake news’, il potere deve essere difeso e i suoi servili soldatini ideologici riempiono le piazze e le strade con le solite questioni, i soliti concetti triti e ritriti, la solita marcia simil-nuziale accompagnata da inni sepolti in un passato che non ha fatto sbocciare nulla di concreto se non queste pallide imitazioni incapaci di rinnovamento e di auto-critica. Il tutto ingloba al suo interno la feroce critica a noi anarchicx che prima ci comportiamo in modo non funzionale rifiutando.

È sempre nel cosmo dell’attuale genocidio fattuale e reale che mi sento di riportare alla mente un testo, un classico della letteratura anarchica contemporanea e del nichilismo attivo: ”Blessed is the Flame” di Serafinski.

Negli ultimi tempi ho avuto il piacere di completare la prima traduzione italiana del testo in questione e posso ammettere che di testimonianze così crude e reali, quasi palpabili, ce ne sono poche. Cosa può lasciarci questa lettura e come possiamo ricollegarla a ciò che sta accadendo attualmente?

Precisiamo che si tratta di una raccolta di riflessioni incentrate sui tentativi di insurrezione, di attacco diretto e di sabotaggio all’interno dei campi di concentramento di Auschwitz. ‘Si sono ribellati nonostante le brutali ripercussioni e hanno orchestrato fughe contro ogni previsione. Le organizzazioni della resistenza sono persino riuscite a mitigare l’impatto delle Commissioni Speciali sviluppando culture della sicurezza quasi impenetrabili. Funzionavano in una tale segretezza che “anche nei campi dove un’organizzazione di resistenza era attiva da anni, la stragrande maggioranza dei prigionieri non ne sapeva nulla.

La mia speranza è che all’interno di ogni atto di resistenza ai campi di concentramento possiamo trovare uno spirito di anarchismo e un’opportunità per approfondire la nostra comprensione di ciò che potrebbe significare per noi resistere nonostante i sentimenti di inutilità travolgente.’ Non abbiamo la possibilità di contattare le vittime all’interno dei campi di concentramento per uigurx, essx sono statx privatx di ogni possibilità di contatto con il mondo esterno ma non per questo dobbiamo allontanarcene, smettere di parlarne e smettere di riflettere a riguardo collettivamente, anche noi dobbiamo seguire la fiamma dell’Internazionale nera e stare al fianco di ogni individualità sfruttata.

‘Niente è garantito per funzionare, eppure attacchiamo a prescindere. Lo facciamo nudi, essendoci liberati degli stracci della morale, dell’ideologia e della politica che si erano accumulati nel tempo. Affrontiamo questo mondo grezzo, in tutta la sua orribile gloria. Neghiamo ogni verità e regola e procediamo con uno spirito di sperimentazione incendiaria. Sogniamo in grande, ci aspettiamo poco e celebriamo ogni momento di rottura. Cogliamo ogni occasione per assicurarci che chi è al potere perda il sonno e che i suoi funzionari abbiano lavori miserabili. Dedichiamo la nostra vita a strappare i gerani che fiancheggiano i sentieri dei campi di sterminio, a pisciare negli ingranaggi delle macchine della società, e quando tutto il resto fallisce, seguiremo le orme di coloro che hanno trascorso i loro ultimi minuti nelle camere a gas cantando e scopando.

Che il godimento sia la fiamma benedetta che ci guida nel vuoto.’