In sicurtà campare

«Siamo la ciurma anemica d’una galera infame

su cui ratta la morte miete per lenta fame.

Mai orizzonti limpidi schiude la nostra aurora

e sulla tolda squallida urla la scolta ognora…»

Il galeon fatale chiamato società esiste ancora, sempre più galera infame. Ma dopo decenni di trasfusioni di civico sangue artificiale, la sua ciurma non sembra essere poi tanto anemica. Anzi, tutt’altro. Fra frigoriferi straboccanti, abbonamenti a palestre, maxi-schermi al plasma, profili Facebook o Instagram, appare pingue, sazia e satolla. Ciò forse spiega il motivo per cui, anche dinanzi all’annichilimento esistenziale in corso, i suoi componenti non sono affatto disposti ad intonare «Su schiavi all’armi, all’armi! Pugniam col braccio forte! Giuriam giuriam giustizia! O libertà o morte!». Nossignori, a questo antiquato motto di battaglia essi preferiscono una moderna divisa di elemosina — «Su schiavi avanti, avanti! Porgiam il braccio debole! Vogliam vogliam vaccini! In sicurtà campare!».

Una volta preso atto di questa triste quanto colossale mutazione umana, vien voglia di prendere seriamente in considerazione il dubbio che — ne siamo certi — ha sfiorato in questi ultimi mesi la mente di molti (se non vaccinatori, per lo meno vaccinati). E se, tra qualche mese o anno, si manifestasse un imprevisto effetto collaterale magari sotto forma di cancro rapido e letale? Nello spazio di pochi mesi, non rimarrebbe un’umanità epurata da miliardi dei suoi esemplari più timorosi e rispettosi della legge? Poiché le periodiche catastrofi locali che si sono susseguite nel corso degli ultimi decenni non sono riuscite a scalfire la fiducia nello Stato, nel progresso, nella scienza, che ci sia davvero bisogno di una mezza apocalisse globale per convincere l’essere umano della necessità di cambiar rotta?

Illusione necessaria per illusione necessaria, davanti all’odierno trionfo della servitù volontaria planetaria è impossibile negare che ad apparire imminente, quasi dietro l’angolo, più che un’insurrezione scatenata da una rabbiosa coscienza, è un’ecatombe provocata da una stolta incoscienza. Sia chiaro, la rivoluzione continua ad essere desiderabile. Ciò detto, è inutile prendersi in giro: ad apparire assai più probabile è l’estinzione.

Con grande amarezza, lo ammettiamo. Sono proprio tempi di merda quelli che stiamo attraversando, se basta guardarsi intorno per ritrovarsi a sussurrar sussurrar disperazione, la nostra libertà è la vostra morte.

Fonte: Finimondo