Grecia: La Cospirazione dei “Compagni” – Un’intervista sull’uso delle condizioni preprocessuali dello stato Greco per perseguitare gli anarchici

Un’operazione dell’antiterrorismo condotta ad Atene, in Grecia, l’8-9 marzo del 2020, ha portato all’arresto di quattro uomini con l’accusa di essere gli autori di cinquantasei diversi attacchi compiuti contro le istituzioni dello Stato e del Capitale. La fragile premessa, sulla quale le autorità basa le sue convinzioni nel sostenere che tutte queste azioni siano collegate fra di loro, è che i presunti comunicati di rivendicazione usavano tutti il termine (estremamente popolare, se non addirittura generico) “compagni”.

Dopo essere stati detenuti per una settimana, i quattro sono stati rilasciati sotto dure condizioni preprocessuali. Senza nemmeno essere stati processati, i quattro imputati ora devono pagare esorbitanti spese processuali e riferire ogni dieci giorni i loro spostamenti alla polizia; non possono interagire tra di loro o con “persone che frequentano l’ambiente politico”, non possono lasciare il paese, entrare nel quartiere di Exarcheia o partecipare a qualsiasi “evento di natura politica”. Inoltre, i loro conti bancari sono stati congelati.

Questo caso ci dimostra come lo stato possa punire gli anarchici attraverso le condizioni preprocessuali e la burocrazia, senza la necessità di provare la loro colpevolezza. Inoltre, crea un precedente per future azioni di repressione premeditata e punizioni senza condanna, simili a tattiche come la libertà su cauzione o i mandati di comparizione negli Stati Uniti.

Di seguito un’intervista con uno degli imputati, sul suo caso e sulla situazione repressiva in Grecia.

Ciao, potresti presentarti e fornirci qualche informazione sul tuo caso?

Buona sera dal questo posto del mondo chiamato Grecia. Sono uno dei quattro anarchici perseguitati dalla legge antiterrorismo; sono accusato di aver partecipato ad un’organizzazione terroristica chiamata “Syntrophises” (“Compagni”). Sono stato arrestato la notte dell’8 marzo 2020 ad Atene. 3 miei amici, e coimputati, sono stati arrestati il giorno dopo. L’amicizia e l’affinità politica che ci lega sono state le ragioni per cui lo stato ci ha tratto in arresto.

A mezzogiorno del 9 marzo 2020, sono stato portato con la forza, da un’unità di polizia dell’antiterrorismo a casa mia, dove hanno proceduto a un’irruzione e a una perquisizione. Mentre questo accadeva, altre unità di polizia antiterrorismo facevano contemporaneamente irruzione nelle case dei miei 3 compagni, arrestandoli per una “indagine” che sostenevano riguardasse me.

La polizia ha usato questa cosiddetta “indagine” nei miei confronti per arrestare i miei 3 compagni/amici e includerli nell’accusa. Il giorno dopo, tutti e quattro siamo stati portati in carcere per essere interrogati e accusati di partecipare a un’organizzazione terroristica chiamata “Compagni”. L’accusa affermava che eravamo responsabili di 56 diversi attacchi contro agenti e stazioni di polizia, banche, ecc. Le accuse mosse contro di noi includono “appartenenza ad un gruppo terroristico”, terrorismo, incendio doloso, esplosione, possesso di sostanze chimiche esplosive e bombe, disturbo dell’ordine pubblico, gravi lesioni, danni e possesso ed uso di armi da fuoco.

La “prova” che l’accusa sostiene contro di me, e infine contro noi quattro, è una falsa “identificazione” da parte di due poliziotti, che sostengono di avermi visto durante un attacco incendiario contro un edificio appartenente alla famiglia dell’attuale primo ministro della Grecia: Kyriakos Mitsotakis. Una settimana dopo, con solo questa affermazione dei due poliziotti come prova, siamo stati rilasciati, ma sotto dure condizioni preprocessuali:

  1. Presentarsi alla stazione di polizia 3 volte al mese.
  2. Divieto di lasciare il paese.
  3. Divieto di qualsiasi forma di comunicazione e contatto tra noi quattro.
  4. Divieto di partecipare a manifestazioni e raduni politici.
  5. Divieto di entrare nel quartiere di Exarcheia (noto per i suoi movimenti anarchici, squatter, organizzazioni e lotte politiche).

Nel mio caso inoltre:

  1. Divieto di lasciare la mia città natale (sono stato costretto a lasciare Atene con un giorno di preavviso e tornare al mio luogo di nascita).
  2. Divieto di entrare nella città di Atene.
  3. Divieto di guidare qualsiasi tipo di moto o veicolo a due ruote (il mio unico mezzo di trasporto è una moto).

Dal momento in cui siamo stati arrestati, ci siamo orgogliosamente identificati come anarchici e abbiamo dichiarato che la nostra persecuzione era una manovra politica dello stato non solo contro di noi, ma contro tutto il movimento anarchico in Grecia. Fin dall’inizio di questo caso ridicolo, abbiamo negato tutte le accuse, dichiarando pubblicamente che lo stato si stava accanendo contro di noi per il solo fatto di essere anarchici. Le accuse contro di noi non solo sono ridicole, ma sono un disperato tentativo da parte dell’antiterrorismo di perseguitare quattro anarchici senza uno straccio di prova. Per esempio, la mia famosa “identificazione” in un video durante l’attacco incendiario, è stata analizzata e poi smentita dallo stesso dipartimento di polizia responsabile delle analisi video! Naturalmente, questo non ha impedito allo stato di procedere con le accuse contro di noi. Altrettanto ridicolo è il fatto che siamo accusati di aver compiuto 11 attacchi incendiari in una notte, tutti nello stesso momento!

Il tuo caso fa parte di una più ampia campagna di repressione dell’antiterrorismo per facilitare la fabbricazione di capi d’accusa senza prove?

In quanto anarchici vediamo ogni accusa rivolta contro di noi come una mossa repressiva volta a colpire il movimento anarchico nel suo insieme, o più in generale, contro tutte le lotte sociali e di classe. Penso che questo sia il punto più significativo della solidarietà militante, vedere un attacco contro un compagno come un attacco contro tutti e agire di conseguenza.

Nel nostro caso, l’accusa si basa essenzialmente sulla nostra identità di anarchici. Come ha detto un altro compagno: “Fondamentalmente il nome di questa famosa organizzazione (‘Compagni’) non è altro che una firma usata dal movimento anarchico/anti-autoritario per anni. È stato usato in passato, è usato nel presente e sarà usato in futuro. Chiunque può trovare centinaia di testi con la stessa firma in tutta la Grecia e molto probabilmente in tutto il mondo. Questa nuova metodologia (l’uso di una firma sui comunicati perché lo Stato fabbrichi una “organizzazione terroristica”) è qualcosa di inedito che mira a colpire un vasto e diverso campo d’azione del già vasto movimento anarchico, e a intimidire gli anarchici stessi”.

È quindi ovvio che lo stato stia cercando di costruire una sorta di caso “ombrello” contro l’intero movimento anarchico, usandoci per creare un precedente per cui, chiunque si identifichi come anarchico/anti-autoritario, potrebbe facilmente essere sospettato di appartenere ad una “organizzazione terroristica”.

Il tuo caso si basa su accuse palesemente ridicole, ma c’è una tradizione molto più ampia dello stato, che usa la sofferenza e lo stress delle condizioni preprocessuali e della burocrazia legale, per punire individui rivoluzionari senza aver compiuto effettivamente un’azione legale?

In generale, le condizioni restrittive in Grecia consistono nel riferire costantemente alla polizia per confermare che non si è fuggiti, che non ci si è allontanati dal paese e che non si è partecipato a manifestazioni o raduni politici. Le condizioni più dure sono usate come condizioni di rilascio per gli anarchici che sono stati in prigione. Nel nostro caso, e soprattutto nel mio, Il tribunale ha deciso di applicare alcune delle condizioni più dure che potevano imporci prima del processo. Non hanno “prove” solide per imprigionarci, così hanno creato un modo per punirci, dove tutto quello che possiamo fare è cercare di sopravvivere. Queste condizioni restrittive hanno effetti reali sulla mia vita e su quella degli altri miei tre compagni/coimputati: la dissoluzione della nostra vita sociale e dell’attività politica, oltre al totale azzeramento delle nostre finanze.

Inoltre, per me, il fatto di essere stato costretto a tornare nella mia città natale e bandito da Atene, dove avevo vissuto per anni, mi ha completamente tagliato fuori dalle mie relazioni personali e mi ha fatto perdere il lavoro che avevo, il che rende evidente il fatto che si tratta di una “vendetta personale” della polizia contro di noi. Inoltre, questi ordini restrittivi che mi sono stati imposti da due anni, rendono chiaro che lo stato non vuole solo perseguitare gli anarchici e coloro che considera nemici, ma anche distruggere le loro vite, le loro relazioni e causare loro traumi psicologici e fisici, indipendentemente dall’essere condannati o meno.

Negli ultimi anni, specialmente da quando Nuova Democrazia è andata al potere nel 2019, sono state messe in campo nuove e ulteriori misure antiterrorismo per la repressione degli anarchici?

In Grecia, le misure “antiterrorismo” sono state create solo come arma legale dello stato contro gli anarchici e i comunisti rivoluzionari. Ci sono stati innumerevoli casi, perseguiti o fabbricati ad arte dalla legge “anti-terrorismo”, dopo che ND (Nuova Democrazia) è andata al potere. Ad esempio l’incriminazione di due antifascisti accusati di aver attaccato gli uffici di Alba Dorata (partito politico neonazista), alcuni compagni a Salonicco accusati di appartenere a un’organizzazione criminale, la condanna a 19 anni di carcere del compagno Vaggelis Stathopoulos solo per aver mostrato solidarietà e prestato i primi soccorsi ad un anarchico rimasto ferito, l’arresto e la detenzione del compagno Polykarpos Georgiadis accusato di appartenere a un’organizzazione terroristica senza avere uno straccio di prova, e molti altri che ci vorrebbe un libro intero per elencarli tutti. E tutti questi casi di gravi accuse rivolte contro i compagni hanno molto in comune. Oggi come oggi, il regime può letteralmente fabbricare un’organizzazione “terroristica”, compreso l’elenco degli attacchi compiuti e i membri che ne fanno parte, dal nulla e senza la minima prova. Così, come è stato detto in una precedente dichiarazione sul mio caso, è stata creata una vera e propria “fabbrica delle persecuzioni”, dalla struttura burocratica poliziesca-giudiziaria-statale.

In quale modo è stata dimostrata solidarietà nei tuoi confronti? Ci sono in Grecia persone e/o gruppi che si occupano di coordinare iniziative di solidarietà e di sostegno a persone come te?

Dal momento del nostro arresto, avvenuto nel marzo del 2020, i compagni hanno creato un’assemblea aperta di sostegno solidale, che coordina tutta una serie di incontri, manifestazioni, concerti di solidarietà e una grande campagna per generare sostegno finanziario per noi (magliette, Firefund, ecc).

Anche se noi quattro non possiamo comunicare direttamente tra di noi, continuiamo a parlare pubblicamente del nostro caso, per attirare l’attenzione su di esso come un esempio significativo di repressione, che deve essere combattuto da movimenti sociali più ampi così come da tutti gli individui radicalizzati.

Abbiamo pubblicato testi e parlato durante eventi di solidarietà, così come in radio e siti web anarchici/anti-autoritari. È molto importante che gli anarchici che affrontano la repressione parlino pubblicamente, difendano la nostra identità e il nostro movimento, e si esprimano contro la repressione antiterrorista. E soprattutto, nei momenti più difficili, è nostro dovere stare insieme e lottare contro lo stato e il capitale, perché questi sono i veri nemici.

Ci sono fonti o progetti dove le persone, fuori dalla Grecia, possono trovare maggiori informazioni sui casi di repressione o sui prigionieri politici in Grecia?

Il progetto più significativo e importante contro la repressione in Grecia sono il Fondo e l’Assemblea di solidarietà per i militanti imprigionati, fuggitivi e perseguitati.

Ci sono anche alcune radio e siti web antiautoritari e anarchici come Indymedia Atene, Radiofragmata e Alerta.gr. Sono molte le organizzazioni i gruppi e le assemblee del movimento antiautoritario, che sostengono i compagni perseguitati e imprigionati in tutta la Grecia. E’ una vittoria per il movimento, che la solidarietà con i prigionieri anarchici abbia guadagnato così tanta attenzione negli ultimi anni; oggi migliaia di persone stanno sostenendo gli anarchici con marce di solidarietà, affrontando la polizia e realizzando azioni di solidarietà militante. Come diciamo noi, la solidarietà pratica vince!

Nonostante l’escalation della repressione da quando Nuova Democrazia è salita al potere, e il lockdown, pensi che il movimento anarchico sia rimasto intatto e sia ancora una forza permanente con cui fare i conti nella società greca?

Penso che stiamo attraversando un periodo molto difficile; un nuovo decennio molto strano, ma anche molto significativo. Nonostante lo shock dovuto al primo lockdown, qui in Grecia il movimento anarchico ha combattuto e continua ancora a combattere. Ci sono stati periodi di lotta durissima, come lo sciopero della fame del prigioniero rivoluzionario Dimitris Koufontinas, le lotte contro la repressione durante il secondo lockdown e gli scontri nel quartiere di Nea Smirni ad Atene. Anche il movimento contro il patriarcato e la cultura dello stupro, che fortunatamente sta guadagnando sempre più terreno qui in Grecia, e naturalmente la lotta più generalizzata contro la gestione della pandemia da parte dello stato greco.

La mia opinione personale è che il movimento anarchico, specialmente ad Atene, sta riconquistando il suo spazio, diventerà sempre più ampio a livello numerico e combatterà al “centro della tempesta” nel prossimo futuro. La richiesta ora è di creare un movimento in direzione rivoluzionaria, che ponga lo stato e i capitalisti come obiettivi politici, e combatta una lotta sociale e di classe totale. Il posto è qui, il tempo è ora!

In quale modo la comunità internazionale può mostrare solidarietà a te e ai tuoi compagni?

Naturalmente, la comunità rivoluzionaria internazionale conosce le vie della lotta, quindi sta ai gruppi e agli individui mostrare solidarietà come desiderano, nei confronti dei compagni perseguitati e imprigionati e più in generale con il movimento anarchico in Grecia. I compagni che vogliono aiutarci possono tenersi aggiornati tramite l’organizzazione Tameio, per ricevere le ultime notizie sulle nostre lotte.

Nel nostro caso specifico, chiunque voglia dare un contributo o un sostegno, sia finanziario che politico, può contattare l’indirizzo mail [email protected].

SALUTI RIVOLUZIONARI!

LA LOTTA CONTRO LO STATO E IL CAPITALISMO È GLOBALE!

Fonte: itsgoingdown.org

Traduzione: infernourbano