E’ uscito il n° 34 di Frangenti

“Ciò che è più vivo risiede in ciò che è più selvaggio”
Henry David Thoreau

Ogni giorno è l’occasione per fermarsi a pensare riguardo a ciò che ci scorre intorno. Nel divenire del presente proponiamo un ibrido tra metafisica e giornalismo, ovvero un filosofeggiare che ha per oggetto la situazione odierna: tagliamo squarci caratteristici del nostro mondo d’oggi. Dal tema attuale ci ritroviamo così a precipitare nel suo significato profondo, oltre la spiegazione immediata che ci viene proposta dal telegiornale delle otto. È lì che cerchiamo un modo per capire ciò che accade, un suo possibile perché, oltre che un modo per agire.

AL LUPO AL LUPO

“Siamo sotto attacco. Il governo, la Manovra del Popolo. La Democrazia è sotto attacco. È in corso una delle più violente offensive nei confronti della volontà popolare perpetrata in 70 anni di storia repubblicana” un “vero e proprio terrorismo mediatico e psicologico” da parte di “grandi lobby, poteri forti e comitati d’affari”. Così si esprimeva il blog dei Cinque Stelle mentre la legge finanziaria veniva approvata, sullo scadere dell’anno solare. Come un riflesso dello spirito condizionato dalle pratiche di governo basate sullo stato d’emergenza e la crisi perpetua, il modo usato per rinsaldare i ranghi, serrare le fila, è quello di sottolineare la gravità del momento. Ma è proprio la quantità che può determinare una reazione? Questo modo di pensare, purtroppo, è più diffuso di quanto ci si aspetti: “tanto peggio tanto meglio”, recitano alcune; “il momento è grave, bisogna fare qualcosa ora”, aggiungono altre. Lasciamo da parte i cinque stelle che, fedeli alla loro origine, sono sempre stati contemporaneamente campanello d’allarme e grottesca idiotizzazione del ribellismo italiano e delle sue ambizioni inespresse (dai Forconi a certe No TAV al cui fianco sfilano giudici e sindaci). Purtroppo, però, può accadere che la facile via per rinfocolare il conflitto della mobilitazione in base all’enfasi sull’aggravamento quantitativo dell’ingiustizia arrivi a balenare anche davanti agli occhi delle anarchiche. Allora, sul declivio apparente dell’emergenza, si costruiscono percorsi, mobilitazioni, assemblee e comitati che, come ruscelli, si seccano ai primi caldi. E allora tutte sull’argomento successivo, senza ragionare su cosa è andato bene e cosa no: quando qualcuna farà la chiamata nazionale, perchè la gravità del momento lo richiede, saremo pronte ad accodarci. E se fosse la dimensione qualitativa a rendere la sopraffazione insopportabile e spingere al mettere in gioco la vita? Molti anni fa qualcuno si chiedeva perchè occorresse lottare contro la guerra: non perchè è violenta e provoca morte e sofferenze, aprendo però così la strada alla riforma del militarismo ed al recupero delle istanze di lotta umanitaria nel sostegno alle missioni di pace, alle guerre intelligenti, alla cooperazione internazionale, ma perchè la guerra è un elemento fondamentale di questo sistema sociale, svelando così le possibilità della sovversione radicale. Strada tortuosa quella della qualità, ma l’unica che sia degna di essere percorsa, perchè è l’unica che conduce alle radici delle motivazioni che spingono all’agire. Anche se ci vorrà tempo, fatica, studio, discussioni, analisi. Anche se tutte le connessioni non appariranno evidenti al primo sguardo. Anche se necessiterà di tempo dar slancio alla progettualità rivoluzionaria di ognuna sulla base dei suoi desideri e riflessioni e non sulle urgenze di Movimento. Perchè si può mettere tutto il peso del mondo, ma se non siamo formate come individui responsabili delle proprie azioni le buone intenzioni restano slogan e propaganda, e non potranno mai assurgere a poesia insurrezionale.

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Fonte: csakavarna