E’ uscito il n° 33 di Frangenti

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A SCUOLA DI STATO

La scuola è sempre servita per formare i cittadini di domani. Cittadini, ovvero coloro che, ubbidientemente, riprodurranno il mondo in cui viviamo. Il processo educativo si compone di diversi momenti, tra cui quelli in cui vengono rinsaldate l’obbedienza, nell’educazione civica, e la pacificazione sociale che ne consegue. Da un lato in maniera preventiva, evitando i conflitti, e dall’altra punendo, insegnando però ad amare e rispettare la giusta punizione. La Lombardia è la prima Regione in Italia ad organizzare corsi formativi nelle scuole volti a contrastare l’estremismo violento, in grado di impedire, secondo l’assessore Riccardo De Corato presso la scuola ‘IIS Cremona Zappa’ di Viale Marche a Milano: “la diffusione di idee radicali ed evitare che queste, attraverso il cosiddetto proselitismo o indottrinamento ideologico, possano sfociare in estremismi”. A Roma il preside del liceo Tasso, Paolo Pedullà, sta chiedendo agli alunni dell’istituto della Capitale di autodenunciarsi: verrà infatti dato il 6 in condotta al primo trimestre per gli studenti che hanno aderito e promosso l’occupazione della scuola. Fino ad ora circa 200 si sono dichiarati occupanti. Il preside sottolinea la loro lealtà, specificando che la logica dell’iniziativa: “non ha intento repressivo ma educativo in quanto chiede un’assunzione di responsabilità per le azioni compiute”. Questi due episodi sono emblematici del ruolo della scuola. Oltre alle materie da insegnare, oltre all’inserimento nel mondo del lavoro, uno degli scopi del processo educativo è quello di formare i cittadini di domani. Cittadini, che penseranno che le elezioni ed il voto saranno il modo (non un modo) di affrontare i problemi, e che la violenza non risolve mai nulla. Che è sempre possibile trovare una mediazione o una sintesi e che in fondo il nostro è il migliore dei mondi possibili. La scuola non è solo il luogo in cui lo Stato ha il monopolio di ciò che viene insegnato, ma anche il luogo in cui ha il monopolio del proselitismo e dell’indottrinamento ideologico: l’organizzazione della propria vita nella forma statuale non elimina il problema della violenza, perché lo stato usa il monopolio della violenza (polizia, esercito) quotidianamente, quindi cosa differenzia qualitativamente l’idea occidentale di Stato da quella islamista? Cittadini, che penseranno che in fondo la legge è giusta, anche se la infrangono. Che sono leali al carceriere che li imprigiona, al poliziotto che li arresta, come lo sono al preside che li educa. Che sono pronti ad infrangere la solidarietà che li lega, spifferando i propri peccati all’inquisitore. Se quindi non vogliamo diventare cittadini ma individui, sarà il caso di cominciare a porsi il problema della diserzione dalla scuola e dall’educazione alla convivenza civile.

Fonte: roundrobin