E’ uscito il n° 32 di Frangenti

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PER ESSER SBIRRI NON SERVE UNA DIVISA!

Le brutte storie, quelle che ormai circondano sempre più la nostra esistenza, hanno spesso per protagonisti individui che fanno semplicemente il proprio compitino assegnato loro da qualcuno più in alto. Penso, come immagini simbolo, al silenzio durante le deportazioni di migliaia di persone sotto il fascismo, al far finta di niente davanti ai pestaggi fascisti ai danni dei senzatetto, al non intervenire mai davanti a ciò che ci circonda. Girare sempre la faccia dall’altra parte: per molti questa è la soluzione preferita. Ancora più schifo mi arriva allo stomaco pensando a chi motiva i propri comportamenti celandosi dietro alla maschera del lavoro. Penso alla storia di Stefano Cucchi, diventata addirittura celebre con l’ultimo film uscito nelle sale. Certo, non mi soffermo qua a parlare di sbirri, carabinieri, guardie penitenziarie o giudici, poiché il loro compito è prima di tutto repressivo. Se sei uno sbirro probabilmente non hai un cuore e un’anima, il potere ti piace e lo eserciti diversamente a seconda dei casi. A volte pestando brutalmente, a volte mostrando gentilezza. E non si parli di mele marce violente tra le divise, il marcio è la divisa stessa!

Tralasciando questi figuri, la cosa che più giunge agli occhi è il non far niente di tutta la gente che ha avuto contatti con Stefano la settimana prima della morte e ha fatto finta di non vedere i postumi del brutale pestaggio subito da parte dei carabinieri. Avvocati, infermieri, dottori…tutti hanno partecipato passivamente (o attivamente?!) al suo omicidio. Ognuno ha fatto il suo, non preoccupandosi di nulla, facendo il compitino. “Lui dice di essere caduto dalle scale, quindi io, anche se vedo chiaramente i segni delle botte, “devo” far finta di niente. Per intervenire mi serve la sua denuncia. Se ha preso botte ci sarà un motivo”. Che schifo! Come può questa gente andare a dormire tranquilla la sera o semplicemente guardarsi allo specchio? Si è parlato tanto di questo caso come se fosse l’unico. Invece ogni giorno gente muore in carcere e nelle strade in seguito a storie simili, ogni notte nelle caserme qualcuno viene picchiato brutalmente, ogni sera si vedono cose indecenti e non si interviene. Ultimo esempio è il pestaggio subito da Paska, compagno anarchico in galera, accusato dell’attacco di capodanno 2016 alla libreria di casapound a Firenze, dove uno sbirro perse occhio e mano. Durante il trasferimento in tribunale l’8 novembre scorso, il compagno è stato malmenato. Arrivato al processo, visibilmente pestato, non gli è stato permesso di parlare di questo, ed è stato allontanato dall’aula bruscamente, ricevendo altri colpi. Tornato in carcere ha chiesto la refertazione delle botte subite, rifiutata dal medico carcerario, che può benissimo permettersi questo atteggiamento perché protetto dalle guardie. Questa storia insegna nuovamente che, come ci sono tanti nemici ben visibili, guardie in primis, ce ne sono altri, come questo medico, che si celano dietro al proprio lavoro. È forse facendo pagare anche a loro il prezzo delle proprie azioni che possiamo migliorare le condizioni detentive dei carcerati? Che sia la scelta azzeccata colpire tutti i collaboratori del sistema per isolare il nemico statale?

Di una cosa siamo certi: lo sbirro di Firenze difficilmente riuscirà ancora a picchiare qualcuno… almeno questo è un dato di fatto contro i pestaggi sbirreschi!

Fonte: roundrobin