Contrastiamo questa guerra, sabotiamo questa normalità, i suoi eserciti e il suo capitale

Riceviamo e pubblichiamo:

L’Italia è già entrata in guerra.

E ce ne accorgiamo non solo dalla circolare del 9 marzo firmata dal capo di stato maggiore dell’esercito italiano che dispone addestramento orientato al warfighting, reparti in prontezza operativa alimentati al 100% e massima efficenza operativa di tutti i mezzi militari. E nemmeno dall’invio in Ucraina di mortai, mitragliatrici, missili terra-aria Stinger e missili anticarro Spike. E nemmeno dalle posizioni ufficiali del parlamento italiano, che sostiene la “compatibilità tra diplomazia e l’invio di armi”. E nemmeno della scoperta di armi e munizioni nel Boeing cargo all’Aereoporto di Pisa, sotto la copertura di “aiuti umanitari”.

In questa guerra tra due opposti imperialismi l’Italia è parte attiva come membro della NATO, braccio militare degli Stati Uniti a difesa degli interessi capitalistici delle potenze occidentali.

L’accaparramento di risorse energetiche, in primis, è stato il motore delle tante guerre e millantate missioni umanitarie in cui l’esercito italiano si è speso in Libia, Afghanistan, Iraq, per la gioia dei potenti economici nostrani, ENI in prima fila. Per decenni il nuovo nemico russo ha potuto contare sugli introiti derivanti dall’Europa, Italia in primis, di cui è il principale fornitore di gas (90%), petrolio (97%) e carbone (70%): lontano dagli occhi e per il nostro benessere.

Ma nella ragion di stato del desiderio di potenza tutto politico di questo mondo la superiorità economica  e la disponibilità di risorse devono essere bilanciate, per questo l’Ucraina è strategica, tassello fondamentale dell’accerchiamento militare del nemico.

Nulla contano le vite su cui questi interessi si giocano. Sappiamo che nessuna guerra garantirà mai l’emancipazione dei popoli, né un’equa redistribuzione delle risorse, né la pace nel suo senso profondo e non politico. Per questo siamo al fianco delle migliaia di persone che coraggiosamente scendono nelle piazze russe, malmenati dalla polizia e incarcerati per essersi opposti alla guerra. Per questo siamo al fianco di chi in Ucraina con ogni mezzo continua a scegliere quella libertà che non conosce patria né padrone.

Dal canto nostro non cederemo ad alcuna emergenza. Non ci ergeremo a strenui difensori delle nostre briciole in forma di comodità, non sarà la miseria che entra nelle nostre case con i rincari che stanno toccando pressoché ogni genere di prima necessità, intesta gas, energia elettrica e carburanti, a farci invocare il ritorno del carbone, l’avanzare del nucleare e dell’estrattivismo o magari distese di pannelli ed eoliche come se queste a loro volta non richiedessero l’estrazione di materie prime rare e tossiche.

Contro la miseria e la guerra l’unica possibilità è farla finita con la loro pace.

IL CONFLITTO SI GIOCA ANCHE QUI, NELLA NORMALITA’ CAPITALISTA DI OGNI GIORNO CHE VIVIAMO.

Intesa Sanpaolo, UniCredit, Assicurazioni Generali, Maire Tecnimont, Enel, ENI sono solo alcuni tra i colossi italiani con maggori interessi economici in Russia e legati al capitalismo estrattivista occidentale. Il loro profitto alimenta il mercato, di guerra.

CONTRASTIAMO QUESTA GUERRA,

SABOTIAMO QUESTA NORMALITA’,

I SUOI ESERCITI E IL SUO CAPITALE

Anarchiche e anarchici