Ascoltare le voci – Volantino distribuito durante l’iniziativa del 20 febbraio a Genova

Riceviamo e pubblichiamo il volantino distribuito durante l’iniziativa che si è tenuta a Genova il 20 febbraio scorso dedicata a Juan e agli anarchici prigionieri. Questo volantino introduceva una mostra di testi dei nostri compagni imprigionati Juan Sorroche, Anna Beniamino, Alfredo Cospito, Monica Caballero, Francisco Solar, Ignacio e Luis Avaca e un testo collettivo da parte di alcuni anarchici rinchiusi nel carcere di Korydallos in Grecia

ASCOLTARE LE VOCI

Questa iniziativa nasce dal desiderio di sgomberare il campo da fraintendimenti quando si parla di solidarietà e dall’ipotesi che questa, se intesa in modo non coerente rispetto alle intenzioni, possa finire con lo squalificare i percorsi che le prigioniere e i prigionieri intraprendono.

L’idea di solidarietà che le prigioniere e i prigionieri anarchici in lotta intendono e che emerge dalle loro stesse voci, come si evince dai testi qua esposti, è molto chiara: non è la ricerca di una solidarietà generica, umana o pietistica, che scaturisca solo da un sentimento di empatia per il fatto di essere perseguitati dallo stato, sottoposti ad un ignobile giogo di privazione e violenza quotidiana, come d’altronde le altre persone detenute nelle carceri italiane.

Qua si intende la solidarietà complice e rivoluzionaria, che condivida con determinazione quelle parole e gesta che sono l’espressione della tensione verso l’idea di una liberazione di tutti gli individui che rimette continuamente in gioco sé stessa e non si limita alle vicende contingenti o personali.

Questa piccola mostra riporta testi e dichiarazioni di prigionieri e prigioniere anarchiche da varie parti del mondo. Voci da dentro che vogliamo portare fuori perché sono per noi il migliore degli esempi di lotte portate avanti con dignità e coraggio.

In qualsiasi società progressista, conservatrice o democratica l’ideale anarchico è represso appunto perché nemico giurato dell’autorità e perché rappresenta per essa una minaccia reale: la campagna anti anarchica che negli ultimi anni le procure di molte città in Italia hanno fatto ne è la prova.

Le nostre compagne e compagni non sono vittime innocenti della repressione: la tensione contro l’autorità che infiamma i loro cuori li rende nemici giurati di questa società. La repressione è inevitabile per chi vi si ponga realmente in conflitto: in questo scontro lo stato difende le sue roccaforti e fa cadere ogni illusione di giustizia democratica.

Questo non significa che questa guerra non possa essere combattuta, anzi è essa stessa a dare significato ad una vita che non vuole essere fatta di pure rappresentazioni: l’idea di libertà, da bellissima ed evanescente chimera, si fa concreta e tangibile in tutti quei singoli momenti in cui ci si riprenda il piacere del conflitto con questo intollerabile esistente.

I nostri compagni e compagne imprigionate combattono ogni giorno, mettono quello che hanno, i loro corpi e la loro stessa esistenza, a far da barricata contro l’urto della violenza che lo stato esercita contro di loro: l’isolamento, la censura, la violenza psicologica e fisica. Difendono con le unghie e con i denti l’idea e la fiamma che mantengono viva nei loro cuori assediati.

Alla luce di tutto questo come può essere la solidarietà che desideriamo esprimere? possiamo noi fare di meno?

In questa nostra realtà che è una prigione a cielo aperto la repressione va veloce e non fa sconti: una delle armi che consideriamo efficace per fronteggiarla è la consapevolezza e la dignità della propria scelta, curarsi di non screditare l’impeto di vita che sostiene il conflitto imboccando le soluzioni sbrigative che lo stato con tanta magnanimità offre per tirarci fuori dai guai. Accettare i compromessi è un’abitudine che si insinua lentamente, lentamente può contaminare la vita intera. Per noi il senso di una lotta, qualunque ne sia l’oggetto, sta nella totalità del percorso.

Questa iniziativa è dedicata a tutte le nostre compagne e compagni anarchici che con lucidità e dignità continuano a lottare contro questa società autoritaria da dietro le mura delle carceri in cui sono rinchiusi. Che il loro coraggio e la loro fermezza ispirino i nostri percorsi qua fuori.

Anarchiche e Anarchici