Alle creste colorate preferiamo il passamontagna

riceviamo e pubblichiamo:

“Siamo noi i cadaveri / di questa città di merda / dove non riusciamo a vivere dove non facciamo mai niente / dove le cose che ci restano / sono rabbia e disperazione tutto il resto ce l’hanno incarcerato / tutto il resto ce l’hanno sequestrato”

– 5°Braccio – Rabbia e disperazione –

Questi anni bui che siam costretti ad attraversare, sono anni nei quali qualunque spirito di ribellione e conflitto viene soffocato attraverso il controllo, la repressione, le galere, il lavoro, e le guerre. Massa di cadaveri, che sperimentano la morte ogni giorno e ricercano un senso a quest’esistenza, diventiamo sempre più dipendenti dai gingilli e dagli schemi che il capitalismo ci ficca in gola. L’hardcore, oggi non è da meno. Ciò che ci circonda è il continuo scimmiottamento di stereotipi; creste colorate che nascondono teste vuote, concerti organizzati in posti ambigui, nelle ARCI o locali legati alla logica del guadagno, dove per accedere c’è bisogno di una tessera e soldi per pagare biglietti salati. Diventiamo moda, spettacolo, merce consumabile e defecabile da parte del Capitale; soggetti da cartolina piene di A cerchiate, che urlano il proprio presunto odio verso la società il quale rimane solo uno slogan e non porta mai all’azione. La politica è stata messa da parte, ad ammuffire sotto la scalata sociale nella “scena”. Prendere posizione oggi vuol dire farsi terra bruciata attorno a sé, vale più una toppa sul proprio giubbino che un’idea che esplode in faccia alla realtà. Punk e Diy sono pratica quotidiana, ma oggi si preferisce far passare una ribellione annacquata che dura il tempo di una serata, sotto note distorte e tupatupa furenti, per tornare il giorno dopo alle nostre esistenze innocue. Il nostro essere anarchici e punx non costituisce un’identità, bensì un’attitudine che vuole negare e fare a pezzi questa società e le idee su cui è stata costruita. Se il DIY chiama ad un’inversione di rotta verso il consumo sfrenato, se l’hardcore è baluardo di un’alterità sovversiva, è necessario chiederci dove stiamo andando e con chi stiamo camminando. Nostra intenzione è spargere l’eco della nostra rabbia verso il nulla sociale e politico in cui versa questa schifosa città, contro la rassegnazione e l’indifferenza che apriva fin dentro i nostri spazi, i nostri concerti e le nostre teste. Non è la droga, l’alcol o la popolarità ad offrirci una risposta o a renderci qualcun*; è la nostra essenza e il nostro agire che ci determina.

L’hardcore per noi è azione diretta. La nostra vuole essere una chiamata a pensare e ad agire, ad avere il coraggio di schierarsi, per ritornare ad essere individui autentici, che esprimano la propria diversità e che insieme ritornino a divertirsi nella negazione e distruzione dell’esistente.

Alle creste colorate preferiamo il passamontagna
Gli strumenti in una mano, nell’altra il fucile

Fonte: roundrobin