Cile, Prigione di Rancagua: Alcune parole di Ignacio e Luis sui fatti del 12 novembre

Alcune parole di Ignacio e Luis a proposito di quello che è successo il 12 novembre nella prigione di Rancagua

Di fronte a quello che è successo il 12 novembre scorso, e in cui siamo stati coinvolti, dichiariamo che non metteremo mai la nostra dignità a disposizione delle guardie, sia che si tratti di procedure che fanno parte del regolamento o di semplici motivi di disturbo. A volte possono essere perfettamente regolamentari, ma noi non ci lasciamo guidare dalle loro regole e ancor meno dagli ordini che si aspettano vengano rispettati e, senza voler assumere il ruolo delle vittime, consideriamo questo teatrino niente altro che una provocazione e un attacco mirato contro di noi. Le guardie non si aspettavano la nostra risposta aggressiva, in difesa della nostra dignità e della nostra integrità.

I fatti:

Verso le quattro del pomeriggio, c’è stata un’operazione nella sezione 85, nella quale siamo rinchiusi. Questa operazione ha visto la partecipazione sia del personale della gendarmeria (il corpo delle guardie carcerarie del Cile NdT) proveniente dall’esterno della sezione, che di alcuni funzionari del CEAC (addestramento cinofilo della gendarmeria). Fin da subito, sono state evidenti le provocazioni di uno di questi ultimi contro Luis : il compagno ha ricevuto almeno 3 colpi alla testa, a mano aperta, da parte del funzionario, oltre a numerosi insulti. Abbiamo deciso di non ribellarci, ma subito dopo a Luis è stato chiesto di fare una flessione, una cosa del tutto inutile ai nostri occhi, ma apparentemente richiesta dal regolamento, secondo le guardie.

Di fronte al suo rifiuto di eseguire la flessione, l’ufficiale che glielo aveva ordinato, lo ha spinto a terra con forza, mentre un branco di gendarmi gli si sono lanciati addosso colpendolo con pugni e manganellate. Di fronte a questo spettacolo, Ignacio ha aggredito uno degli agenti che picchiava e cercava di sottomettere Luis, ricevendo lo stesso trattamento da parte di un altro gruppo di guardie, che gli hanno anche spruzzato dello spray al peperoncino negli occhi. Una volta sottomessi e ammanettati, siamo stati condotti lontano dal resto dei detenuti, mentre venivamo costantemente insultati e minacciati dalle guardie, che continuavano a dirci che ci avrebbero “mandati a morire” nella sezione per detenuti pericolosi, come rappresaglia per la nostra azione e perché siamo “anarchici” e “sovversivi”.

In seguito, siamo stati portati all’ospedale della prigione, dove ci hanno fatto firmare un rapporto sulle lesioni, che chiarisce poco o niente sulle aggressioni che abbiamo subito. Ci hanno poi rinchiusi insieme in una cella. Verso le 23, abbiamo ricevuto la visita da parte del direttore del complesso carcerario, accompagnato da un funzionario con una telecamera GoPro, con la quale ha registrato il riassunto della “nostra versione” dei fatti.

Il giorno dopo siamo stati portati nelle celle di guardia interne al carcere e solo Ignacio (anche se il risultato vale per entrambi) è stato interrogato e riclassificato da uno dei capitani che era presente durante l’operazione. Il quale, dopo aver mentito sulla sua presunta conoscenza delle opinioni degli altri prigionieri sovversivi, non solo ha ripetuto la suddetta minaccia di “mandarci a morire o finire accoltellati”, ma ha persino osato dire che noi non siamo “sovversivi” ma solo dei “ragazzini”, e che l’autodifesa “non si applica in prigione”, e che se ci comportiamo di nuovo così, saremo trasferiti in un’altra sezione o addirittura in un’altra prigione. Poi siamo stati informati che saremmo tornati alla sezione 85, ma con lo status di “sospesi”.

Niente di tutto questo ci sorprende o ci spaventa e se dovremo difenderci di nuovo, non esiteremo a farlo. Sappiamo che arriveranno altri colpi bassi da parte delle guardie, sia contro di noi che contro i compagni anarchici/sovversivi che si trovano nelle sezioni 1 e 2, e chiediamo di agire, di essere solidali con i fatti, di fronte alle future vessazioni e/o rappresaglie istituzionali contro chi resiste a questo trattamento.

Imprigionati ma mai sconfitti!
Morte al carcere e alla società che lo crea!
Ignacio e Luis

Fonte: Contrainfo

Traduzione: infernourbano