Prigioni Cilene: Poche semplici parole. Dichiarazione del compagno Ignacio Avaca

Ci sono molte cose che vorrei dirvi e, secondo me, le parole non potranno mai esprimere l’intensità e la particolarità di ciò che sento. Vorrei ringraziare tutti e tutte senza ripetere ancora una volta”grazie”, ma con una mano quando serve, con i fatti e non con le lettere. In questo momento però, l’unica azione che voglio è continuare a resistere, come ho sempre fatto fino ad ora, insieme al mio fratello di sangue, e insieme ai fratelli sovversivi, qui a Rancagua, Santiago, o in qualsiasi altra prigione del mondo.

Non c’è giorno che non desideri un po’ della libertà “delle strade”, quella che, sebbene spesso illusoria e trasformata in una prigione a cielo aperto, materiale a volte, e immateriale molte altre, è, senza dubbio, preferibile all’essere imprigionato in questo arido cortile. Non c’è giorno che non guardi gli Alamos mossi dal vento, alti e lontani dal filo spinato, dal cemento e dagli sguardi dei gendarmi, e vorrei accarezzare il verde di qualche albero, il calore di un abbraccio complice, o l’intensità dell’incontro dei miei occhi con quelli di qualcuno che non vedo da molto tempo. Ma so anche che tutto questo fa parte di ciò che ho deciso, anche se fa male. Non auguro il carcere a nessuno, questo destino non è mai stato una novità, così come non è mai stato una novità resistergli e cercare di erodere le sue strutture (fisiche e mentali) il più possibile, rompere la sua rigidità e il suo confinamento.

Per il resto di questa vita (e forse per altre), sarò sempre grato ai miei amici, parenti, fratelli e sorelle e amori, e anche se sono inondato di rabbia, dolore e impotenza, so che prima o poi, in un modo o nell’altro, vi rivedrò.

“Con un cuore pieno d’amore che viene messo a nudo davanti a un compagno, con una mano tenera e l’altra armata(…)” Gabriel Pombo da Silva

INGABBIATO, MAI SCONFITTO!
MORTE A TUTTI I GERARCHI!

Ignacio Avaca
20 novembre 2021

Fonte: Contrainfo

Traduzione: infernourbano