Un compagno in coma

Il nostro compagno Boris, detenuto nella prigione di Nancy-Maxeville dal settembre 2020 per l’incendio di due antenne-ripetitori nel Giura durante il confinamento, in questo momento è in coma artificiale nel reparto grandi ustionati dell’ospedale di Metz. Il fuoco si sarebbe sprigionato verso le 6,30 nella sua cella sabato 7 agosto.

La sola certezza è che la prigione è un sistema di tortura istituzionalizzata, e che lo Stato — dalla polizia alla giustizia fino alla galera — è direttamente responsabile di questa situazione.

Che la tristezza si trasformi in rabbia contro ogni autorità…

Alcuni amici, complici e compagne di Boris

8 agosto 2021

Incarcerato dopo mesi di indagini e sulla base di tracce di DNA ritrovate sul posto, Boris è andato a processo il 19 maggio 2020 a Nancy. Giudicato quasi a porte chiuse, senza il suo avvocato che aveva chiesto un rinvio e senza i compagni solidali a cui era stato interdetto l’ingresso in tribunale col pretesto delle norme anti-covid, i lerci togati l’hanno condannato a 4 anni di galera e ad un centinaio di migliaia di euro per danni e interessi. L’appello è stato fissato davanti alla Corte d’Appello di Nancy il prossimo 20 settembre.

Riportiamo alcuni suoi pensieri in un testo redatto nel giugno di quest’anno, intitolato Perché ho incendiato le due antenne del Mont Poupet:

«[…] Gli schermi hanno un ruolo primario per far accettare il confinamento alla maggior parte della popolazione: telelavoro, teleaperitivo, telescuola, tele… Come avrebbe potuto il dominio far “rispettare” gli arresti domiciliari su grande scala senza tutta questa tecnostruttura?

È il tempo dell’accelerazione dei flussi e dei dati, della connessione degli oggetti di uso quotidiano al fine di controllare, ascoltare, tracciare e spiare sempre più, rendendo l’essere umano sempre più schiavo della macchina. Questo è ciò che il dominio chiama “progresso”, “civiltà”. In realtà, questo progetto di società è prettamente distopico. Di fronte a questa griglia digitale, non ci sono 36.000 soluzioni. Mi sembra sia necessario superare lo stadio della critica e agire qui ed ora, collegando le idee agli atti, e prendendo le necessarie precauzioni per evitare di cadere nelle maglie della repressione. E sfortunatamente so di che cosa parlo.

[…]. Sono tante le ragioni per cui faccio parte di coloro che, al primo rintocco dell’ordine statale e sanitario, hanno rifiutato di chiudersi in casa e sono usciti per attaccare direttamente uno dei pilastri del dominio.

A testa alta, col cuore ardente!

Viva l’anarchia!

Boris

Fonte: Finimondo