Un aggiornamento e una riflessione riguardo il compagno anarchico Alfredo Cospito detenuto in regime di 41bis

Innanzitutto un chiarimento più che un aggiornamento.

Questa estate appena trascorsa, dopo che è stata emessa la sentenza di cassazione per l’operazione Scripta Manent, tramite uno scritto vi informavo riguardo la mia situazione e quello che mi aspettava. Ebbene verso la seconda metà di settembre il mio avvocato ha fatto richiesta per scontare in maniera alternativa (lavorativi più domiciliari) la mia condanna di due anni e sei mesi.

Dal momento che è partita la richiesta, è stato sospeso il tutto fino alla decisione del giudice e magistrato di sorveglianza. Quindi dal 1 ottobre ogni giorno può essere quello “giusto” in cui mi informeranno per la decisione. Questo semplicemente per chiarire la mia situazione evitando di passare per quel che non sono agli occhi dei compagni. Di stronzate ne dico tante ogni giorno, ma su certi argomenti anche no.

Veniamo quindi ad Alfredo, in quanto la situazione è più importante di tante altre.

Non starò qui a parlare della situazione del compagno e delle sue condizioni detentive perché ce lo ha spiegato benissimo il suo avvocato, visto che il compagno è impossibilitato per le restrizioni del 41 bis, ed è stato già riportato nei vari testi redatti in solidarietà con lo stesso Alfredo.

Tanto meno affronterò la questione “sciopero della fame ad oltranza” perché non ne ho fatto mai un mistero, e con lo stesso Alfredo ne abbiamo parlato tante volte negli ultimi anni, che per quanto riguarda quel tipo di sciopero rispetto le scelte dei compagni ma non lo condivido per niente. Semplicemente penso che lo Stato ci goda ad assistere che ti lasci morire da solo, e onestamente io aspiro alla morte dello Stato non alla mia o quella dei miei compagni).

Allo stesso tempo ritengo anche che sia molto riduttivo da parte degli anarchici parlare esclusivamente del regime di 41 bis in questo periodo. Va bene che lo faccia Alfredo in quanto sequestrato in quel tipo di lager italiano; per il resto sono lotte specifiche che affrontano i detenuti in generale ma non devono essere quelle di un anarchico non detenuto e “libero”. La questione fondamentale deve essere il carcere in generale e non solo una delle sue facce. Per quanto riguarda l’attuale problematica, e qui vi sembrerà una provocazione ma non lo è, parliamone, facciamola uscire fuori ma lasciamola approfondire alla stampa di regime, gli sciacalli ed i pennivendoli che possono far risaltare agli occhi del cittadino qualunque, ma anche del politico, dei governanti la questione meglio di ogni singolo anarchico.

Questo è un dato di fatto, purtroppo…

Se è sempre valido “con ogni mezzo necessario”, e se ci teniamo alle condizioni detentive e di salute di Alfredo lasciamo questa feccia di stampa armata di penna far uscir fuori il problema perché in quanto anarchici non ne siamo capaci, e sarebbe inutile e ridicolo che qualcuno mi venisse a dire “parla per te”. Da quando mi sono avvicinato all’idea anarchica ne ho sentiti e letti di

“Fuoco alle galere” con il risultato che gli unici fuochi sono sempre avvenuti all’interno delle carceri appiccati dai detenuti in rivolta. Come anarchici non si è stati nemmeno capaci di non farsi rinchiudere nelle case negli ultimi due anni, con tanto di museruole sanitarie, figuriamoci come si vorrebbero distruggere le carceri, che tra l’altro non sono solo quelle ben visibili in cemento armato, filo spinato e sbarre alle finestre.

Il primo carcere che andrebbe distrutto è quello che risiede nelle nostre teste. Se non liberi il tuo cervello, non puoi liberare nessuno. In quanto anarchici siamo ancora pieni di gabbie nelle nostre menti, in cui ogni cella ha il suo nome: maschilismo, sessismo, incoerenza, autocritica, anti istituzionalismo, riverenza, prepotenza, sottomissione e sopraffazione tra individui sono solo alcune.

Ebbene iniziamo a dar fuoco a queste celle e distruggiamo queste di carceri residenti nei nostri cervelli e poi si può passare al punto successivo.

La compagna Anna Beniamino mi direbbe che sono il solito “pessimista cosmico”, cosa che mi ha sempre divertito, ma purtroppo è la realtà.

Il prossimo 5 dicembre a Torino si terrà l’udienza che deciderà sulle vite di Anna e Alfredo, e che sia o meno ergastolo i due compagni comunque dovranno affrontare tanti anni di carcere.

Ora il problema da affrontare è quello che ai compagni detenuti non venga a mancare nulla e che affrontino questo sequestro di Stato nelle condizioni “migliori”, e soprattutto con Alfredo fuori da quel regime di detenzione.

Non era scontato che accadesse in maniera così numerosa e rumorosa, perché non dimentico l’isolamento da parte di un certo tipo di movimento anarchico all’indomani degli arresti riguardo al ferimento di Adinolfi rivendicato dai due compagni Alfredo Cospito e Nicola Gai con la firma “Nucleo Olga – F.A.I.-F.R.I.”; ma onestamente sono molto contento che anche chi non era d’accordo , ed aveva espresso dubbi e tante critiche con l’anarchismo d’azione del compagno in questi ultimi tempi, stia facendo sentire la vicinanza e la solidarietà attraverso le numerose iniziative in tutto il “bel paese”(di merda). Sperando che sia Anna che Alfredo non vengano seppelliti tra le mura dei lager di Stato, mi auspico che cotanta solidarietà non resti soltanto come mazzi di fiori poggiati sulle tombe fatte di cemento e sbarre.

Fuori Alfredo dal 41 bis!

Liberi tutti!

Per l’Anarchia!

Gioacchino Somma

Fonte: fuoridallariserva.noblogs.org