Svizzera – (Aggiornamento) Altri due mesi di carcere per attivista antispecista

Matthias* (nome fittizio) è un attivista antispecista accusato di danneggiamenti che si trova in detenzione preventiva dalla fine di novembre 2018 a Champ-Dollon, Canton Ginevra. Avrebbe potuto essere rilasciato il 5 agosto, ma in data 29 luglio, il Ministero pubblico ha decretato un prolungamento di due mesi della carcerazione preventiva, invocando un rischio di recidiva.

– Prolungamento della detenzione

La decisione del Tribunale delle misure coercitive è stata emessa il 5 agosto: prolungamento confermato, sotto pretesto che l’indagato faccia parte del movimento antispecista. Diversi collettivi di solidarietà hanno indetto una mobilitazione di sostegno il 7 agosto davanti al Palazzo di Giustizia di Ginevra.

Dopo che lo scorso mese di giugno era stato ordinato un terzo prolungamento della detenzione di Matthias, ad inizio agosto il Tribunale delle misure coercitive, sotto richiesta del Procuratore Adrian Holloway, ha deciso per un’ulteriore prolungamento. La motivazione? Il fatto che faccia parte del movimento antispecista e rappresenti per principio un rischio di recidiva in caso di rimessa in libertà.

Senza nemmeno prendere in considerazione la rimessa in libertà o altri tipi di misure esistenti (arresti domiciliari o braccialetto elettronico), che dovrebbero essere valutate secondo i “principi di proporzionalità”, le autorità hanno affermato che questo tipo di misura sarebbe insufficiente per la prevenzione di una recidiva visto che l’accusato “aderisce a priori con la stessa convizione e coinvolgimento” all’ideologia antispecista.

Il nuovo avvocato di Matthias, Oliver Peter, si è opposto a questa decisione contestando l’esistenza di un rischio di reiterazione. Deporrà un ricorso contro questa decisione, che giustifica il mantenimento in detenzione per il posizionamento politico dell’accusato. (…) Ricordiamo che Matthias al momento è sospettato di aver rotto delle vetrine, strappato dei manifesti e fatto delle scritte. Pare quindi evidente che si tratti di repressione politica di un attivista tenuto in ostaggio da un sistema legislativo che protegge gli interessi economici a scapito della dignità umana ed animale.

Diversi collettivi si oppongono fermamente a questo accanimento giudiziario e incoraggiano altri collettivi ad unirsi svolgendo azioni solidali. (…) Denunciano la reclusione in quanto simbolo di una società profondamente oppressiva ed ingiusta, che trova nella privazione della libertà il mezzo perfido per costringere coloro che non corrispondono alle norme della società. Militanti radicali contro tutte le forme di dominio (animale, ecologico, razziale, patriarcale,…), solidali con le persone sacrificate dal colonialismo e dal capitalismo, persone precarizzate, sono tutte in qualche modo colpite da questo sistema che protegge sistematicamente gli interessi delle categorie di popolazione privilegiate.

Gli ultimi esempi di repressione contro i collettivi ecologisti ne costituiscono l’ennesima prova. Una lettura alternativa, fuori dai dogmi della società, ci convince senza ombra di dubbio che è proprio il sistema nel suo insieme che crea la violenza istituzionalizzata verso le popolazioni vulnerabilizzate, umane ed animali. I rapporti di potere sugli essere umani e gli animali hanno d’altronde dimostrato il loro impatto catastrofico sulla situazione climatica. Finalmente, oggigiorno, in seguito alle molteplici mobilitazioni militanti in tutto il mondo e agli ultimi rapporti dal mondo scientifico, è in corso un dibattito pubblico sulle conseguenze dell’attività umana capitalista sullo stravolgimento climatico. Non sono quindi gli/le attivistx che bisognerebbe incarcerare, ma il sistema che bisogna cambiare se vogliamo preservare la possibilità di vivere su questa terra.

Riepilogo dei fatti

Il 29 novembre 2018, Matthias ed un’altra attivista vengono mandatx nel carcere di Champ-Dollon (GE), sospettatx di danneggiamenti contro ristoranti, macellerie e manifesti specisti. La seconda attivista viene rilasciata dopo una settimana di detenzione, Matthias invece si trova tuttora in carcere. Una terza attivista, Mirabelle* (nome fittizio), passa un mese dietro le sbarre prima di essere rilasciata.

L’antispecismo è una lotta politica come il femminismo, le lotte delle persone LGBTQI+ e l’antirazzismo. Lotta per la liberazione dei 77,5 milioni di animali uccisi ogni anno in Svizzera, dei 60 miliardi di animali uccisi nel mondo e dei 1000 miliardi di animali marini che subiscono le conseguenze della pesca. Le vite ed il rispetto degli interessi fondamentali di questi individui devono avere la priorità sulla continuità di un sistema economico, di una tradizione o di un piacere gustativo. L’attivismo antispecista si muove con mezzi diversificati per arrivare ad un cambiemento del sistema necessario alla sopravvivenza degli esseri senzienti in un contesto di urgenza ecologica.

Fonte: Freccia Spezzata