Sulla richiesta di Sorveglianza Speciale per una compagna a Genova

Riceviamo e pubblichiamo:

Qualche settimana fa l’attenzione di tutti si focalizzava su quale colore sarebbe stato assegnato alla propria Regione di residenza per le nuove misure di contenimento della pandemia, temendo un cartellino rosso piuttosto che giallo.

Nello stesso periodo a Genova gli scagnozzi del PM Manotti consegnavano una proposta di Sorveglianza Speciale ad una compagna anarchica.

Come tante volte accade quando lo Stato ed i suoi prefettori fanno richiesta di un provvedimento di questo genere nei confronti di un compagno o una compagna vengono posti in oggetto in particolare le sue idee, le sue abitudini e le sue frequentazioni. Anche in questo caso non sono stati da meno. Quintali di carta stampata riportano in modo minuzioso e spesso anche al limite del fantasioso, attività, momenti di vita e tutto un corollario di avvenimenti che sarebbero ascritti alla sfera della destinataria di questa istanza. Pagine e pagine che ripercorrono anni di incontri, scritti solidali, partecipazioni ad assemblee e ad iniziative, presidi e manifestazioni, storico giudiziario e chi più ne ha più ne metta. Tutto questo per delineare il profilo di un soggetto, secondo le loro grandi cogitazioni, pericoloso e di spicco nella galassia anarchica di ieri e oggi. Evidentemente il loro auspicio con l’applicazione di questa misura è quello di mettere fuori gioco questa compagna in modo che non ci sia pericolo di  poterla ritrovare in orbita un domani.

Risulta palese rovistando in questa montagna di cartaccia, che ogni giorno viene nuovamente foraggiata da segnalazioni della Questura di Genova che pare non aver ancora terminato di fornire materiale a riguardo, come ciò che mette in allarme i paladini dell’ordine e della giustizia sia di fatto l’attività solidale svolta nei confronti dei compagni anarchici imprigionati o destinatari di misure restrittive di vario genere che la repressione, di questi tempi soprattutto, non fa fatica a lesinare.

L’obiettivo perseverante della Sorveglianza Speciale, misura che si trascina dal ventennio fascista nel sempre in auge Codice Rocco, resta quello di isolare ed emarginare il ricevente, applicando una limitazione della libertà personale sulla base del sospetto senza ascrivere quindi reati specifici ma piuttosto eleggendo una proposta di base ad un ideale.

Il tuono di certi pensieri però a volte prova a scavalcare questa oppressione, lo fa quando senza paura solidarizza con pratiche ed azioni che in qualche modo cercano di spezzare il sistema mortifero che attanaglia l’esistente, senza lasciare spazio alle prese di distanza e alle delazioni. Quando questa affinità viene espressa l’autorità tenta di in tutti i modi di stroncarla perchè non venga messa in pratica da chi la sostiene, tanto meno da chi magari un giorno potrebbe trarne ispirazione.

Di questi tempi il mantra della Sicurezza risuona più che mai, in strade straripanti di brutti soggetti in divisa pronti a reprimere con tutti i mezzi a loro disposizione: dalla multa al manganello, perpetuando di fatto una guerra nei confronti degli sfruttati, degli immigrati, di chi vive di espedienti ed in generale di chi non si adatta e prova a non chinare la testa di fronte a questa “normalità” fatta di distanza, occhi bassi, di bocche coperte da mascherine e di un’aria irrespirabile, più che per il paventato virus respiratorio per un morbo ch sembra essere entrato in ogni alveolo della vita: quello del dominio e del controllo.

Mentre si saltella di fase 1 in fase 2, di coprifuoco in restrizione alla mobilità, c’è chi continua a non essere disposto a vivere in questo isolamento sempre più imperante. Per mettere a tacere l’avversione di chi non si rassegna, l’autorità con la sempre in auge scusa del mantenimento dell’ordine pubblico e della sicurezza, prova a rinchiudere le passioni in diagrammi ben squadrati.

Così la solidarietà incondizionata ai compagni anarchici imprigionati che, con coraggio e a testa alta affrontano la loro detenzione caratterizzata da esclusione e vessazioni, inserisce i soggetti automaticamente all’interno di qualsivoglia organizzazione eversiva, la vicinanza e la complicità con tutti i rinchiusi, gli emarginati, gli abbandonati riconduce ad un’attività di sobillatori di rivolte, la partecipazione a lotte e momenti di piazza riconduce in modo sbrigativo alla frangia dei violenti, l’appoggio di certe azioni bollata come terrorismo.

Abbiamo la consapevolezza che i profili creati dai cani da guardia dello Stato (con vite così tristi da essere spese nel solo obiettivo di reprimere e ingabbiare) sono lo strumento per provare a lasciare i compagni in un angolo distanti, inavvicinabili e tentare inoltre di creare nette divisioni che niente hanno a che vedere con le diversità che caratterizzano gli individui le quali possono essere invece fonte di ricchezza.

Auspichiamo che sia giunto il momento di strappare tutta quella carta straccia e ribadire da che parte stiamo, dando sfogo ai nostri desideri e facendo vivere la solidarietà in tutte le sue più disparate forme.

Con l’auspicio che un giorno tutti questi brandelli di carta si tramutino nella cenere di qualunque forma di autorità.

Per la Libertà, per l’Anarchia.

Solidarietà alla compagna genovese sotto richiesta di Sorveglianza Speciale e a tutti quelli che si vedono privati della propria libertà.

Libertà per tutti i prigionieri in Italia e nel Mondo.

Anarchici e anarchiche a Genova

Sorveglianza Speciale Genova PDF