Su la testa. La svolta autoritaria di nuova forma e la repressione anti-anarchica in Italia

Contributo per l’incontro presso lo spazio anarchico Motín a cura di anarchici redattori di “Vetriolo”. Madrid, 27 febbraio 2021

Grazie alle compagne e ai compagni per l’invito, ci dispiace di non essere potuti venire in più compagni. La causa di una presenza così ridotta sono le restrizioni connesse alle leggi repressive emanate dai governi, col pretesto della pandemia. Ci farebbe comunque piacere tornare per nuovi confronti non appena sarà possibile.

Sulle pagine di “Vetriolo” abbiamo definito il clima repressivo che si respira, in Italia e in generale in tutto l’Occidente democratico, come una «svolta autoritaria di nuova forma». Proviamo a spiegarci meglio sul senso di questa definizione.

Una delle ragioni che ci hanno spinto alla ricerca di una definizione specifica per il clima repressivo di questa nostra fase storica, è l’insoddisfazione nei confronti delle categorie classiche dell’antifascismo. Alcuni di noi non credono che oggi non vi sia in effetti un pericolo fascista. Ovviamente ci sono molti fascisti e sono anche molto pericolosi, ma alcuni compagni della redazione non credono che esista un pericolo storico, politico, di un’affermazione di regimi fascisti in Occidente. Pensiamo infatti che il fascismo sia stata una risposta dello Stato nei confronti del pericolo rivoluzionario. Non essendoci oggi il pericolo di una rivoluzione sociale, purtroppo, non crediamo nemmeno che lo Stato liberale si trasformerà in Stato fascista.

Non tutti i compagni della redazione sono d’accordo con questa deduzione. Tutti sono però convinti dell’inadeguatezza delle categorie classiche con cui si è affrontato il fascismo nel secolo scorso. Per esempio, la risposta tradizionale al fascismo è stata incarnata dal cosiddetto «frontismo». In Spagna avete conosciuto il caso classico di questo «frontismo»: il Fronte Popolare. Il Fronte Popolare è un’alleanza vasta di tutte quelle forze che, per motivi vari e spesso radicalmente divergenti, erano contro l’avanzata delle forze di Franco. Si tratta dunque di un’alleanza che vedeva insieme forze autoritarie e individualità antiautoritarie, forze borghesi e forze proletarie. Gli orrori storici del Fronte Popolare li vediamo nel momento in cui degli anarchici diventano addirittura ministri del governo repubblicano. È una verità storica che la rivoluzione sociale non è stata sconfitta da Franco, ma prima di lui dalle stesse forze del Fronte Popolare: il disarmo delle milizie, la restituzione ai vecchi proprietari o la nazionalizzazione delle aziende autogestite in Catalogna, il rifiuto di concedere l’indipendenza ai territori coloniali in Marocco, l’assassinio di numerosi anarchici da parte dei comunisti, ecc. Scelte, quelle frontiste, che oltre a essere state eticamente infami, sono state per giunta anche controproducenti per la stessa lotta armata al fascismo. In Italia abbiamo conosciuto un esempio ancora più deteriore di frontismo nel CLN – il Comitato di Liberazione Nazionale. Il CLN fu un’alleanza talmente vasta da tenere insieme comunisti, socialisti, democristiani e addirittura monarchici. Tutti uniti con l’obbiettivo di scacciare i fascisti e gli occupanti tedeschi. Un fronte talmente ampio da aver espresso, in un primo momento, addirittura un ex gerarca fascista come Pietro Badoglio quale Presidente del Consiglio dei territori «liberati».

Siccome crediamo che l’antifascismo porti con sé insito nel suo stesso DNA il germe del frontismo, noi preferiamo non parlare di nuovo pericolo fascista per la fase storica che stiamo vivendo, ma di svolta autoritaria di nuova forma. Significa che anche la risposta degli anarchici, la sola risposta rivoluzionaria oggi possibile, debba essere una risposta antiautoritaria di nuova forma.

Questa nostra ipotesi non si basa solo sulle vicende del passato, ma trova riscontri anche sulle dinamiche presenti. Abbiamo assistito negli ultimi dieci anni a una lotta di potere in tutto il mondo tra le forze nazionaliste, i cosiddetti sovranisti, della nuova destra di Trump, Salvini, Bolsonaro, Orban, ecc., e le forze liberiste, le forze della globalizzazione, incarnate dalle élite europeiste, dalla BCE, dal Partito democratico negli Stati Uniti. Entrambe le forze in campo in questo scontro di potere sono nostre nemiche. Entrambe queste fazioni della borghesia mondiale sono portatrici della svolta autoritaria di nuova forma. Concentrarci solo alla lotta alle destre, rischierebbe di farci diventare degli alleati oggettivi dei liberisti, dell’Unione Europea, delle multinazionali, della sinistra americana. Lo abbiamo visto proprio negli USA, dove le lotte antifasciste e antisessiste sono infine state recuperate per portare alla vittoria Biden. Un nuovo presidente che minaccia di essere molto più aggressivo di Trump per quanto riguarda la politica estera (sta già minacciando Russia, Cina e Iran).

Cambiano i governi, ma le politiche sono sempre le stesse. La svolta autoritaria di nuova forma ha avuto un’accelerazione incredibile durante quest’ultimo anno di pandemia. Leggi liberticide nei confronti del tempo libero degli individui e al contempo estremamente permissive nei confronti della produzione industriale, sono state la misura di tutti i governi, di ogni colore politico. Il controllo sociale è passato attraverso le nuove tecnologie, le multe, il terrorismo mediatico e l’ubbidienza di massa. Da casa si può uscire solo per andare a farsi sfruttare.

La situazione in Italia è particolarmente dura. Al livello di repressione di massa, abbiamo avuto il lockdown più duro di tutto l’Occidente. Mentre 60 milioni di individui venivano chiusi letteralmente agli arresti domiciliari per circa 10 settimane, la Confindustria faceva lobby per lasciare aperte le loro fabbriche, facendo divampare il contagio e quindi facendo proseguire le misure restrittive per il resto della popolazione.

Le leggi di repressione collettiva dell’ultimo anno si sono andate ad aggiungere a una legislazione controrivoluzionaria già molto severa. Le leggi speciali scritte a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso per contrastare la diffusione lotta armata non sono mai state abolite, ma sono anzi state progressivamente indurite negli ultimi trenta anni.

Oggi molti anarchici sono sottoposti alla Sorveglianza Speciale, un provvedimento di polizia che non passa nemmeno propriamente da un tribunale, che impedisce al compagno che viene colpito di fare qualunque attività pubblica, di partecipare alle manifestazioni, di incontrare pregiudicati, di uscire di casa la sera o di cambiare città senza comunicarlo prima alla polizia stessa. Se si violano queste misure, si rischia il carcere o di vedersi allungare il periodo della Sorveglianza Speciale.

Decine di anarchici negli ultimi anni sono stati arrestati grazie all’articolo 270bis del codice penale. Un articolo che colpisce le «associazioni sovversive», quindi colpisce il fatto stesso che ti associ, a prescindere dal reato specifico che ti accusano di aver commesso. La pena per 270bis arriva fino a 15 anni di carcere, in regimi detentivi speciali (in genere i prigionieri a carattere politico vengono richiusi nelle sezioni AS2, ma ci sono ancora oggi in Italia tre prigionieri comunisti rinchiusi in 41bs, il carcere duro per la mafia). L’articolo 270bis è stato utilizzato negli anni per colpire dunque non solo coloro che erano accusati di aver compiuto delle azioni dirette, ma anche per colpire le redazioni dei giornali anarchici, i blog, tutti coloro che diffondevano le rivendicazioni, che si dichiaravano simpatizzanti col contenuto o con le pratiche ivi espresse, che organizzavano eventi di solidarietà o che raccoglievano i soldi per i processi.

Vogliamo raccontare tutto questo senza alcun vittimismo. Lo Stato colpisce, spesso colpendo a caso, perché attaccato. Se c’è stata una forza che in questo nuovo secolo ha attaccato il potere, in particolare in Europa e in America Latina, questa è stata l’anarchismo. Di recente due compagni, Anna Beniamino e Alfredo Cospito, sono stati condannati rispettivamente a 16 anni e 6 mesi e a 20 anni, in un maxi-processo che vedeva sostanzialmente la storia dell’intera Federazione Anarchica Informale alla sbarra. La storia dell’insorgenza degli ultimi 20 anni viene ridotta dal potere alla storia delle vicende criminali di pochi compagni. Una storia che si spera di seppellire, seppellendo questi compagni sotto anni di galera.

Non staremo dunque a lamentarci. Lo Stato si fa sempre più autoritario man mano che il controllo sociale del capitale entra sempre più in crisi. Da questo punto di vista, a noi sembra che l’attuale pandemia mondiale non rappresenti nessuna novità qualitativa, ma un elemento di accelerazione di un processo già in corso da lungo tempo.

Ci preme dunque evidenziare come questa svolta autoritaria di nuova forma, che colpisce gli anarchici e che ormai colpisce in generale tutta la società, al momento stia proseguendo – in Italia e nel mondo – senza una modifica effettiva dell’involucro politico democratico degli Stati. Non sono state sospese le costituzioni, non sono stati chiusi i parlamenti, non sono stati sciolti i sindacati. Questa è una novità peculiare del nuovo regime autoritario nel XXI secolo. Diversamente da cento anni fa, la svolta autoritaria odierna avviene senza colpi di Stato e senza «rivoluzioni fasciste». È nel contesto della formalità democratica, addirittura in Italia nel contesto di una repubblica parlamentare con dei governi in genere deboli e di breve durata. Insomma, lo Stato oggi è talmente raffinato che è perfettamente in grado di operare una sospensione effettiva delle «libertà» dei propri sudditi, senza ledere minimamente la sua struttura formale democratica, persino conservando le sue crisi e i suoi travagli ministeriali.

Dobbiamo dunque evitare di cadere nella trappola di una dinamica difensiva, di mera resistenza. Non c’è da resistere all’avanzata di un regime, non c’è da fare fronte comune con i democratici, i liberali, la sinistra. C’è piuttosto da dichiarare fallita l’organizzazione sociale che si basa sull’autorità dello Stato e sulla proprietà del capitale. Passare noi all’attacco di una società marcia, una società che è ormai di fatto tenuta in vita in «terapia intensiva». Tagliare i fili, staccare la spina. E tornare a respirare.

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Fonte: malacoda.noblogs.org