Regno Unito: Una lettera di Toby Shone dal carcere

Non sapevo di essere Harry Houdini

26/11/2021

Oggi sono stato scortato dalle celle dell’ala G della prigione di Bristol, al City Hospital per una visita oncologica, per rilevare un’eventuale ricomparsa del cancro all’addome e al bacino. Nell’area di ricevimento della prigione sono stato sottoposto alla solita perquisizione corporale e sono stato costretto ad indossare la divisa della prigione.

Questo offende la mia dignità. Quando ero detenuto nella prigione di Wandsworth a Londra, nella sezione “antiterrorismo”, potevo almeno andare in ospedale con i miei vestiti. Mentre aspettavo che gli sbirri finissero le pratiche, ho dato un’occhiata al mio fascicolo – “potenziale fuga” – evidenziato in rosso. Sono stato ammanettato, caricato su un furgone anonimo e senza scritte da 4 sbirri, e condotto all’unità di radiologia. Lungo la strada, sia all’andata che al ritorno, sono stato testimone delle “chiacchiere” patetiche, avvilenti, razziste e misogine delle guardie, che si considerano esperte in ogni aspetto della vita. All’unità di radiologia ci sono state alcune discussioni tra il personale medico e gli sbirri, che insistevano nel volermi tenere ammanettato, non sapendo che all’interno della MRI (macchina per la risonza magnetica) non possono essere introdotti oggetti metallici. Nonostante il macchinario si trovasse all’interno di una stanza sigillata, con un’unica porta d’accesso, sono stato comunque ammanettato con delle fascette di plastica, talmente strette da tagliarmi i polsi.

A causa delle mie proteste e alla richiesta di toglierle, gli sbirri le hanno tagliate (con difficoltà e causandomi dolore) per poi costringermi ad indossarne un altro paio, ugualmete stretto. Così legato sono stato introdotto all’interno del macchinario, in condizioni di disagio considerevole. I medici non hanno detto una parola, non mi hanno chiesto se stavo bene né si sono posti il problema sul modo in cui mi stavano trattando. L’unica voce che ho sentito è stata quella dello sbirro che mi ha ammanettato, e che è rimasto per tutto il tempo nella stanza, che mi diceva di “rimanere calmo”. Avete mai fatto una risonanza magnetica? Se l’avete fatta sapete bene che si è confinati all’interno di un minuscolo tubo, impossibilmente stretto, avvolti da un’attrezzatura sensibile con un gruppo di magneti vi gira intorno ad un volume assordante.

Un posto da cui è impossibile scappare, nella migliore delle ipotesi. Come se non bastasse, il tecnico della risonanza magnetica ha dato il “pulsante di panico” (una specie di cuscinetto che il paziente preme per indicare che c’è un’emergenza), non a me che stavo subendo il test, ma allo sbirro di merda che era rimasto nella stanza ad osservarmi. Un altro sbirro ha aspettato fuori dalla stanza mentre un altro, per motivi a me sconosciuti, è stato invitato dal tecnico ad assistere ALL’INTERNO della sala di imaging adiacente, dove si stavano elaborando le scansioni. Questa è la cosa che mi ha fatto più arrabbiare, gli sbirri non sono medici e nemmeno tecnici, l’unica cosa che sanno fare è chiudere ed aprire le porte delle celle, urlare e maltrattare i detenuti, ogni giorno.

Vi descrivo tutto questo non come “vittima dell’oppressione” né per “far valere i miei diritti”. Vi descrivo questo per denunciare la situazione e per spiegare agli altri cosa aspettarsi, soprattutto a quelli, come me, che affrontano il cancro.

È questa civiltà che ci fa ammalare tutti. Forza a tutti i prigionieri che hanno sogni di libertà nei loro cuori!

Toby Shone

HMP Bristol

Fonte: actforfree.noblogs.org

Traduzione: infernourbano