Proposta per un 25 aprile che sia liberazione

Proposta per un 25 aprile che sia liberazione

Da qualche settimana quasi tre miliardi di persone sono costrette alla reclusione domiciliare forzata. In Italia, come in altre parti del mondo, le prime persone che si sono ribellate al peggioramento delle loro condizioni di sopravvivenza, i prigionieri nelle carceri, sono state represse con morti e feriti. Mentre la scienza propone tesi in contrasto tra loro, una parte della comunità scientifica afferma che il periodo delle quarantene, sebbene a fasi alterne, durerà almeno fino all’anno prossimo. Lo stato, invece, ha già scelto quale verità propagandare per giustificare le misure adottate. L’isolamento domiciliare coatto viene prolungato, l’unica proposta-costrizione avanzata alla popolazione è obbedire ed aspettare sorvegliando e auto-sorvegliandosi… ma per quanto?

Per ora la fine delle misure è stato rinviato al 13 aprile, ma molto probabilmente ci saranno ulteriori proroghe…

Il 25 aprile è la festa della liberazione. Liberazione non solo dal nazifascismo, ma da ogni forma di oppressione. L’oppressione di vivere in un mondo nel quale gli spostamenti sono continuamente controllati e monitorati, con posti di blocco, soldati ovunque, droni, telecamere, braccialetti elettronici. L’oppressione di essere singolarmente considerati come untori se non rispettiamo le leggi e pensiamo che la socialità e la possibilità di uscire non siano cedibili in cambio della sicurezza della sopravvivenza. L’oppressione di vivere nel terrore dell’invisibile, perché il problema non è il virus, ma le condizioni ecologiche e sociali in cui esso si diffonde.

Il problema è il cambiamento climatico che modifica i cicli naturali, è il sovraffollamento urbano, è l’omologazione dell’alimentazione e delle risposte immunitarie, è la velocità degli spostamenti su tutta la superficie terrestre. Ci avevano detto che avremmo dovuto accettare questi problemi, barattare la nostra obbedienza in cambio di certe sicurezze. Queste sicurezze sono venute meno…

Questo virus, dopo il disastro economico e ambientale, è l’ultimo disastro – ad oggi – di una società che ci è stata imposta, società che si basa sulla dominazione, sull’accumulazione quantitativa e sullo sfruttamento del pianeta e dell’animale, umano e non.

Per questo proponiamo – con la speranza di essere superati dagli eventi – che il 25 aprile si ritorni in strada in più luoghi possibili per tornare ad incontrarci, affrontando la paura, combattendo la sorveglianza diffusa, attaccando la retorica deresponsabilizzante che ci vede tutti portatori di contagio. Con l’intenzione che non resti un giorno isolato, vogliamo evadere dalla quarantena, farlo accettando le conseguenze delle nostre azioni, coprendoci il viso per la libera scelta di tutelare se stessi e gli altri e anche perché dalla libertà dell’anonimato potrebbero avere luogo cose altrimenti impensabili…

Restare spettatori passivi del disastro accettando la reclusione non impedirà il verificarsi di nuovi disastri, semmai prolungare l’agonia che già viviamo. Vogliamo ancora fidarci e obbedire mentre il mondo continua ad essere un luogo nel quale la vita viene negata tra controllo totale, socialità distrutta e il dramma ecologico? Oppure identificare le cause di questo disastro, smettere di obbedire e agire per impedire che la distopia continui ad essere. E per vivere infine possibilità di liberazione…

Fonte: RoundRobin