Paesi Bassi: Assoluzione per tutti gli arrestati durante gli scontri del 19 novembre 2016 a Kerkplein

Il 19 novembre 2016, un gruppo di 250 manifestanti si riunì a Kerkplein per manifestare contro la crescente repressione nei confronti degli anarchici e degli antifascisti, a L’Aia così come nel resto del mondo. Il divieto di manifestare e l’identificazione di anarchici e antifascisti è uno strumento spesso ultilizzato dalla repressione, una scusa per adottare misure coercitive nei loro confronti. La manifestazione fu infatti dispersa con violenza dalla polizia e terminò con l’arresto di 166 persone.

Ora, a distanza di due anni, il pubblico ministero ha deciso di perseguire i 166 manifestanti che furono arrestati a Kerkplein. Le prime 50 persone si sono dovute presentare in tribunale il mese scorso. Dopo due giorni interi, il 3 dicembre il giudice ha decretato e le prime 50 persone sono state assolte. Ieri (13/12/2018) il pubblico ministero ha deciso di non appellarsi e di archiviare tutti i casi rimanenti.

Il Caso Giudiziario

Durante i due giorni del processo è stata fatta chiarezza su alcune cose. La polizia ha concluso la dimostrazione al Kerkplein perché alcune persone avevano il viso coperto. Ma, come i nostri avvocati avevano già avanzato, il sindaco non aveva imposto alcun divieto per quanto riguarda la copertura del viso da parte dei manifestanti. La polizia ha affermato, che presumeva ci fosse una restrizione in tal senso e che il sindaco avesse altresì dato l’ordine di porre fine alla manifestazione. Tuttavia, non è chiaro chi abbia dato esattamente quest’ordine. In sostanza, la polizia ha deciso di propria iniziativa di usare la violenza, arrestare, reprimere e negare i diritti dei dimostranti, semplicemente perchè si sono rifiutati di eseguire il loro volere.

Repressione

Questo episodio si adatta perfettamente all’immagine della repressione, a cui la dimostrazione era mirata. La polizia dell’Aia ha preso di mira gli anarchici e gli antifascisti in maniera disgustosa. La dimostrazione è stata fatta finire con violenza, senza l’ordine del sindaco. Gli anarchici subiscono continuamente gesti di intimidazione da parte della polizia, con perquisizioni personali e nelle loro abitazioni, dove vengono rotte porte e scattate foto dei loro oggetti personali, a cui seguono divieti di dimora, multe salatissime, tentativi di reclutare informatori e la costruzione di file CTER ( Anti-terrorismo, Estremismo e Radicalizzazione).

Questo caso dimostra chiaramente cosa sta succedendo a L’Aia. La polizia decide da sola, le persone vengono arrestate e in seguito prosciolte o non processate affatto. Certo, è bello non dover pagare una multa, ma questo non cambia la situazione. La polizia può fare tutto ciò che vuole. A loro non importa se veniamo multati oppure no. E se un arresto si rivela ingiusto, non c’è alcuna conseguenza per loro. È così che possono efficacemente tenerci lontani dalla strada. Ed è per questo che non siamo sorpresi che questo spettacolo della polizia e dei giudici si sia ripetuto.

Tuttavia, se pensano che la nostra lotta per la solidarietà e un mondo radicalmente diverso si fermeranno, si sbagliano. Sia chiaro che nessun manganello, sbirro o carcere ci fermeranno dal combattere per la vera libertà. Riflettiamo su questi eventi e creiamo metodi incontrollabili per continuare a combattere.

Contro la repressione. Lunga vita all’anarchia!

Fonte: Fight Repression Demo

Traduzione (dall’Inglese): Inferno Urbano