Operazione Scintilla – Un testo

Riceviamo e pubblichiamo questo testo che verrà letto domani in aula durante l’inizio del Processo Scintilla:

Voglio esprimere di fronte a questa Corte alcuni punti fermi che riguardano la mia vita e la repressione che da anni insegue me, così come tanti e tante anarchiche in Italia.

Sono stato accusato di essere membro di un ‘associazione sovversiva strutturata gerarchicamente. L’idea  di dare o ricevere ordini, di dirigere o essere diretto da altri\e mi disgusta profondamente.

Sono stato accusato di aver istigato le persone rinchiuse nei CPR, luoghi di segregazione e tortura, luoghi dove lo stato italiano mostra la sua natura intrinseca, a rivoltarsi all’interno di quelle strutture. Una tale accusa nasconde solo un’ottica razzista e paternalista nei confronti dei e delle migranti, considerati come di fatto degli incapaci eterodiretti,  e nasconde la realtà dei Cpr come lager verso i quali un’enorme quantità di persone rinchiuse ha la necessità di  rivoltarsi.

Sono accusato di appartenere a compagini, categorie, gruppi che solo la lingua di legno dei pubblici ministeri può inventare alla bisogna. Nel corso degli anni, le varie operazioni  che hanno visto gli anarchici e le anarchiche alla sbarra, hanno inquadrato compagni e compagne in insiemi totalmente inventati. Ogni anarchico\a non è incasellabile, si porta nel cuore un’individualità fatta di lotte, pratiche e idee che solo nell’individualismo anarchico trovano spiegazione.

Sul movimento anarchico negli anni sono state lanciate le accuse giuridiche più disparate, avendo il concetto di “reato” al suo interno una semantica che ha scopi politici e quindi intenzionalmente lontani dalla realtà, alcune di queste sono servite a deformare e a strutturare, quindi, linee di senso prodotto di una vera e propria nevrosi di stato.

Le accuse d’indiscriminatezza, come ho imparato vivendo e conoscendo il passato, appartengono agli stati che bombardano civili inermi, uccidono nelle piazze e nelle stazioni.

Lo stragismo non appartiene agli\alle anarchiche, ma agli stati, la cui responsabilità nell’eccidio di persone migranti nel Mediterraneo è più che trentennale e allo stato italiano, in particolare, che ha ucciso i detenuti ribelli di Modena e li ha torturati a Santa Maria Capua Vetere.

Conosco la storia e so da che parte stare, so dove sedermi.

La mia tensione mi pone accanto a tutti e a tutte le ribelli che si oppongono a questo mondo, fatto di miseria, sfruttamento ed esclusione; la mia vita è accanto a coloro che lottano, come meglio credono, contro il mondo delle carceri e dei Cpr, da dentro e da fuori le mura.

Tutta la mia solidarietà, per tutto questo, va a tutti quegli anarchici e a quelle anarchiche rinchiuse nelle carceri italiane, condannate a lunghe pene o ancora in attesa di giudizio, ai miei compagni e compagne, che a testa alta continuano a lottare.

Antonio Rizzo