Massimo libero subito! Contro l’abiura e coloro che la pretendono

MASSIMO LIBERO SUBITO! Contro l’abiura e coloro che la pretendono

La vicenda del nostro amico Massimo Passamani – anarchico roveretano e compagno di tante lotte sociali, in Trentino e altrove – è emblematica dei tempi che viviamo. Agli arresti domiciliari da oltre due anni per un cumulo di sentenze definitive (tra le quali la condanna a un anno di reclusione perun’azione contro il TAV in Valsusa), Massimo sarebbe già libero se non fosse stato colpito da una misura cautelare per «tentativo di estorsione con finalità di terrorismo». Il motivo? Aver tentato, insieme ad altri compagni e compagne, durante il lockdown della primavera del 2020, di far mandare in onda a Radio80 di Rovereto un comunicato di denuncia sui detenuti che in quel momento venivano torturati e ammazzati nelle carceri (con i 13 morti a Modena e la mattanza di Santa Maria Capua Vetere). Oltre a ciò, il tribunale di Trento gli aveva già rifiutato la scarcerazione anticipata per non essersi «ravveduto» edavere espresso una «spinta anti-Stato» in un suo articolo sull’archiviazione dell’omicidio Tenni (ucciso dai carabinieri ad Ala nel 2021). A ciò si aggiunge che a un altro nostro compagno – Rupert – è stata rigettata una misura alternativa al carcere per «la sua radicata adesione valoriale all’anarchismo» (e con analoghe motivazioni un’altra compagna, Sasha, si trova ai domiciliari contutte le restrizioni, senza la possibilità di lavorare: non l’hanno messa in carcere solo perché ha figlie).

Il messaggio non potrebbe essere più chiaro: o l’abiura, o la galera. Non lo diciamo noi, ma le carte di tribunale.

Ora basta. Mentre sindacalisti e occupanti di case vengono arrestati o addirittura condannati per «associazione a delinquere» (come a Piacenza e a Milano); mentre dei nostri compagni – Juan Sorroche, Anna Beniamino, Alfredo Cospito– ricevono pene da ergastolo per azioni che non hanno provocato né morti né feriti; mentre lo stesso Alfredo, in sciopero della fame contro la tortura del carcere speciale e dell’ergastolo ostativo, rischia di morire rinchiuso in 41 bis per «una strage senza strage attribuita senza prove»; mentre l’uso creativo del diritto e i processi in videoconferenza diventano la «nuova normalità»… non prendere atto di questa situazione sarebbe soltanto cieco. Nel frattempo, se per compagni e compagne le misure non finiscono mai, i torturatori in divisa di Santa Maria Capua Vetere non hanno oggi nemmeno una blanda restrizione, mentre gli assassini in divisa di Modena non sono stati neanche indagati. Per chi ha torturato e ucciso, come sempre, nessuna conseguenza; per chi ha denunciato torture e omicidi, gli arresti domiciliari senza fine.

Conosciamo bene Massimo. Dalle “fratte” di Mori ai picchetti alla Bartolini di Rovereto, dalle vertenze nei cantieri e nei supermercati fino alla lotta contro la devastazione ad Alta Velocità, in tanti e tante abbiamo avuto modo diapprezzare la sua lucidità, il suo coraggio, la sua generosità. Se questo già basta e avanza per dargli tutta la nostra solidarietà, è innanzitutto per noi che dobbiamo lottare anche per lui. Nell’era delle guerre e delle Emergenze permanenti, del controllo sociale sempre più ossessivo e del capitalismo più onnivoro e assassino, ciò che ci giochiamo è la stessa possibilità di lottare, di pensare ad alta voce, di portare avanti pratiche conflittuali, di coltivare il pensiero critico e le idee di ribellione.

Per questo, in occasione dell’udienza di Riesame che questo 20 dicembre deciderà della libertà di Massimo, chiamiamo alla mobilitazione.

Trento, 20 dicembre, presso il Tribunale di Piazza Venezia, dalle ore 10.30

MANIFESTAZIONE SOLIDALE

Per l’immediata scarcerazione del compagno Massimo Passamani;
Contro le misure infinite a carico di compagni e compagne e le pretese di abiura;
Contro lo Stato di Guerra ed Emergenza permanente e l’immiserimento, il controllo sociale e la repressione che ne vengono alimentati;
Contro le condanne da ergastolo per Juan, Anna e Alfredo;
In solidarietà allo sciopero della fame di Alfredo Cospito contro il regime 41 bis e l’ergastolo ostativo.

Amiche e amici, compagni e compagne di Massimo

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Fonte: ilrovescio.info