Lettera di Polykarpos Georgiadis sulla situazione nelle carceri greche

Negli ultimi mesi il governo neoliberista / di estrema destra attraverso i media controllati ha lanciato una tempesta di propaganda comunicativa sulle carceri, con lo scopo di creare una narrazione deformata sulla realtà delle prigioni e favorire così l’abolizione metodica dei diritti che sono stati conquistati con il sangue degli stessi prigionieri. Non sono diritti conferiti da un governo misericordioso, sono conquiste vinte attraverso dure lotte, rivolte, torture, scioperi della fame, privazioni. In questa campagna di comunicazione, le carceri vengono presentate quasi come un luogo di riposo e svago, con celle di lusso e servizi lussuriosi. Così come la giunta dei colonnelli presentava i luoghi del confino. Hanno toccato il ridicolo a tal punto da presentare come articoli di lusso anche bollitori d’acqua, piccoli altoparlanti, usb con musica e film, ecc. Ma invece di chiamare i vari capi delle guardie carcerarie come Aravantinos ed i vari robocop, che danno un’immagine falsa delle carceri, i giornalisti dovrebbero fare la fatica di entrare loro stessi nei bracci per vedere di persona le reali condizioni di vita. Naturalmente, l’immagine mostrata dai media è distorta e fuorviante. La realtà è completamente diversa. Migliaia di persone sono letteralmente ammassate in edifici miserabili, in condizioni di detenzione disumane e vergognose. Questa, ovviamente, non è una novità per le carceri greche. Nelle attuali condizioni della pandemia, tuttavia, la situazione diventa ancora più spaventosa. Non solo le condizioni di detenzione rimangono deplorevoli, ma inoltre non sono state adottate misure sanitarie sostanziali per proteggere la salute dei detenuti, che continuano ad essere impilati nelle celle che diventano così anticamere delle bare. Le carceri si riempiono ogni giorno di più e sono sull’orlo del collasso, nello stesso momento in cui il governo – attraverso i media sempre disponibili – sta pubblicizzando lo “spettacolare calo della delinquenza criminale”.

Come si spiega questo paradosso: ridurre la criminalità e riempire le carceri. E questo sta accadendo in Grecia, quando allo stesso tempo anche regimi autoritari hanno decongestionato le loro prigioni, liberando migliaia di prigionieri. Allo stesso tempo, il governo sta prendendo in giro i detenuti pubblicando istruzioni per COVID-19 consigliandoli di non creare assembramenti! Nelle carceri greche, invece di adottare misure sanitarie di base, il ministero dell’ordine pubblico preferisce i divieti e l’imposizione di misure repressive che rendono la vita dei detenuti ancora più difficile. Tutti i permessi sono stati tagliati, i colloqui con terzi sono stati aboliti e i giorni delle visite chiuse sono state ridotte anziché aumentate, per evitare l’ affollamento di parenti e amici nelle aree di attesa. L’esempio delle carceri di Corfù è assolutamente indicativo. Invece di prendere misure sanitarie, le autorità hanno preferito bloccare i detenuti condannandoli a morte, aspettando che EODY [Organizzazione nazionale di prevenzione e salute pubblica, NdT] per una settimana si svegliasse dal suo sonno e facesse i test prescritti.

È ovvio che questa politica è omicida e alcuni hanno scelto da soli il ruolo di boia. Di fronte a queste condizioni distruttive e disumane, è necessario, dentro e fuori gli inferni carcerari, sviluppare un ampio movimento di solidarietà che richiederà l’immediato decongestionamento delle prigioni, la fornitura di condizioni di vita dignitose e la fornitura di cure mediche, come anche le visite nelle carceri di medici che controlleranno loro stessi (e non il Ministero dell’Ordine Pubblico) le misure di tutela della salute dei detenuti, lo svolgimento di test di massa, la libera somministrazione di antisettici e maschere, il ritiro immediato delle misure repressive e la loro sostituzione con misure sanitarie reali contro la pandemia.

P.S. 1. Poco prima della pubblicazione di questo testo, nuove misure repressive sono state annunciate dal ministero, rendendo chiara la disumanità e la depravazione del suo leader, M. Chrysochoidis. Pertanto, tutte le visite sono completamente vietate, fino a tempi da definire, intensificando l’isolamento sociale e familiare dei detenuti; tutti i trasferimenti agli ospedali per motivi di salute sono sospesi, mettendo in pericolo anche la vita stessa dei detenuti e, infine, tutti i servizi educativi e attività terapeutiche cessano. L’unica cosa certa è che vogliono i morti. Ma chi semina vento raccoglie tempesta.

P.S. 2. Mando la mia solidarietà al mio compagno Costas Sakkas che ha iniziato uno sciopero della fame il 9 novembre chiedendo il suo trasferimento a Korydallos per motivi di studio.

Polykarpos Georgiadis

Prigioni di Larissa

Fonte: ilrovescio.info