La repressione non ferma le lotte

LA REPRESSIONE NON FERMA LE LOTTE

Che i tempi siano di guerra lo dimostrano da anni i fatti. Ma il passo è cambiato e da qualche mese anche le parole, una volta usate come cortina fumogena, per confondere e sbiadire questa “odiosa” realtà, si sono allineate e sono diventate parole di guerra.

Le parole usate dalle “istituzioni democratiche” per definire gli arrestati dopo lo sgombero dell’ Asilo occupato di Torino e dell’Operazione Scintilla o quelle usate per “raccontare” gli arrestati di Trento (Operazione Renata) o ancora il processo Scripta Manent, sono tutte parole di uno stato eccezionale, militari. Gli anarchici sono terroristi o prigionieri. Ecco l’identikit di chi si oppone mentre la guerra, da tempo, è entrata nella testa e nella vita di tutti, come una “realtà normale, ineluttabile, giusta”. Le parole usate sono semplici e ripetute all’infinito, non danno scampo: gli italiani sono invasi, i migranti criminali, i morti nel Mediterraneo numeri, chi si ribella terrorista. La complessità della realtà è annullata, le immagini e le narrazioni di politici e giornalisti appiattiscono tutto attraverso l’uso massiccio dei social e attraverso una becera propaganda vuota e superficiale.

Così è tutto molto lineare, non si fa fatica ad avere queste idee nella testa e a proiettarle nel mondo mentre lo si guarda.

Un decreto sicurezza dopo l’altro, a firma di tutti i Governi succedutisi in Italia in oltre un decennio, hanno fatto entrare nel nostro panorama quotidiano sbirri ed eserciti nelle città, muri e fili spinati intorno a cantieri o a quanto viene definito obbiettivo sensibile e/o strategico per l’economia, blindati nei quartieri dove ci sono sfratti e sgomberi.

Per chi ha con forza tentato di opporsi alla “democrazia” dei lager per stranieri o all’impoverimento di ampie fasce di popolazione; per chi ha indicato chiaramente chi sono i veri responsabili del disastro della nostra società non restano che le misure repressive nelle sue varie forme: dalle inchieste giudiziarie, che tanto servono per le carriere di Digos e Pubblici Ministeri fino alle sorveglianze speciali e fogli di via.

Per l’interruzione dell’udienza Scripta Manent dell’11 febbraio scorso, dove il boia Sparagna ha richiesto 250 anni di carcere, il Questore di Torino ha emanato fin’ora più di 30 fogli di via. Il messaggio è chiaro: dalla Torino della sindaca Appendino, ricca bocconiana, che si permette di parlare di antifascismo mentre i suoi “risultati” in città sembrano più che altro un bollettino di guerra, chi protesta e lotta deve andarsene.

Per questo vi diciamo : TORNEREMO e saremo a Torino al corteo del 30 marzo.

Perchè ci ricordiamo bene che avete usato le stesse parole e gli stessi mezzi contro i nostri compagni Edoardo Massari e Soledad Rosas come contro tanti altri. Perchè il vostro mondo costruito sulla sopraffazione e sulla pacificazione sociale, la vostra democrazia esportata a suon di bombe non ci appartiene e non ci abbiamo mai creduto!

Continueremo a turbare l’ordine e la millantata normalità, mai smetteremo di essere solidali e di resistere agli attacchi della repressione! Continueremo a farlo a Torino e ovunque!

Fonte: roundrobin