Intervista ad una compagna anarchica sulla lotta Mapuche contro gli stati occupanti cileno e argentino

Intervista ad una compagna anarchica sulla lotta Mapuche contro gli stati occupanti cileno e argentino

Vuoi presentarti?

Mari mari pu lamngen ka pu wenuy inche ta domo Santiago warria mew (Ciao fratelli, sorelle e compagni, sono una donna di Santiago). Sono un’ antiautoritaria/anarchica, madre di due bambini, ho quasi 40 anni e faccio parte di varie reti di media indipendenti/radicali e di controinformazione.

Attualmente sono attiva in un progetto radiofonico con sede a Santiago, incentrato principalmente sull’anarchismo, giunto al 130° episodio. Sono anche coinvolta nel Comitato di Coordinamento del 18 ottobre formato in solidarietà con i prigionieri politici nel cosiddetto Cile. In questo progetto lavoro con compagni e lamenten (fratelli, sorelle e amici) sia a Santiago che a Wallmapu (territorio ancestrale mapuche), due luoghi dove ho forti legami personali e politici. Partecipo attivamente ai trawun (raduni) di recupero territoriale, all’organizzazione autonoma e al feyentun ka kimun (la conservazione della spiritualità mapuche e delle conoscenze ancestrali). Tutto questo da un punto di vista autonomo e con l’obiettivo di contribuire a una lotta più ampia dal mio punto di vista. Per me, nelle mie condizioni, questo significa che la mia resistenza si svolge principalmente nella realtà della futxa warria (grande città).

Potresti darci qualche informazione in più sulla storia dell’organizzazione e della resistenza del popolo Mapuche contro lo stato coloniale cileno?

Per poter comprendere il cosiddetto “conflitto” mapuche, dobbiamo inanzitutto spiegare che Wallmapu è il nome dato al territorio, oggi dominato dagli stati cileno (gulumapu) e argentino (puelmapu). La resistenza e la lotta per l’autonomia, e la rivendicazione di questo territorio ancestrale, risale all’epoca dell’invasione, e della successiva colonizzazione, da parte della monarchia spagnola. L’apice di questo processo avvenne tra il 1800 e il 1880 con la “Pacificazione dell’Araucania” in questo territorio, e la “Conquista del Deserto” nella cosiddetta Argentina. Quando il Cile divenne una repubblica, il suo esercito continuò la tradizione delle sue origini, quelle di una violenta forza colonizzatrice contro il popolo Mapuche.

Negli ultimi mesi, molte dichiarazioni di guerra contro il popolo Mapuche sono state fatte sia dallo stato cileno che da quello argentino. Come si sta svolgendo questo conflitto? Inoltre, come sta affrontando il popolo Mapuche il nuovo livello di repressione a cui sono sottoposti?

Attualmente ci troviamo in una situazione in cui i militari e le forze di polizia intimidiscono, uccidono e opprimono senza sosta il popolo mapuche. Inoltre, negli ultimi anni, sono comparsi numerosi gruppi paramilitari di estrema destra, legati principalmente ai latifondisti e ai coloni che continuano ad occupare il territorio ancestrale mapuche.

La militarizzazione e il conflitto stanno devastando la zona di Wallmapu, ma in realtà il problema è molto più grande. Anni fa lo stato cileno ha consegnato la maggior parte del territorio mapuche a proprietari terrieri, latifondisti e coloni, per sfruttare la terra. Queste terre sono ancora di proprietà, e gestite, da queste stesse famiglie, e sono principalmente costituite da piantagioni industriali che producono pino ed eucalipto (entrambe specie invasive che danneggiano la terra e impoveriscono permanentemente la foresta nativa e la sua riserva d’acqua). La regione di Araucanía, conosciuta anche come Arauco, è il cuore di Wallmapu e una delle zone interessate da questo conflitto. È anche la regione più povera di tutto lo stato cileno, nonostante sia la regione che trae il maggior profitto dal disboscamento, dalle piantagioni di cellulosa e dall’industria del legname.

Il progetto MAPA, per esempio, che copre 10.000 metri quadrati ed è il più grande impianto di lavorazione di cellulosa e biomassa del mondo, si trova nella provincia di Arauco (regione Araucanía). Appartiene alla società Arauco del gruppo Angelini, una delle principali imprese corporative del Cile, con affari in ospedali, fondi pensione, mass media, prodotti farmaceutici e ovunque si possa trovare il profitto.

Attualmente ci sono innumerevoli lof (comunità mapuche) che resistono alla colonizzazione, attraverso la bonifica forzata: pu lamngen (fratelli, sorelle e compagni) si impadroniscono delle proprietà di milionari, o di imprese forestali, e vi costruiscono le loro comunità. Con la forza, la terra viene sottratta a questi profittatori e utilizzata per creare un rewe (spazio cerimoniale), mantenendo la struttura sociale dei Mapuche: lonko (capo), werken (portavoce), machi (autorità spirituale) e pu weichafe (guerrieri). Tuttavia ci sono ancora molti problemi, perché queste terre, come abbiamo già detto, sono invase da monocolture, rendendo molto difficile lavorare la terra o ottenere lawen (medicine) da essa.

In una società post-coloniale, anche il feyentun ka kimun (spiritualità e conoscenze ancestrali) dei Mapuche affronta molteplici minacce. Il potere e la dominazione del winka (nemico bianco) sono esercitati attraverso una serie di sforzi coloniali storici e attuali. Lo stato prende di mira molti Mapuche imprigionandoli, e preda gli individui Mapuche più poveri spingendoli verso programmi strategici di aiuto del governo. L’invasione spirituale di lunga data della chiesa evangelica ha anche predato il popolo Mapuche per generazioni.

Il popolo Mapuche affronta la costante offensiva e l’ira violenta dello Stato e dei suoi interessi commerciali. Tuttavia varie forze di resistenza stanno emergendo alla luce dell’assedio militare. Gruppi armati come il CAM (Gruppo di Coordinamento Arauco Malleco), la resistenza Mapuche lafkenche (Gente del Mare) e l’ORT (Organi Territoriali di Resistenza) portano avanti una serie di azioni, sabotaggi e scontri nel territorio Mapuche occupato.

Negli ultimi tempi ci sono stati almeno 25 compagn* assassinati a Wallmapu, durante gli scontri armati, uccisi mentre erano impegnati in azioni di sabotaggio, e inoltre ci sono state molteplici morti, riportate dallo stato come “suicidi”, che probabilmente non lo erano. Lo stato sta usando diverse tattiche e strategie politiche nel suo desiderio di schiacciare il popolo mapuche. C’è una violenza continua contro i bambini di questo territorio, che sono spesso coinvolti in incursioni militari, e affrontano continui abusi e molestie da parte della polizia. Questo si aggiunge alla costante violenza di vivere in un territorio non solo occupato ma anche devastato dalla siccità.

L’imprigionamento politico è una delle principali tattiche che lo stato cileno ha usato contro il popolo mapuche. Al momento in cui scriviamo ci sono più di 55 prigionieri politici mapuche, compresi i minori, nelle prigioni di Angol, Lebu, Arauco, Temuko, Vilcun, Victoria, Chol-Chol e Cañete; sappiamo che le prigioni sono uno strumento fondamentale del potere, e che l’incarcerazione da parte dello stato cileno fa parte di una più ampia strategia di tortura e isolamento del popolo mapuche.

Nel caso dei Mapuche si tratta di un’esperienza di privazione ancora più estrema, poiché stiamo parlando di persone che hanno un modo di vivere, e di intendere il mondo, diverso da quello a cui è abituato il mondo occidentale. Gli scioperi della fame sono stati a lungo una pratica dei prigionieri politici, un’arma dignitosa usata dai weichafe (guerrieri) incarcerati, per denunciare i pregiudizi razzisti del sistema giudiziario o per chiedere processi equi e l’applicazione della Convenzione 169 dell’OIL. 2

Storicamente c’è stata una stretta relazione tra il popolo Mapuche e i movimenti rivoluzionari anarchici o anticoloniali nel cosiddetto Cile?

Per come la vedo io, il popolo mapuche è quello che attualmente mostra la maggiore resistenza verso lo stato coloniale cileno, il capitalismo e la politica winka. Generalmente non c’è stata una relazione molto fluida tra i compagni anarchici e la resistenza mapuche negli ultimi anni. Forse questo è dovuto alla visione del mondo mapuche, e alla sfiducia che viene da centinaia di anni di invasione, o forse perché, come anarchici, ci siamo fatti prendere dall’idea che il popolo mapuche rivendica, in quanto “popolo nazionale”. In generale questa relazione sta migliorando negli ultimi due anni. Ci sono legami fraterni di keyuwun (solidarietà) tra compagni anarchici e comunità in resistenza, un legame di complicità quando si affronta un nemico comune. Dopo la rivolta del 2019 alcuni delle barriere che separavano queste due lotte sono state abbattute, andando verso una nuova articolazione di complicità tra mapuche, anarchici e lamngen.

Grazie moltisssimo per il tuo tempo e le informazioni che ci hai dato. Un’ultima domanda: la recente vittoria elettorale della sinistra di Gabriel Boric ha influito sull’attenzione mostrata verso il popolo mapuche e degli altri movimenti di resistenza contro lo stato cileno?

Attualmente, con scontri armati e sabotaggi continui, quello che succede a Wallmapu ha le caratteristiche di una guerra a bassa intensità. Non è realistico credere che il riassetto del potere, avvenuto con le ultime elezioni presidenziali, cambierà la situazione di espropriazione e neocolonizzazione nel sud del Cile. Ci sono alcuni Mapuche più legati al mondo accademico e alle istituzioni “borghesi”, come Elisa Lonkon, presidente della convenzione costituzionale (l’organismo che sta redigendo una nuova costituzione), che cercano un compromesso. Per meglio dire, ci sono alcuni Mapuche che abbracciano la “democrazia” come ciò che è meglio per il loro popolo, sperando in un riconoscimento da parte dello Stato e in risoluzioni politiche all’interno della legalità e del quadro coloniale-colonialista esistente.

Coloro che celebrano questa vittoria lo fanno senza considerare l’occupazione militare di Wallmpau, né gli attuali prigionieri politici, né la violenza senza precedenti contro il popolo mapuche, specialmente contro i bambini, che continua ancora oggi. Dai weichafe ka lamngen (fratelli, sorelle e compagni guerrieri), che combattono e resistono a Wallmapu, contro il dominio del capitale e dei latifondisti, non c’è un terreno comune con questi Mapuche, che si sentono a loro agio tra winkas e politici.

Fonte: actforfree.noblogs.org

Traduzione: infernourbano