Firenze – Riflessioni sull’incontro nazionale sull’Operazione Ardire e punto di polemica egoista di Federico Buono

Riceviamo e pubblichiamo alcune riflessioni uscite dall’ incontro nazionale sull’operazione repressiva Ardire tenutosi alla Riottosa. Pubblichiamo inoltre un’immediata risposta in punto di polemica egoista da parte di Federico Buono a questo stesso documento.

All’intensificarsi della morsa repressiva, riteniamo sia importante incontrarsi  fra compagni per ragionare su alcune questioni di cui sarebbe importante discutere e confrontarsi. Avendo saputo tardi dell’incontro che si terrà a Firenze, noi non potremo partecipare. Ma le modalità con cui è stata chiamata quest’assemblea hanno lasciato in noi parecchie perplessità di cui vorremmo farvi partecipi.

Tanto per cominciare, non capiamo perché gli organizzatori di quest’incontro, non si siano preoccupati di contattare i compagni che sono stati fatti oggetto dell’attenzione sbirresca, proprio nell’inchiesta di cui sostengono di voler discutere. Non sappiamo da quale valutazione sia dettata questa scelta e vorremmo esserne fatti partecipi.

Il tipo di chiamata poi ci lascia veramente sbalorditi. Non uno straccio di testo che accompagni l’appuntamento fissato. Se non una bozza di analisi della situazione, che al limite potrebbe essere fatta collettivamente nell’assemblea, almeno ci saremmo aspettati di essere messi al corrente di quali siano le basi su cui  si desidera incontrarsi, oltre ad apprendere che il menù sarà vegano. Ciò ci fa presumere – ma speriamo di sbagliarci – che l’attenzione sarà incentrata, come al solito, solo su alcuni aspetti di carattere tecnico, ossia: preoccuparsi di organizzare una raccolta di soldi tramite concerti e cene benefit, organizzare una serie di presidi sotto il carcere in cui stanno rinchiusi i compagni e, per concludere il copione che si è soliti porre in atto in queste circostanze, preparare e diffondere un manifesto in solidarietà con gli arrestati e gli indagati. Ma se queste sono le attività che solitamente il movimento mette in atto, non è detto che siano le cose più importanti da discutere. Riteniamo, che limitarsi a seguire un cliché ormai noto e assai scarso di prospettive, non sia il modo più appropriato di porsi davanti alla questione, ma che al contrario, urga la necessità di ricominciare ad interrogarsi sulle varie questioni che la realtà ci pone davanti, per scoprire e riscoprire quelle pratiche, che possano contenere di già quei fini a cui aspiriamo, e perché il nostro non sia un fare per il fare, ma un agire cosciente lontano da una qualsiasi logica da militanza.

Ciò che ci preme, in questo momento, sarebbe avere la possibilità di discutere. Proprio perché non abbiamo delle soluzioni da fornire sul da farsi, né tanto meno siamo alla ricerca di indicazioni operative che siano valide per tutti, sentiamo la necessità impellente di un confronto su svariate questioni, che partano dalle ultime vicende repressive ma che non debbano necessariamente limitarsi ad esse, dato che la repressione è solo uno degli aspetti che ci costringono ad un’esistente così misero, e che non riteniamo possa essere risolto separatamente.  Non crediamo che lo scopo di una tale iniziativa dovrebbe essere quello di trovare una risposta da dare alla repressione, perché ciò, riteniamo, ci condurrebbe su una falsa strada. Creare o farsi trascinare in un rapporto dialettico con lo Stato, a nostro avviso non è ciò che gli anarchici dovrebbero fare. Da nemici giurati di una qualunque autorità, pensare di dover rispondere alla repressione, equivarrebbe a farsi trascinare su un terreno di scontro  stabilito da altri, cosa che non ci è assolutamente congeniale da nessun punto di vista. Con questo non si intende voler ignorare ciò che la realtà ci pone davanti, ma non farsi dettare da questa tempi, luoghi e modalità con cui intervenire sull’esistente, perché fare questo significherebbe porsi di già come perdenti.

Ancora. Perché occuparsi separatamente dell’operazione Ardire? In questi ultimi tempi, purtroppo, non mancano i compagni che in vario modo sono stati fatti oggetto delle attenzioni sbirresche, e vari sono quelli in carcere. Da inchieste più o meno “bizzarre”, dai fatti del G8, alla lotta in Val Susa per arrivare alle ultime operazioni, lo Stato ha incrementato le proprie attenzioni “particolari” sugli anarchici ed altri ribelli. Se per sua necessità suddivide gli arresti, variando le motivazioni ed i contesti, perché noi dovremmo fare altrettanto? Perché seguire la strada che lo Stato ci pone davanti seguendo incasellamenti e inquadrature a noi estranee?

È tempo di “fermarsi” a riflettere, è tempo di trovare delle soluzioni pratiche che non siano dettate dal caso, dal pressapochismo o dalla volontà di ripercorrere i sentieri ben noti, solo perché in una qualche misura rasserenanti. La logica dell’urgenza, troppo spesso spinge su questi percorsi, lasciando spazio solo alla rappresentazione di un copione già scritto. La dimensione riflessiva, quindi teorica e critica è sempre più spesso bollata come inutile e del tutto secondaria rispetto alla pratica, quando non addirittura dannosa. Per noi non vi può essere azione, neanche la più semplice, che non sia indissolubilmente guidata da un pensiero, un’analisi, da una prospettiva. Siamo ancora persuasi che debba esistere un imprescindibile legame fra Pensiero e Azione, e che solo questo ci possa condurre la dove desideriamo, in un mondo in cui l’individuo sia libero da una qualsiasi autorità, collettiva o elitaria che sia.

Ci auguriamo che queste poche righe, appunto perché critiche, possano essere un utile contributo a questa ed a future discussioni.

Non consideriamo utile firmarci, affinché vengano prese in considerazione le idee, anziché coloro che le espongono.

Individualità anarchiche 

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PUNTO DI POLEMICA EGOISTA-RISPOSTA AL TESTO “Riflessioni sull’incontro nazionale sull’operazione Ardire”.

Nel testo qua polemizzato si legge con interesse che alcune “individualità anarchiche” pongono dei punti con dei dubbi sul motivo del perché ci sia o ci si debba essere un incontro nazionale sull’operazione “Ardire”-senza chiamare a tale contesto chi è indagato.

Questo è almeno è quello che scrivono le “individualità anarchiche” nel supporre che nessuno degli indagati ci sia-cosa che invece in un simil contesto è avvenuto per l’incontro a Monteluco(Pg) con dentro in questa iniziativa indagati e parenti che si legge nel testo “interverranno”:.

Poi di come gli indagati si siano espressi non si legge riga da nessuna parte-come un “segreto di stato”.

Il punto di Polemica egoista seguito da testi di risposta a quello del compagno Stefano Culmine e a Radioazione-come già scritto si distingue nettamente da ogni testo di approfondimento perché va a scavare fino alle fondamenta del discorrere in maniera normalizzante-aspetto pregiudicante contro ogni emersione dell’individuo con le sue particolarità e le sue peculiarità-senza che si debba associare forzatamente come un gregge al belare della massa.

Quello che non si capisce però di queste “individualità anarchiche”è l’accentrare tutto sul ritenere che ci debba essere un confronto e un discutere paritetico-perché come scritto a loro sembra che la repressione sia uguale per tutti e che nel contesto che porta a questa repressione-siano da eliminare le differenze tra gli individui per far fronte al solito “stato” unendosi.

Ma scusate ma voi siete o no “individualità”?

Sentite delle differenze tra voi come individui e il resto della massa?

Questo è un primo punto polemizzante su cosa poi significhi dirsi “individualità” che dovrebbe essere differente dal gregge cittadinista che emerso in questi ultimi anni..

Non si possono mettere assieme il g8 con la Val susa e l’operazione Ardire: è come scrivere che le scelte di negazione del diritto dei compagni della Cospirazione delle Cellule di Fuoco sono uguali a quelle dei compagni del caso “Bombas” che hanno scelto la completa difesa tecnica.

Poi sempre in ambito di punto polemico in ambito Egoista Nichilista con il testo “Inferno Personale” ci si è posti un superamento della solita solidarietà anarchica del “tutto”,e questo perché care “individualità anarchiche”-già nell’operazione “Ardire” ci sono tante differenze che ci si dovrebbe un attimo soffermare nel leggere che alcuni imputati hanno scelto l’antigiuridismo e altri la completa difesa tecnica.

Quindi-per cui-se uno di voi sente che non è affine alla scelta di un compagno dentro l’inchiesta “Ardire” dona solidarietà come se facesse un regalo a qualcuno? Nel continuo della lettura del testo delle “individualità anarchiche” da una parte emerge la solita retorica sull’intensificarsi della repressione-come se da questo potere statale ci si debba aspettare qualcosa-e non agire colpendolo nelle sue infrastrutture(per chi scrive l’attacco può e deve essere portato anche contro chi cerca di fermare un atto distruttivo o un singolo individuo nelle sue scelte individuali-che sia il cittadino ben pensate o lo sbirro)-senza “reagire” ad ogni sussulto della “terribile” macchina statale.

Dall’altra ci si pone quesiti sul perché non ci sia un testo approfondimento dell’iniziativa-se non nel sapere quale sarà il menù della serata: Non è difficile dedurre che l’iniziativa è volta esclusivamente al lato del difensivismo più esasperante e legale-in cui ci sarà da scrivere due righe roboanti ma prive di ogni contenuto di attacco-e una raccolta fondi-per avvocati che nessuno mai scrive cosa diranno nel processo per fare “uscire” il loro assistito.

Non ci sono contenuti perché non è solo la facilità di una raccolta fondi a dire la “sua”-ma perché la cosidetta galassia anarchica negli anni(ripercorrendo gli ultimi 16anni dal processo dell’infame Marini in poi..)si è immersa completamente in un circolo vizioso di reazione e difesa-di facili ragionamenti e di come “scavallare” il carcere-usando tutti gli espedienti possibili per uscire.

Sarebbe interessante leggere le trascrizioni di quello che esprimono ogni volta gli avvocati dei compagni processati? Si sa che in questo modo verrebbero alla luce tutti gli espedienti usati dal difensore di “fiducia” per cercare di salvare il “salvabile” senza che il compagno imputato possa minimamente dire la “sua”-che sia tecnico o politico il procedere della condotta di chi è sotto processo-e in maniera fondamentale soprattutto perché il difensore di fiducia ignorerà completamente ogni riga vergata dal compagno assistito sulle sue “idee” del processo a lui sottoposto-in quanto per carriera deve “vincere”.

Lo sappiamo-ma si nasconde sempre-il difensore di fiducia è amico di pm e giudici.

Il solito dilemma letto nel testo risposta all’iniziativa nazionale,è questo unirsi insieme per far fronte al nemico comune-che sappiamo essere solo la “macchina statale” e non anche il popolo che usa le leggi-che le “individualità anarchiche” portano avanti nel testo scrivendo che: “Ciò che ci preme, in questo momento, sarebbe avere la possibilità di discutere. Proprio perché non abbiamo delle soluzioni da fornire sul da farsi, né tanto meno siamo alla ricerca di indicazioni operative che siano valide per tutti..”

Perché scrivere di “validità per tutti”?

Come si può conservare la validità di un agire singolo da parte di voi “individualità” se poi si cerca il “tutto “accentratore?

Il problema care “individualità anarchiche” è che andando oltre la mera iniziativa-la dialettica con lo “stato”,si pone nel mentre ci si fa difendere dando l’agire ad un avvocato che-come sopra-pone la propria abilità dialettica e usa tutti i cavilli per annullare ogni testo rivendicativo o ogni azione attentatrice del vivere quotidiano da parte del compagno processato.

Scegliere l’avvocato per poi farsi difendere è riconoscere il ruolo di tutto l’apparato burocratico della società umana-dal cittadino che accetta le leggi al pm che le usa per accusare e fare condannare l’individuo sottoposto a processo penale.

Entrare nel labirinto del diritto è mettersi a dialetizzare con la società e la dottrina giurisprudenziale.

Come proseguimento al “tutto” accentratore del vostro discorrere sulle non differenze: Perché voi essendo “individualità” parlate di incasellamento come se essere e scegliere ogni volta il proprio modo di agire in maniera singola per unirsi informalmente con chi è affine sia una cosa “estranea”?

Se dovessimo fare dello storicismo si dovrebbe scrivere di grandi differenze tra un modo di agire individuale-con le più sottili differenze per ogni scelta esperita e per ogni individuo che la “sceglie”-da parte degli anarchici individualisti-immoralisti e Nichilisti e il resto dei compagni dietro a sigle formali e regolamentate da uno statuto e una codificazione del comportamento etico e morale dei propri atti-questo in un periodo ormai dimenticato dell’anarchismo.

Si è scritto sopra-che c’entrano i compagni della CCF e quelli del caso “Bombas”?

E i compagni che hanno scelto l’antigiuridismo di pensiero e di azione nell’inchiesta “Ardire” con testi firmati e fatti circolare-tra cui con le solite censure dell’anarchismo moralista-,che c’entrano con coloro che hanno messo piede e mente dentro il burocratico Ordine forense per farsi difendere?

Nel testo di risposta polemica alle “individualità anarchiche” ci si pone come negatori di un assolutorio siamo “tutti compagni” che nella specificazione di un inchiesta “Ardire” vede delle nette differenze tra chi ha scelto di spezzare il diritto-negando la prassi della difesa tecnica o di “processo politico” che sia e chi si è messo nelle mani di un difensore di fiducia cercando di dettare tempi e modalità di un legale difensivismo-annullando ogni agire anarchico e del proprio vissuto esistenziale.

La polemica egoista nel suo incedere è aperta ad ogni individuo che voglia continuare un dibattito amorale sul tecnicismo di una difesa legale e l’immenso e infinito agire amorale e antigiuridico nel suo frantumare ogni qual volta si presenta-il diritto dovere della società umana e della giurisprudenza.

Federico Buono

Fonte: Velena