Di imbrattamenti decorosi e imbrattati indecorosi

E’ di questi giorni la notizia che un giovane udinese è stato denunciato per imbrattamento aggravato perché considerato l’autore di una “moltitudine di imbrattamenti”, una novantina, nel centro della città. A questo esito ha condotto la fondamentale indagine che ha impegnato instancabilmente i sagaci Digos locali, coadiuvati niente po’ po’ di meno che dalla polizia scientifica, scrollati dai tre bottegai che hanno sporto la prima denuncia lo scorso settembre. Questo in base a quanto riportato dalle testate giornalistiche locali, in mano a scribacchini talmente pigri che tutte, dalla prima all’ultima, riportano integralmente la versione diffusa dalla Questura, senza neanche alzare il culo per fare due fotografie in strada. I così detti “investigatori”, che in qualche modo le montagne di quattrini che ricevono devono pur giustificarle, ritengono inoltre il writer “vicino agli ambienti anarchici locali”. In tempi in cui per il “pool antiterrorismo” milanese anche una scazzottata tra ubriachi ai navigli viene organizzata da anarchici alla ricerca di consenso, l’acuto accostamento non meraviglia. Tuttavia, siccome ci sono fischiate le orecchie, qualcosa la diciamo anche noi.

Non ci serve conoscere l’autore delle scritte, ammesso e non concesso che tutte queste appartengano alla mano di una persona sola (ci piace pensare a più schegge impazzite possibili) ma dando un’occhiata alle foto a corredo della notizia ci sentiamo di dire che è inadeguato accostare la parola anarchia ad un linguaggio sessista e normativo che, dove non è un omofobico, finisce a fare leva sull’orgoglio della mascolinità tossica per offendere la controparte. Di certo gli spunti su cosa dire delle carogne fasciste non mancano, eppure il livello di fantasia è ancora oggi molto deludente. Noi che la frociaggine ce la rivendichiamo tutta (come del resto l’essere puttane, nel caso venga in mente di parlare di madri per correggere il tiro) pensiamo che usarci come insulto sia a sua volta fascista. “Fasci froci” è un linguaggio stereotipato e aderente alla cultura dominante, patriarcale, anche se viene scritto sui disegni di un fascista dal passato di picchiatore che si cela dietro il nome-farsa di “Città della poesia”, propaganda da sovranisti straccioni travestita da “opera d’arte” e “riqualificazione dei quartieri”.

Nutriamo simpatia verso chi in una città sorvegliata da sempre più numerose e tristi divise e da moltitudini, queste sì, di occhi elettronici a 360 gradi, sporca un poco la putrida pace sociale di una cittadina come tante altre dove, ben prima della pandemia, si istituiva il coprifuoco per i locali gestiti da persone immigrate e si voleva sperimentare l’istituzione di una “zona rossa” dove applicare a piacimento gli standard di decoro definiti dal Daspo urbano a tutela di un centro ormai completamente gentrificato ad uso e consumo dei commercianti e degli hipster loro clienti. Daspo assai sbandierato dalla giunta Fontanini, il sindaco che oggi auspica che “il giudice condanni il responsabile a ripulire le aree della città che ha brutalmente imbrattato”, che però non pretende lo stesso quando a imbrattare con vernice e striscioni sono i fascisti di Casapound, solo perché grazie ai loro voti è stato eletto, salvo poi scaricarli perché troppo imbarazzanti pure per lui.

Per concludere simpatizziamo con la teppa, l’opera illegale, spontanea, anche contradditoria che, perlomeno, ha la dignità di non appropriarsi in maniera misera e vigliacca di volti e concetti che non conosce e di cui purtroppo non può cogliere il senso.

Il vostro decoro è il vero degrado

Anarchiche e anarchici

Fonte: affinitalibertarie.noblogs.org