Denuncia pubblica dei prigionieri del carcere di Diavata (Grecia)

Sulla base dei test sul coronavirus che ci sono stati fatti, il 10% è stato trovato positivo al virus. Non tutti noi siamo stati testati, ma solo 150 tra detenuti e personale carcerario.

Abbiamo 10 persone rinchiuse nei reparti di 20 mq che normalmente dovrebbero contenerne 5, così da non poter curare la nostra igiene personale. Coloro che sono risultati positivi al virus sono con noi. Senza fornirci candeggina, detergenti e antisettici in modo da pulire le nostre stanze. Mentre la direzione della prigione dovrebbe fornirceli, la risposta del direttore è stata che non ci sono soldi perché non ci sono fondi disponibili dal ministero. Non ci sono state fornite né maschere né guanti usa e getta.

Non possiamo lavare i nostri vestiti. Non abbiamo accesso alle lavatrici. Non possiamo dare i nostri vestiti fuori per farceli riportare puliti dai nostri parenti, in quanto il ministero ha vietato a causa del coronavirus di poter portare le cose dall’esterno nella stanza delle visite. Non c’è niente che possiamo fare contro la pandemia. Hanno chiuso tutto, tutta la prigione è chiusa. Ci danno acqua calda solo un’ora al giorno con cui non riescono a fare il bagno più di dieci persone. Non abbiamo caldaie nelle camere per fornire acqua calda, in modo da poter soddisfare le nostre esigenze.

A Diavata, come in altre carceri greche, l’asse principale per affrontare la pandemia all’interno delle carceri sembra concentrarsi sulla prevenzione dell’ingresso del virus, principalmente attraverso i divieti delle funzioni di base del carcere e chiaramente non sullo scudo sanitario.

Non abbiamo cure mediche (pillole, sciroppi, vitamine, antibiotici). Ci tengono rinchiusi in reparti per 15 giorni. I nostri termosifoni non si accendono e le persone si raffreddano e inoltre ci obbligano a tenere le finestre aperte, a ventilare la stanza. Questa situazione è inaccettabile per la sopravvivenza umana nelle carceri.

Oggi, la Segretaria generale per la politica anticrimine del Ministero della protezione civile, Sofia Nikolaou, ha visitato la prigione come parte di uno spettacolo di comunicazione, senza impegnarsi effettivamente in nulla o con l’intenzione di cambiare qualcosa in meglio per noi.

Noi richiediamo:

Decongestionamento immediato delle carceri.

Rilascio dei detenuti con residuo pena fino a sei mesi anche con infrazioni disciplinari minori

Rilascio dei detenuti anziani e gruppi vulnerabili con malattie di base.

Rilascio immediato di quelli sono sotto processo per reati minori.

Riduzione dei limiti di sospensione a 2/5 della pena con le pene beneficiarie a tempo parziale per le carceri o ad 1/3 del tempo di detenzione effettivo come nelle precedenti disposizioni di decongestione e ad 1/5 della pena con le pene beneficiarie a tempo parziale per la reclusione per tutta la durata della crisi sanitaria.

I detenuti che non possono essere scarcerati dovrebbero essere trasferiti in apposite strutture supportate da misure cautelari.

Arrivo del personale un’ora prima dell’orario previsto per essere sottoposto a periodici controlli rapidi in ogni turno.

Interruzione della pena per i detenuti in attesa di giudizio in secondo grado e con processo rinviato di oltre sei mesi.

Nessuna custodia cautelare per reati minori e tossicodipendenti.

Fornitura di materiale sanitario (antisettici, maschere, guanti di gomma) per tutti i detenuti.

Ispezioni approfondite e misure di quarantena per qualsiasi custodia cautelare obbligatoria.

Disinfezione accurata di tutti i materiali che entrano nelle carceri.

Se nulla di quanto sopra accade e la situazione delle nostre condizioni di detenzione non cambia, noi, i prigionieri del carcere di Diavata, procederemo con le mobilitazioni.

9/11/2020

Prigionieri della prigione di Diavata

Fonte: ilrovescio.info