Bologna: Saluto al carcere la Dozza

Il primo aprile un detenuto della Dozza muore in ospedale, dopo che era stato portato dal carcere al pronto soccorso.

Oggi 3 aprile abbiamo fatto un saluto lampo al carcere della Dozza di Bologna. Saluti di libertà, un fumogeno e poi abbiamo letto questo testo:

“Abbiamo saputo dai giornali* che l’ uno aprile è morto il primo detenuto di coronavirus del carcere di Bologna. Stava in regime di alta sicurezza e aveva settantasette anni. Si chiamava Vincenzo Sucato, arrestato nel 2018. Ancora non aveva ricevuto il primo grado di giudizio. é morto in carcere ancora sotto le misure cautelari. é morto DI carcere. Aveva già problemi respiratori, ma il giudice ha deciso di dargli gli arresti domiciliari,solo perchè era necessario per portarlo in ospedale. E’ dovuto arrivare a essere sul punto di morte per uscire da quelle mura infami ed è morto in ospedale, ma come se fosse in cella, con un piantone fuori dalla porta della stanza.

Vogliamo sapere come state, cosa vi è capitato dopo le rivolte che ci sono state e in che condizioni vi costringono là dentro. Perchè non vogliamo veniate dimenticati a marcire,vogliamo che persone come Vincenzo, che a 77 anni ancora sono rinchiuse, nonostante le condizioni precarie, non vengano dimenticate nè tantomeno rimangano invendicate. La causa del dolore inferto a chi sta dietro quelle mura è solo una. Non i crimini, non il diritto, ma solo lo stato. Lo stato che decide attraverso le carceri di zittire e reprimere chiunque non abbia altra possibilità di sopravvivere se non affrontando e disobbedendo alle leggi, le quali difendono solo i ricchi e il loro merdoso mondo.

“Non sono i criminali che vanno rinchiusi ma le cause della criminalità che vanno distrutte” (Ravachol).

Queste cause sono la disuguaglianza, la povertà, l’autorità di quegli stessi che ingabbiano e torturano. Che vogliono protetto il loro privilegio di potere sugli altri. Non siete soli. Anche da qua fuori si respira l’aria dell’isolamento, della costrizione, della libertà che viene distrutta giorno per giorno. Le nostre città sono diventate delle prigioni a cielo aperto. Anche per questo vogliamo farvi sentire la nostra vicinanza e solidarietà. Che gli/le sfruttatx si uniscano, dentro e fuori e che le morti causate dal carcere qui alla Dozza, come a Modena, Rieti, Udine, non rimangano solo miasmi nel vento.

Crediamo che i veri colpevoli di tutto ciò siano i secondini, i direttori delle prigioni, il ministero di giustizia e lo stato. Non le persone, non i detenuti, le rivoltose che hanno giustamente aperto le celle e distrutto la gabbia che le teneva recluse. Se riuscite, se potete, dateci notizia di voi e delle vostre condizioni, fateci sapere come state e come vi stanno trattando. Vi vorremmo liberx, qua fuori, insieme a noi. Pensiamo che nessuno più di voi, possa aver tanto a cuore il senso di una parola che anche a noi è tanto cara e che, dentro come fuori, cercano di toglierci e distruggerci: Libertà. ”

Purtroppo non siamo rimasti tanto tempo quanto la situazione e le nostre passioni avrebbero richiesto. dopo altri saluti e un po di coreografia, abbiam sentito qualche risposta da dentro e poi ci siamo dileguate senza ricevere troppe attenzioni da parte delle guardie.

Certi che le occasioni per tornare sotto quelle mura di merda non possano e non debbano mancare. Cogliamo l’ attimo.
A presto.

Alle/ai detenutx le nostre grida,
Ai secondini e direttori il nostro odio.

Fonte: RoundRobin