Benzina sul fuoco
La pandemia provocata dal coronavirus COVID19 e soprattutto la gestione della stessa pandemia che come le altre negli ultimi vent’anni (mucca pazza, aviaria, SARS, ebola…) ha le sue cause nella distruzione progressiva del pianeta Terra da parte del capitalismo a livello mondiale col suo enorme apparato industriale-tecnologico che comprende non solo le fabbriche, ma l’agricoltura, l’allevamento, la pesca, ha provocato una forte crisi dello stesso sistema capitalista in tutto il mondo. La paralisi della produzione, del consumo e della circolazione delle merci sta provocando una crisi superiore a quella del 1929, una caduta del PIL, della produzione stessa, con l’aumento enorme della disoccupazione, licenziamenti, impoverimento di centinaia di milioni di esseri umani, di proletari in ogni parte del globo.
In questo contesto le tensioni sociali sono destinate ad ampliarsi e radicalizzarsi e gli Stati, a iniziare dall’Italia, sono consapevoli della tempesta in arrivo e si stanno preparando… Per ora lo stato italiano e altri stati europei e l’UE nel suo insieme (con contrasti interni) hanno puntato sull’emissione di enormi quantità di liquidità da parte della BCE (recovery found) e delle banche centrali con il fine di tamponare con sussidi di vario genere la perdita del lavoro (fra l’altro grandi sussidi arriveranno più ai grandi gruppi industriali – FCA – ed ai vari padroni in genere), ma le elemosine di stato sono solo una parte delle risposte delle istituzioni. L’altra è il bastone, la repressione di ogni insorgenza, di ogni protesta che travalichi le gabbie del “ragionevolmente consentito” dalla democrazia. Gli strumenti di controllo e repressione erano chiaramente già presenti e attivi prima del COVID19; l’“emergenza sanitaria” è stata solo un micidiale acceleratore e catalizzatore di questi strumenti. L’enorme potere che durante il lockdown hanno acquisito gli sbirri di ogni ordine e grado, dai carabinieri, alla polizia, fino agli sbirri della municipale, ha segnato gli ultimi mesi. Senza dimenticare quegli assassini della polizia penitenziaria, i secondini, i GOM, responsabili di ben 14 morti e moltissimi feriti tra i prigionieri ribelli che con coraggio hanno dato vita fra l’8 e il 10 marzo alle rivolte carcerarie più dure dagli anni ‘80, rivolte soffocate nel sangue che gronda sul ministro Bonafede, sull’allora capo del DAP Basentini e su tutti i direttori e direttrici delle galere, in primis di Modena, ma anche San Vittore ed Opera, ove tali rivolte si sono svolte.
La violenza dello Stato non si è scatenata solo contro i detenuti ribelli, ma pure contro i lavoratori della logistica della TNT di Peschiera Borromeo e quelli dell’Italfruit (gruppo “Orsero”) del mercato ortofrutticolo di Milano. Ai primi di maggio, e poi per la TNT pure a giugno, la sbirraglia ha operato dure cariche per rispondere agli scioperi con picchetti o all’occupazione dei luoghi di lavoro. In questa fase, i sindacati di base svolgono da un lato, in un primo momento, una funzione di difesa degli interessi proletari. Ma, come sempre, nella loro stessa essenza diventano simultaneamente i primi guardiani della calma e “responsabilità” nella lotta, contro ogni spinta e fuga in avanti degli sfruttati e delle sfruttate che vogliano alzare il livello dello scontro nelle piazze e non solo…
Alcuni esempi di conflittualità, dalle lotte dei braccianti al sud fino a quelle dei riders fra Torino, Milano e altre città del nord, dagli scioperi della logistica alle lotte dei detenuti ribelli, sono un segnale che la brace è molta e il fatto che diventi fuoco distruttivo di questo mondo marcio è una possibilità reale. Anche quando non siamo noi che possiamo determinare l’incendio, possiamo essere presenti e protagonisti, cercando nelle piazze di essere quel soggetto che rompe i riti della protesta verso esiti imprevedibili e continuando a difendere, praticare, ed estendere l’azione diretta, la violenza rivoluzionaria in qualunque forma sia realizzata.
Certo non c’è da illudersi che velocemente gli sfruttati diventino soggetto autonomo in grado di abbattere lo Stato ed il capitale, di essere la forza distruttiva di questo sistema per una rivoluzione continua contro ogni ordine oppressivo presente e futuro. Il vantaggio dello Stato e della borghesia, accumulato negli ultimi tre decenni, difficilmente si assottiglierà in poco tempo, ma la situazione internazionale di rivolte, sommosse, scioperi e conflitti, può accelerare molte situazioni. In tutto questo, bisognerà esserci ed esserci con una propria progettualità autonoma, con pratiche e teorie, in grado di avere una bussola, delle minime coordinate per navigare nella tempesta che speriamo e riteniamo nei fatti assai vicina. Il virus COVID19 ha enormemente acuito le contraddizioni del capitalismo, ha messo ancor più in luce la funzione assassina e oppressiva degli Stati, di tutti gli Stati, dall’Italia, agli USA, alla Cina, ed ha creato fratture che si possono ulteriormente approfondire. Dobbiamo attrezzarci nell’analisi teorica, ma soprattutto dobbiamo agire con forza, lucidità e determinazione per colpire Stato e capitale, per sovvertire finalmente questo mondo oppressivo e ingiusto.
Per la guerra sociale
Rivolta, ribellione, rivoluzione
Per l’Anarchia
Tratto da Nel fango della via Giornale Anarchico