Atene, Grecia: Rivendicazione dell’attacco incendiario alla stazione di polizia di Exarcheia

Ci assumiamo la responsabilità dell’attacco incendiario contro la stazione di polizia a Exarcheia, il 4.2.22. L’attacco è stato realizzato da un gruppo di compagni che, armati solo della propria affinità e con un po’ di organizzazione, hanno sfidato lo stato di polizia e sono riusciti a distruggere il mito di onnipotenza che coltiva sistematicamente in questa zona. Abbiamo attaccato con più di 10 bombe Molotov l’avamposto e l’ingresso della stazione di polizia, costringendo gli sbirri ad una fuga disordinata.

Qualche parola sull’incidente

La tragica gestione della pandemia e i cambiamenti radicali che ne sono derivati, non  hanno fatto altro che andare ad aggravare le già disastrose condizioni della base sociale. L’inflazione, la povertà, la carenza energetica, le morti giornaliere per COVID-19 (oltre 24.000), sono il risultato di una gestione capitalista il cui unico scopo è quello di recuperare la redditività del capitale.

Allo stesso tempo, la riduzione indiretta dei salari a dispetto della retorica governativa, la sempre maggiore svalutazione dell’Ε.Σ.Υ. (Servizio Sanitario Nazionale) hanno contribuito ad impoverire ancora di più la base sociale. D’altra parte, il cinismo dei governanti si è riflettuto nelle loro dichiarazioni, dimostrando quanto siano indifferenti alla vita delle classi meno agiate.

Le recenti dichiarazioni di Mitsotakis: “abbiamo avuto 16.000 morti ma almeno abbiamo salvato il turismo”, l’ammissione di Plevris: “non abbiamo il comunismo e tutto ciò che viene ordinato si paga” e il riferimento di Skertzos al fatto che sia un lusso sostenere l’Ε.Σ.Υ., non lasciano spazio ad ulteriori dubbi.

Allo stesso tempo, il ministro dello sviluppo Adonis Georgiades ha annunciato la fine della pandemia, mentre i pazienti continuano a morire nei letti e il personale medico e infermieristico, sotto organico, sta crollando per l’eccessivo carico di lavoro.

E naturalmente non possiamo dimenticare le vere vittime della pandemia, coloro che si sono ammalati e sono morti dentro e fuori le unità di terapia intensiva, e coloro che sono stati costretti a interrompere le cure e il loro ricovero perché erano “in eccedenza”.

Le inesistenti misure di protezione nei luoghi di lavoro, nei trasporti pubblici e la riduzione dei giorni di quarantena per i malati (a beneficio dei padroni) sono state decisive per portarci a un gennaio mortale con 2.710 morti.

La gestione repressiva della pandemia ci ha mostrato fin da subito che l’unico campo di investimento dello stato greco è stato quello della contro-insurrezione preventiva. Il reclutamento sfrenato di poliziotti, l’acquisto sconsiderato di attrezzature e veicoli e le spese incalcolabili in “equipaggiamenti di difesa”, hanno indignato la società, per l’audacia e l’arroganza del potere statale.

In questo ambiente fatto di crescente impoverimento e fornitura di forza lavoro a basso costo, lo stato greco ha contribuito alle aspirazioni imperialiste dei suoi alleati, pretendendo ricompense sempre maggiori per il capitale nazionale.

L’acquisto dei caccia Rafalae, e la preparazione per l’invio di militari in Mali e nel Sahel in Africa per rafforzare le truppe francesi, oltre all’aggiornamento geostrategico dello stato greco, hanno dimostrato che il governo greco è pronto a impegnarsi in un possibile bagno di sangue a beneficio degli alleati dell’UE e della NATO.

Tuttavia, le promettenti vittorie dei lavoratori negli ultimi mesi alla e-food e alla Cosco, in occasione della morte dell’operaio Dimitris Dagklis, così come lo sciopero militante alla Kavala Oil dopo il licenziamento dei lavoratori, seguito dalla brutale repressione dei poliziotti, lasciano presagire il futuro di una furiosa guerra di classe.

Così, in un mondo di crisi continua e incessante, le lotte che stanno scoppiando in Europa e in America Latina, fino alla rivolta popolare armata in Kazakistan, mostrano la strada.

Dove c’è un mondo che lotta contro la contrapposizione dominante del capitale e del lavoro, contro lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo, contro il fascismo, l’omofobia e il patriarcato.

E se per alcuni queste lotte sembrano lontane, le battaglie militanti per appoggiare le richieste di Dimitris Koufodinas, e le vicende insurrezionali di Nea Smyrna, dimostrano che si sbagliano…

PER EXARCHEIA…

Schiacciare la resistenza nel quartiere di Exarcheia è il desiderio ardente delle autorità. La repressione da parte della polizia e del capitale sono gli aspetti principali dell’attacco rivolto contro le fasce più povere del quartiere, gli immigrati, il movimento e la gioventù.

La privatizzazione della collina di Strefi, e la “riqualificazione” della piazza centrale di Exarcheia, sono state alcune delle soluzioni tentate già due decenni fa, con percentuali di successo molto basse per il governo dell’epoca. Le diverse forme di resistenza, e le mobilitazioni del movimento e della comunità locale, riuscirono a scoraggiare gli investimenti e costrinsero il governo, e il capitale privato, a una ritirata disordinata.

Lo svolgimento di eventi politici, sociali e culturali sulla collina e nella piazza di Exarcheia, il sabotaggio dei macchinari delle imprese private, le aggressioni contro gli spacciatori, le manifestazioni di massa e gli attacchi contro la polizia hanno creato un ambiente destabilizzante per gli investitori e favorevole agli interessi della classe operaia e del movimento antagonista. Il ripiegamento dello stato e del capitale, e il terreno guadagnato dalle forze della classe sociale, hanno formato le condizioni perché il quartiere mantenesse il suo carattere militante e di classe, per diventare pochi anni dopo il punto di riferimento della più grande rivolta della post-rivoluzione.

Sono state le resistenze sociali e di classe a determinare il carattere del quartiere, trasformando Exarcheia in un punto di riferimento del movimento anarchico e antagonista.

E nel tempo lo stato ha usato le sue riserve utili – gli spacciatori – per schiacciare la resistenza e riconquistare l’egemonia.

A partire dagli anni ’90, gli spacciatori sono stati i “muscoli” della polizia nel quartiere, e lo stato, con una mossa strategica, si è servito di loro non solo per fare affari, ma soprattutto per ottenere informazioni sul movimento e i militanti politici, guadagnando poco a poco terreno fino alla riconquista del quartiere. In combinazione con quanto descritto sopra, il commercio e il consumo di droga hanno agito come un fattore inattivante per gran parte della gioventù che frequentava Exarcheia, agendo come una condizione assuefacente – repressiva, contro – cognitiva alla prospettiva della sua politicizzazione.

Inoltre, la deliberata trasformazione dell’area in un enorme mercato del narcotraffico a cielo aperto, diventato gigantesco durante il governo SYRIZA – ANEL, è stato un altro aspetto della strategia dello Stato e del capitale per neutralizzare le resistenze che si sviluppavano nell’area.

L’egemonia della mafia (lo stato) nel quartiere, e l’imposizione della paura, hanno modellato le relazioni sociali in modo che “prevedibilmente” la “richiesta” di più sicurezza si sviluppasse in una parte degli abitanti. Lo stato è riuscito a ridurre così le caratteristiche progressiste e libertarie, caratteristiche del quartiere e il suo vessillo negli anni della post-rivoluzione.

La cacciata dei residenti a causa della violenza indiscriminata e incontrollata delle guerra alla droga, i cancelli di ferro dei condomini al posto de “l’apertura” e la solidarietà, la paura e la sottomissione al più forte, gli stupri commessi nella zona uniti all’indifferenza generale di alcune parti del movimento, hanno dato spazio alla repressione e terreno alla controinsurrezione.

Allo stesso tempo, il capitale ha investito massicciamente nel quartiere, in previsione della sua decadenza, affinché la “domanda di maggiore sicurezza” potesse soddisfare la “necessità dello sviluppo capitalista”. La retorica usata dagli stessi capitalisti quando si riferiscono al quartiere non è casuale.

Prodea Investments, una delle principali potenze immobiliari afferma: “Negli ultimi anni il deterioramento del centro città ha portato al declino anche la collina di Strefi. L’abbandono e l’indifferenza hanno trasformato il quartiere una volta verde in un luogo pericoloso”.

Il rapido sviluppo capitalista della zona mira a porre fine alla resistenza e a sopprimere coloro che – nonostante i tempi – continuano a lottare per essa.

I pestaggi dei militanti, gli arresti dei manifesti, lo sgombero degli squat, la trasformazione della zona nel quartiere più sorvegliato di Atene, mostrano che il capitale non “negozia più” la sua egemonia.

Gli investimenti di miliardi di euro da parte di cinesi, israeliani e altri farabutti dell’élite locale e internazionale nel mercato immobiliare, il prestito/finanziamento di 730 milioni di euro dell’ETEP all’Attiko Metro per la costruzione della linea 4, la privatizzazione della collina Strefi da parte di Prodea, hanno contribuito  allo schiacciamento della resistenza sociale e di classe, e ad imporre il forte aumento degli affitti e degli sfratti.

Il crimine di classe che sta avvenendo nella zona di Exarcheia, con la sua tentata trasformazione in un ambiente storicamente e politicamente disumanizzato, in un “parco di divertimenti alternativo” in cui l’ideologia della “no politica” determinerà le relazioni politico-sociali, è l’ambiente che cerca il capitale per una redditività senza resistenza.

La chiusura del Politecnico, la trasformazione della piazza in un cantiere, il tentato abbattimento del monumento dedicato allo studente anarchico A. Grigoropoulos, per permettere la costruzione di abitazioni di lusso in via Mesolonghiou, sono perfetti esempi dell’imposizione dell’oblio sulla memoria. Del dominio della polizia e del potere giudiziario sulla sconfitta del pensiero e della prospettiva antiautoritaria.

Dobbiamo trasformare il nostro quartiere in una polveriera nel prossimo futuro, in un ambiente inospitale per gli investitori e i loro tirapiedi. Dobbiamo rafforzare le iniziative di lotta esistenti e trasferirvi le nostre iniziative politiche. Dobbiamo riconoscere e opporci alle politiche assimilazioniste che vogliono trasformare Exarcheia in un quartiere del “divertimento”, rendendo le caratteristiche politiche ostaggio dell’ideologia del profitto e della cultura dominante.

Ispirandoci alle lotte dei decenni precedenti, che riuscirono a mandare all’aria i piani imprenditoriali per radere al suolo il quartiere. Ispirandoci alla lotta contro lo Stato, contro la droga e il cannibalismo sociale e all’abnegazione dimostrata dai compagni che hanno già affrontato un avversario spietato e incontrollabile, che racchiude i più selvaggi istinti autoritari e patriarcali.

Prendendo il testimone delle ostilità contro le forze di polizia, nei primi mesi dopo l’elezione della ND, ispirandoci all’invasione della “zona rossa” nel dicembre 2020, quando centinaia di militanti sfidarono la repressione dello Stato. Ispirandoci alle lotte dalla grande manifestazione del 6 dicembre 2021 e alla rioccupazione dell’edificio Gini.

Dichiariamo che Exarcheia è il nostro quartiere e siamo determinati a non lasciarlo nelle mani di poliziotti, spacciatori e grandi investitori.

Ancora una volta i giornalisti si sono dimostrati degni della loro fama e indegni di servire la verità, distorcendo completamente i fatti. Sarebbe stato interessante vedere come avrebbe reagito il pubblico televisivo sapendo quante forze di polizia, a quale distanza si trovavano dal commissariato di Exarcheia al momento del nostro attacco e cosa – non stavano – facendo.

Libertà al combattente Polykarpos Georgiadis.

Solidarietà ai compagni che sono perseguiti per lo stesso caso / Processo 14/02.

Liberazione immediata del compagno Haris Mantzouridis.

Libertà al compagno Mario Seisidis.

Memoria rivoluzionaria

Fonte: athens.indymedia.org via darknights.noblogs.org

Traduzione: infernourbano