Alcune note iniziali sul fascicolo d’indagine contro Ivan

Le informazioni che seguono derivano da una prima rapida lettura del fascicolo d’indagine. Pertanto, sono necessariamente incomplete.

Innanzitutto, come è iniziata l’indagine?

La Sottodirezione antiterrorismo (SDAT), della polizia giudiziaria, ha avviato un’indagine di propria iniziativa all’inizio del gennaio 2022, a seguito di “alcune informazioni confidenziali raccolte dai “servizi” (in un altro documento, un giudice parla di “intelligence anonima”). La polizia ha “raccolto” quindi i nomi di due compagni che, secondo queste informazioni, erano probabilmente responsabili degli attacchi incendiari, rivendicati dagli anarchici, che da anni prendevano di mira veicoli a Parigi e dintorni. In passato, diversi commissariati locali e il gruppo antiterrorismo del DPJ 1 (una sezione della polizia giudiziaria parigina) avevano già condotto indagini di questo tipo, in particolare per il reato di “associazione a delinquere”, ma senza successo.

La Divisione Nazionale di Ricerca e Sorveglianza (DNRS, “unità operativa” dello SDAT) ha iniziato quindi un’operazione di pedinamento dei due compagni sospettati. L’operazione prevedeva di seguire Ivan dal 10 gennaio al 3 febbraio 2022, e l’altra persona dal 17 gennaio al 3 febbraio. Nello specifico, in questa parte del fascicolo, è possibile leggere le dichiarazioni degli agenti del DNRS che, al mattino, si piazzavano davanti alle case dei due compagni e li seguivano (a piedi o in auto) nei loro spostamenti, al lavoro, al supermercato, ecc. Va notato che spesso perdevano di vista il loro “obiettivo” quando questo si muoveva a piedi o in bicicletta.

Gli agenti del DNRS, dopo alcuni giorni di appostamento, interrompono il pedinamento del secondo compagno per concentrarsi esclusivamente su Ivan, in quanto affermano di averlo visto e fotografato mentre affiggeva alcuni manifesti a Parigi e nel quartiere di Montreuil, nella tarda serata del 18 gennaio. La sera del 21 gennaio lo seguono di nuovo mentre si reca a Parigi. Il compagno usa la sua bicicletta e i poliziotti lo perdono di vista quasi subito. Piazzano quindi quattro “dispositivi di sorveglianza” (probabilmente montati su delle automobili) e, sospettando che il compagno fosse diretto a Montreuil, li collocano lungo quattro delle arterie principali che collegano Parigi e questo sobborgo. Uno di questi “dispositivi” registra la presenza di Ivan nel quartiere. La polizia utilizza quindi questo dato come indizio del fatto che il compagno fosse responsabile dell’incendio doloso avvenuto quella notte di un furgone dell’SFR, a Montreuil, e di un veicolo dell’Enedis nel dodicesimo distretto parigino.

Il 23 febbraio, la SDAT si rivolge al tribunale di Bobigny, da cui riceve l’incarico ufficiale di far partire le indagini sul compagno.

Le indagini

Innanzitutto, vengono fatti tutta una serie di controlli preliminari, di tipo “amministrativo”. Ad esempio presso un CAF (Caisse d’Allocations Familiales, parte del sistema previdenziale francese), il fisco, varie amministrazioni pubbliche e servizi di polizia (dove è possibile consultare un elenco dei precedenti giudiziari della persona indagata) estratti conto bancari del compagno, ecc. Vengono aggiunte anche alcune vaghe informazioni sui suoi precedenti in Italia.

A marzo, la SDAT effettua una richiesta, attraverso la Piattaforma Nazionale per le Intercettazioni Giudiziarie, e chiede informazioni al gestore telefonico utilizzato dal compagno. Vengono così a conoscenza dell’identità delle persone con cui comunicava Ivan, il dettaglio delle sue fatture e la geolocalizzazione delle chiamate. Ottengono anche l’elenco delle posizioni del suo telefono (per vedere se si trovava nelle vicinanze dei luoghi dove sono avvenuti gli incendi) e l’elenco dei suoi contatti. Stilano una breve biografia per ogni persona presente nella rubrica e leggono tutti gli SMS inviati e ricevuti, ma senza trovare qualcosa di interessante.

Grazie al numero di telefono risalgono al codice IMEI del suo cellulare e cercano di determinare se vengano utilizzate anche altre schede SIM con quel dispositivo.

Dal 16 marzo, la SDAT imposta un servizio di geolocalizzazione in tempo reale sul telefono “personale” del compagno.

Dopo aver esaminato le chiamate effettuate da Ivan ai suoi familiari, affermano che il compagno utilizza anche un secondo numero di telefono come linea “di lavoro”.

Sempre a marzo, sull’auto di Ivan, viene installato un segnalatore GPS e una telecamera nascosta che riprende la porta di ingresso della sua abitazione (probabilmente montata su un palo della luce dall’altra parte della strada).

Fin dall’inizio delle indagini i poliziotti hanno sempre ipotizzato che Ivan fosse l’amministratore del blog Attaque (attaque.noblogs.org). A marzo, su ordine del procuratore Laure-Anne Boulanger, stilano un elenco di  tutte le azioni incendiarie che hanno avuto luogo a Parigi e nella regione circostante negli ultimi anni, rivendicate da e-mail inviate a questo blog e le collegano fra di loro (per un totale di 59 attacchi incendiari). Il giudice istruttore ritiene Ivan responsabile “solo” per gli ultimi sei incendi (quelli avvenuti nel 2022), per gli altri invece viene accusato di essere testimone dei fatti.

Tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, la SDAT chiede alla Direzione Nazionale dell’Intelligence Penitenziaria (DNRP) di fornirgli informazioni sulla corrispondenza che Ivan aveva con K. e con B., due compagni incarcerati. Il DNRP invia loro alcune copie di queste lettere, comprese le fotocopie delle copertine dei libri che Ivan ha spedito a uno di loro. Il DNRP li informa anche del denaro che Ivan ha inviato a uno dei due compagni (la SDAT ne trova conferma analizzando i movimenti bancari del conto corrente di Ivan). Viene posta una particolare attenzione alla figura di K., con un dossier che comprende i suoi documenti, la fedina penale e l’elenco dei visitatori autorizzati ad entrare nelle due carceri in cui è stato rinchiuso. La richiesta al DNRP viene giustificata dal fatto che molti degli attentati incendiari degli ultimi anni, di cui la SDAT sospetta la responsabilità di Ivan, siano stati compiuti in solidarietà con questi due compagni incarcerati.

Durante le indagini sugli incendi dolosi avvenuti a  Parigi, i poliziotti hanno consultato le telecamere del sistema PVPP (Piano di Protezione Video di Parigi) per cercare di individuare i responsabili degli incendi. Da quanto ne sappiamo, la ricerca non ha avuto successo. Ad esempio, la notte del 24 aprile, l’auto di Ivan viene geolocalizzata vicino a Parigi, un agente della SDAT visiona le immagini registrate dalle telecamere del PVPP, nota un camion in fiamme nel 12° distretto e chiede informazioni alla stazione di polizia locale: Si tratta un furgone dell’Enedis.

Gli agenti della SDAT hanno avuto accesso anche alle telecamere private situate nelle immediate vicinanze degli attentati, e hanno chiesto agli abitanti della zona se avessero visto o notato qualcosa di particolare. Per l’incendio del 4 marzo in Rue About, ad esempio, hanno recuperano i filmati delle telecamere di un piccolo supermercato, di un fioraio e di due attività commerciali, che riprendono parti della strada. Hanno poi affermato di aver visto qualcuno in bicicletta, sostenendo che potesse trattarsi del piromane, ma le immagini non hanno rivelato nulla di utile per identificarlo o per provare che fosse il responsabile dell’azione incendiaria.

La polizia ha anche mostrato interesse anche per l’’unico cybercafé che si trova nella zona in cui vive Ivan, e in cui sostengono di averlo visto entrare durante un pedinamento. Hanno chiesto alla Polizia Municipale le registrazioni della telecamera più vicina, corrispondente al giorno in cui è stata inviata l’e-mail di rivendicazione dell’incendio del 5 marzo. Sono arrivati addirittura a piazzare (invano) una telecamera nascosta per monitorare l’accesso al cybercafé, dall’8 aprile all’8 maggio.

I poliziotti hanno seguito il nostro compagno anche quando faceva la spesa. Ad esempio, pochi giorni dopo uno degli incendi, la SDAT ha chiesto alla sicurezza di un supermercato vicino casa di Ivan (dove lo hanno visto entrare il pomeriggio prima dell’incendio) quale cassa avesse usato, a che ora e una copia dello scontrino (ma anche in questo caso non hanno trovato nulla di interessante).

Arresto e perquisizioni

Alla fine di maggio le indagini cominciano ad accelerare. Le autorizzazioni per le perquisizioni dell’appartamento e dell’auto di Ivan vengono firmate da un giudice il 19 e il 23 maggio. La sera del 10 giugno, i poliziotti della SDAT, si accorgono (probabilmente grazie al segnalatore GPS) che il compagno si sta muovendo e lo pedinano (come hanno già fatto in altre occasioni). Lo seguono, mentre in bicicletta arriva fino al 17° distretto di Parigi. I poliziotti lo perdono di vista per tre ore, fino a quando non torna alla sua auto. In quel momento vengono avvisati che un’auto appartenente a un’ambasciata è stata data alle fiamme nel 17° distretto (il fuoco si è propagato ad altre auto parcheggiate accanto e ha bruciato la facciata di alcune attività commerciali). Decidono quindi di arrestarlo.

Una squadra del DNRS, pistole alla mano, blocca l’auto di Ivan all’uscita dell’autostrada, con due furgoni (uno davanti e uno dietro). Durante l’arresto, subito dopo essere stato ammanettato e bendato con un passamontagna calato sugli occhi, gli vengono messi dei sacchetti di plastica attorno alle mani per “conservare eventuali tracce”. Quando arriva il tecnico della Polizia Scientifica gli viene passato un tampone sulle mani, poi fatto analizzare per trovare tracce di idrocarburi (con esito negativo).

Dopo l’arresto, la polizia della SDAT perquisisce l’auto del compagno. Trovano un berretto, uno zaino, un vecchio accendino, un taser, una fascia da portare al braccio “della polizia” e due frangivetri. Poi si dirigono alla sua abitazione.

Durante la perquisizione della sua abitazione, i poliziotti sequestrano due telefoni (quello definito “personale” e quello “professionale”). Il primo è di marca Wiko e la Squadra di Supporto in Telefonia, Cyber-investigazione e Analisi Criminale (BATCIAC) riesce a esaminarne il contenuto senza conoscere la password, grazie ai software XAMN e XRY della società MSAB. Ma dopo aver esaminato i dati contenuti nello smartphone non trovano nulla di interessante. La scheda SIM è bloccata e non riescono ad accedervi. Cercano quindi di accedere ai dati dell’altro cellulare, un IPhone 8 (con il software UFED della società Cellbrite), ma anche in questo caso senza successo.

Sequestrano anche due computer. Il primo è criptato con il software Bitlocker, che ne impedisce l’accesso. Cercano quindi di copiare il disco rigido (con Tableau T35 di IDE Forensic e Accessdata FTK_Imager di Bridge) ma non ci riescono. Per il momento non sono state rilasciate informazioni sull’analisi del secondo computer (che è criptato con LUKS). Vengono anche esaminate delle chiavette USB e delle schede di memoria rinvenute durante la perquisizione, ma senza trovare nulla di interessante. Vengono sequestrate mappe della rete di videosorveglianza di Parigi (PVPP), denaro, alcuni libri sull’anarchismo e degli adesivi.

Quando i borghesi fanno la spia

Subito dopo l’incendio doloso dell’11 giugno, Manon Rouas, comproprietaria di una clinica estetica (Maison Marignan – Clinique médicale esthétique, 10 rue Villebois Mareuil, Parigi XVII), chiama i poliziotti, comunicando loro che può fornire informazioni utili alle indagini. La clinica si trova nelle immediate vicinanze dell’incendio (la sua facciata è stata danneggiata dalle fiamme) ed è dotata di un citofono che riprende il marciapiede e la strada 24 ore al giorno. Nel video, che la signora si è affretta a consegnare, si vede una persona che si avvicina all’auto dell’ambasciata, poco prima che questa prenda fuoco. Il video è stato inserito nel fascicolo come prova contro il compagno.

Queste informazioni che vi abbiamo dato non hanno lo scopo di spaventare o incoraggiare l’inazione, ma al contrario di incoraggiare ad agire con la massima cautela possibile.

Alcune note iniziali sul fascicolo d’indagine contro Ivan PDF/A4 (in inglese)

Fonte: Counter-Surveillance Resource Center

Traduzione: Inferno Urbano